Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica
Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica
LE NUOVE DATE! Protagonisti della Storia Antica | Biblioteche Bologna - Tutte le date link per partecipare da casa: meet.google.com/yj...
martedì 29 giugno 2021
Shakespeare, "Riccardo III". Rilettura. XVII. Le due ex regine
Margherita a Elisabetta: regina dipinta.
Imagines fictae. Un’aggiunta tratta da La strada di Swann di Proust.
Quindi: madre per beffa, regina per burla, fatta per riempire la scena.
Segue una tirata dell’ex regina Margherita che annichilisce la regalità dell’ex regina Elisabetta. Ora sono due disgraziate ma pure da regine erano due povere donne
Ricordo che Margherita era la moglie di Enrico VI Lancaster che regnò fino al 1471 quando venne ucciso da Edoardo IV di York marito di Elisabetta e fratello di Riccardo che succedette al fratello uccidendone i figli maschi e regnò dal 1483 al 1485.
Margherita dunque chiama Elisabetta “poor shadow, painted L. pingere-picta- queen” (IV, 4, 83), povera ombra, regina dipinta.
Nell’Elettra di Euripide il coro, composto da contadine argive considera Elena regina di Sparta pollw`n kakw`n aijtivan (v. 213) causa di molti mali. Oreste ne svaluta pure bellezza: le carni vuote di intelletto, dice, sono ajgavlmat j ajgora`~ (v. 388), statue di piazza.
Margherita seguita ad annientare l’altra ex regina Elisabetta: “sei stata una sollevata in alto per essere buttata giù”.
Cfr. Seneca
Al culmine della sua carriera di a[nax Agamennone- il gran duca dei Greci-. mostra di avere coscienza della probabile caduta rovinosa per chi è salito in alto:"Violenta nemo imperia continuit diu,/moderata durant; quoque Fortuna altius/evexit ac levavit humanas opes,/hoc se magis supprimere felicem decet/variosque casus tremere metuentem deos/nimium faventes. Magna momento obrui/ vincendo didici. Troia nos tumidos facit/nimium ac feroces? Stamus hoc Danai loco,/unde illa cecidit " (Seneca, Troiane, vv. 258-266), nessuno ha conservato a lungo il potere con la violenza, quello moderato dura; e quanto più la Fortuna ha levato in alto la potenza umana, tanto più il fortunato fa bene a trattenersi e paventare le varie cadute temendo gli dèi che lo favoriscono troppo. Vincendo ho imparato che i grandi regni vengono sepolti in un attimo. Troia ci rende troppo superbi e spietati? Noi Danai stiamo in piedi nel luogo dal quale quella è caduta.
Troviamo un locus analogo nel primo coro dell'Agamennone di Seneca quando le donne di Micene notano che la Fortuna/ fallax (vv. 57-58) inganna con grandi beni collocandoli troppo alti in praecipiti dubioque (v. 58), in luogo scosceso e insicuro. Infatti le cime sono maggiormente esposte alle intemperie, ai colpi della Fortuna, e predisposte alle cadute rispetto alle posizioni medie:"quidquid in altum Fortuna tulit,/ruitura levat./Modicis rebus longius aevum est;/felix mediae quisquis turbae/sorte quietus…" (Agamennone, vv. 101-104), tutto ciò che la Fortuna ha portato in alto, per atterrarlo lo solleva. E' più lunga la vita per le creature modeste: fortunato chiunque sia della folla mediana contento della sua sorte.
Altre parole di Magherita per annichilire la passata, presunta grandezza di Elisabetta: “a mother only mock’d with two fair babes (VI, 4, 87), madre solo per beffa di due bambini amabili, a dream of what thou wast (88) sogno di quello che fosti.
Del resto la vita di tutti noi mortali viene assimilata più volte a quella dei sogni.
Prospero afferma:" We are such stuff-as dreams are made on, and our little life-is rounded L. rotundus with a sleep "(The tempest [1]IV, 1, 156-158), noi siamo fatti di una materia simile a quella dei sogni, e la nostra breve vita è circondata dal sonno.
A volte mi chiedo se le storie d’amore che ho raccontate, in particolare, le tre più felici, quelle con Elena, Kaisa, Päivi, non siano stati dei sogni. Belli assai ma solo dei sogni.
Le prime due in particolari perché non sono andate a male come tutte le rimanenti. Infatti se marcisce la regalità come altre cose umane anche tanti amori, soprattutto se fasulli, cadon nella bocca marcia della morte. into the rotten mouth of death (cfr. IV, 4, 2 citato sopra).
A questo popositto sentiamo Ovidio che di amori si intende
Il maturare o il marcire dell’amore
Se l'amore può diventare una malattia anche grave, bisogna capire presto quale legame diventerà deleterio e togliergli il tempo:"Nam mora dat vires: teneras mora percoquit uvas/et validas segetes, quae fuit herba, facit " (Remedia amoris, vv. 83-84), infatti il tempo fornisce le forze: il tempo fa maturare bene le uve acerbe e rende spighe rigogliose quella che era erba.
Il tempo porta a maturazione i frutti dei campi e pure quelli della sventura, dunque, prima di offrire il collo a un giogo amoroso bisogna prevederne gli sviluppi:"Quale sit quod amas, celeri circumspice mente,/et tua laesuro subtrahe colla iugo " (vv. 89- 90), abbraccia con rapido sguardo la qualità di quello che ami, e togli via il collo da un giogo che potrà ferirti.
Cosa che lo Swann di Proust non fece: “Un’ora dopo ricevette un biglietto di Odette”.
Aveva cercato di imporre “una parvenza di disciplina a certi caratteri informi che per occhi meno parziali avrebbero forse notato il disordine della mente, l’insufficienza della educazione, la mancanza di franchezza e di volontà. Swann aveva scordato da Odette il suo portasigarette: “aveste scordato anche il vostro cuore, non vi avrei lasciato riprenderlo” (La strada di Swann, Parte seconda, Un amore di Swann, p. 237)
Margherita continua: a queen in jest, only to fill the scene (91) regina per scherzo, solo per riempire la scena.
Quanti cosiddetti o presunti pofessori, studiosi, intellettuali, registi, giornalisti, scrittori sino tali? Tanti, davvero tanti.
Nel Macbeth (1606) il protagonista afferma:"Life's but a walking shadow; a poor player ,-that struts and frets his hour upon the stage,-and then is heard no more: it is a tale- told by an idiot, full of sound and fury-signifying nothing " (V, 5), la vita è solo un'ombra che cammina; un povero attore che si pavoneggia e si agita sul palcoscenico nella sua ora, e poi non se ne parla più, è una storia raccontata da un idiota, piena di frastuono e foga, che non significa nulla.
Cfr. anche Misura per misura (1603) dove il duca suggerisce a Claudio di rivolgersi alla vita dicendole: “thou art death’s fool” (III, 1, 11) tu sei lo zimbello della morte, quindi “Thou hast nor youth nor age;-but, as it were, an after-dinner sleep-dreaming on both” (III, 1, 32-34), tu non hai giovinezza né vecchiaia, ma è come se dormissi dopo pranzo sognando entrambe queste età.
T. S. Eliot ha impiegato queste parole come epigrafe preposta a Gerontion
Infine Amleto dichiara che l’uomo considerato da molti a piece of work per lui è quintessence of dust (II, 2) quintessenza di polvere.
Torniamo alla demolizione di Elisabetta da parte di Margherita
Tutti i suoi privilegi di regina si sono rovesciati: mentre ricevevi suppliche, ora devi umilmente supplicare (IV, 4, 100), eri temuta da molti e ora temi uno solo. “thus hath the course of justice whirl’d about” (105), così ha virato il corso della giustizia e ti ha ridotta a preda del tempo.
Nella prima scena di Love’s Labour’ s lost[2], Ferdinando re di Navarra definisce il tempo “cormorant devouring Time” (I, 1), il cormorano che ci divora.
Dopo avere usurpato il mio posto non usurpi ora la giusta parte del mio dolore (IV, 4, 109-110) seguita Margherita. Ora il pesante giogo del dolore grava sui colli di entrambe, Margherita però vuole lasciarne tutto il carico a Elisabetta, leave the burden of it all on thee e recarsi a sorriderne in Francia
Elisabetta le chiede restare un poco e insegnarle a maledire i suoi nemici, esperta com’è in maledizioni
O thou, well skill’d in curses, stay awhile-and teach- Allied to Gk. deivknumi- me how to curse mine enemies. (116-117)
giovanni ghiselli
[1] Del 1612.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento