lunedì 14 giugno 2021

Shakespeare, "Riccardo III". XXXIII. Seconda parte degli incubi di Riccardo

Hogarth, David Garrick nei panni di Riccardo III
Altri spettri le cui voci vengono a Riccardo dal senso di colpa e dalla percezione della propria debolezza

 
Continua la processione degli spettri che si aggirano nella tenda di Riccardo come lo spettro del comunismo per l’Europa all’inizio del Manifesto del Partito Comunista di Marx-Engels. Riccardo per giunta “assomiglia al mago che non riesce più a dominare le potenze infere da lui evocate”, come la “società borghese moderna” secondo Marx e il suo amico, cooperatore e mecenate Engels. Anche Riccardo “non ha lasciato fra uomo e uomo altro vincolo che il nudo interesse”.
 
Compaiono lo spettro di Rivers, fratello della regina Elisabetta, quello di Grey, figlio di Elisabetta e di Sir Thomas Vaughan. Tutti rinfacciano a Riccardo i suoi crimini, lo maledicono e gli predicono la sconfitta mentre prevedono la vittoria di Richmond.
In alcune tragedie di Euripide (l’Ecuba e le Baccanti per esempio) si assiste a un capolgimento per cui il personaggio prepotente come Penteo o criminale come Polimestore, è odioso finché cade talmente in rovina e viene così duramente colpito dal contrappasso che, se pure non diventa simpatico, può suscitare della compassione.
 
Lo spettro di Hastings che abbiamo visto restare isolato nella riunione dentro la torre e  condannato a morte per la sua onestà è  efficace nell’imprecazione contro Riccardo.
Lo apostrofa con queste parole: “bloody and guilty-guiltily awake –and in a bloody battle end thy days (V, 3, 148-149), sanguinario e colpevole, svegliati con I sensi di colpa, e finisci i tuoi giorni in una battaglia cruenta.
Non c’è tregua allo scorrere del sangue in questi drammi sulla lotta per il potere.
 Clitennestra chiede a Egisto di non proseguire sulla via dei delitti:
“basta sciagure: non dare inizio a nulla: siamo già insanguinati hJ/matwvmeqa ( Agamennone, vv. 1657-1658).
Clitennestra vorrebbe spezzare la catena ma il loro delitto non sarà l'ultimo anello.
Come quelli di Riccardo nella corte reale inglese.
 
Quindi di nuovo despaire and die  (149)
 
Richmond invece viene invocato da Hastings come “spirito tranquillo e sereno che deve vincere per amore della bella Inghilterra”.
Ci penserà suo figlio Enrico VIII ad avviare una niova catena di delitti dentro la corte.
 
Qundi gli spettri in coro poi rinfacciano a Riccardo i nipoti smothered in the Tower (152), soffocati nella torre: questo delitto per il contrappasso dovrà soffocare l’assassino pesando come piombo sul suo petto e schiacciandolo.
Non c’è alcuno spazio per il pentimento e il perdono.
A Richmond l’augurio di generare una stirpe felice di re.
 
Sarà quella dei Tudor celebrata da Shakespeare nell’ Enrico VIII   dramma del 1613 scritto in collaborazione con John Fletcher. Un altro re sanguinario la cui vittima più illustre, Thomas More,  è appena nominato 
    Alla fine del dramma viene santificata anche la piccola Elisabetta, la futura regina.  La verità sarà sua nutrice: Truth shall nurse-nutrio-nutrix her (Enrico VIII, V, 4, 28), avrà come consiglieri pensieri santi e devoti e sarà amata e temuta she shall be loved and feared (30). Conclusa la sua vita perfetta in questo mondo di tenebre, Elisabetta sarà una stella in cielo, una stella fissa (47) dopo essere morta ancora vergine yet a virgin, a most unspotted lily-lilium (61), il più immacolato dei gigli. Il mondo intero prenderà il lutto per lei
Enriico VIII conclude che per la piccina renderà quel giorno un Holy-day, un giorno  santo.
 
Torniamo al Riccardo III. Entra lo spettro di lady Anne, la moglie
Il contrappasso qui sta nel fatto che la donna corteggiata con le promesse ingannevoli che abbiamo visto, poi tenuta nell’ansia e nella paura nel letto matrimoniale dove non ha dormito un’ora tranquilla con il consorte, adesso nell’ora cruciale riempie il sonno del marito con l’angoscia: now fills thy sleep with perturbation (162)
Riccardo, al pari di Macbeth  (II, 2), ha ucciso il sonno con i suoi delitti.
 
Durante la battaglia Anne tornerà in mente al marito assassino e gliela farà pagare
A Richmond  invece Anne augura il successo.
 
Infine entra lo spettro di Buckingham il complice poi caduto in disgrazia, passato dalla parte dei ribelli, catturato e decapitato.
Gli augura di morire in terror of thy guiltiness (171)  nel terrore della tua colpevolezza.
Il terrore delle nostre colpe non interviene prima della percezione della nostra debolezza.
"Il successo e la fortuna sono in noi. Noi dobbiamo tenerli: saldi, profondamente. Appena qua dentro qualche cosa comincia a cedere, a stancarsi, a perder forza, tutti intorno a noi si sentono liberi, si ribellano, recalcitrano, si sottraggono al nostro influsso. Allora un guaio viene dopo l'altro, batoste su batoste, e si è liquidati"[1].
 
Alessandro Magno che aveva fatto uccidere Filota, il padre di lui, il vecchio generale Parmenione luogotenente di Filippo II e probabilmente anche il proprio padre lo stesso Filippo,  non si curava dei presagi finché sentiva la sua buona salute e il proprio demone favorevole.
Ma quando l'indovino Pitagora gli disse che aveva trovato nelle vittime sacrificali un fegato senza lobi h|par a[lobon (Plutarco, Vita, 73, 5),  Alessandro disse: " papai; ijscuro;n to; shmei'on", ahi, un segno forte!
Plutarco nota che Alessandro era diventato taracwvde~ kai; perivfobo~ (75), incerto e pauroso da quando si era affidato ai segni divini. Lo storico commenta dicendo che se l’incredulità (ajpistiva) e il disprezzo (perifrovnhsi~) nei confronti del divino è terribile (deinovn), terribile d’altra parte è anche la superstizione (deinh; d  j au\qi~ hJ deisidaimoniva) che come la pioggia cade sempre sul terreno depresso (divkhn u{dato~ ajei; pro;~ to; tapeinouvmenon, Vita, 75, 2)    
 
 Poco prima di morire (inizio dell'estate del 323 a. C.) il Macedone si sentiva la morte addosso e non era più se stesso, perché questa volta non ebbe la forza di volgere il segno in proprio favore .come aveva fatto prima della battaglia di Gaugamela (331 a. C.), per esempio
Dunque anche Riccardo pre-sente la propria morte e questi spettri sono voci della sua stessa anima.
A questo punto si sveglia di sobbalzo
 
  giovanni ghiselli
 
 
 
 
 
 


[1] T. Mann, I Buddenbrook, p. 276.

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