Corso che inizierà il 29 giugno.
Il quinto atto si apre con Buckingham led to execution condotto all’esecuzione. Riccardo non vuole ascoltarlo e il condannato a morte si rivolge alle tante vittime fatte morire dall’usurpatore con il suo contributo immaginando che le loro anime corrucciate discontented souls (V, 1, 7) osservino dal cielo la scena presente e for revenge mock my destruction (9) per vendetta irridano alla sua rovina.
La morte di questo duca è il primo contrappasso dei delitti, il secondo sarà la rovina e la morte di Riccardo.
Contrappasso è subire il male inflitto agli altri. “Così s’osserva in me lo contrappasso” (XXVIII, 142) dice Bertram del Bornio nell’Inferno di Dante tiene in mano i capelli dai quali pende la propria testa staccata dal busto come punizione del fatto che mise Enrico III d’Inghilterra contro il padre Enrico II: “Io feci il padre e il figlio in sé ribelli” (XXVIII, 136) .
Una storia non tanto diversa da quelle raccontate da Shakespeare a proposito della scala del potere che porta all’abisso. Come poeta fu un trovatore del XII secolo, cantore di guerre e di stragi
.
Buckingham chiede se quello sia il giorno dei morti All-Souls day, is it not? (10)
Avuta risposta affermativa dallo sceriffo, il condannato dice il giorno dei Morti è il my body’s doomsday il giorno del giudizio del mio corpo.
Insomma il dies irae per lui
Mi vengono in mente alcuni versi attribuiti a Tommaso da Celano (XIII secolo)
Judex ergo cum
sedebit,
Quidquid latet apparebit,
Nil inultum remanebit.
A Buckingham invece tornano in mente le proprie malefatte considerate cause del male che sta cadendo addosso a lui
Dice che questo del proprio supplizio è il giorno augurato a se stesso quando giurò a Edoardo IV che non avrebbe mai tradito i suoi congiunti.
Ora i suoi torti –wrongs (18)- gli tornano addosso.
Allora non parlai sul serio ma quel supremo Onniveggente-that high All-seer di cui mi feci beffe, ha ritorto l’auspicio sul mio capo
“and given in earnest what I begg’d in jest” (22) mi ha dato sul serio quello che ho chiesto per burla.
In molti testi antichi l’essere celeste che vede tutto è il Sole che quindi non può essere ingannato
Nell' Iliade Agamennone pregando Elio, gli attribuisce la facoltà di vedere e ascoltare tutto:" jHevliov" q j , o{" pant j ejfora'/" kai; pavnt j ejpakouvei"" (III, 277) ; una formula che torna un poco variata nell’ Odissea (XI, 109) :" jHelivou, o{" pavnt j ejfora'/ kai; pavnt j ejpakouvei"
Si tratta della profezia di Tiresia che Odisseo ha evocato dal mondo dei morti.
Nel Prometeo incatenato di Eschilo il titano invoca, tra gli altri, "to;n panovpthn kuvklon hJlivou"(v. 91), il disco del sole che tutto vede.
L'espressione
si ritrova pure in Romeo e Giulietta di Shakespeare:"the all-seeing sun ne'er saw her match, since first the world begun "
, il sole che tutto vede non ha mai visto una sua pari da quando il mondo è
cominciato, giura Romeo (I, 2).
E’ impossibile dunque nascondere le malefatte al Sole che vede tutto : questo dio non si lascia ingannare e non inganna: “Virgilio, nella Georgica Ia afferma la sincerità del sole nel dare segni:"Solem quis dicere falsum/audeat? " (463-464), il sole chi oserebbe chiamarlo falso?
Buckingham ricorda anche la maledizione di Margherita- Margaret’s curse- la quale was a prophetess (27) gli aveva vaticinato lo spezzamento del cuore dal dolore.
Finalmente il complice di Riccardo ha capito quanto sia vera l’ammonizione di Esiodo il primo profeta della Giustizia:
:“Appronta mali a se stesso , un uomo che li prepara per un altro
Oi| g j a uJtw`/ kaka; teuvcei ajnh;r a[llw/ kaka; teuvcwn
e il progetto cattivo è pessimo per chi lo ha progettato”
( hj de; kakh; boulh; tw`/ bouleusanti kakivsth)
Opere e giorni, 265-266).
Se i potenti leggessero di più palerebbero e si compoterebbero meglio.
Buckingham ha capito ma troppo tardi: sollecita lui stesso le guardie di menarlo to the block of shame, al ceppo della vergogna e finisce dicendo: “ wrong hath but wrong, and blame the due of blame (Riccardo IIII, V, 1, 28-29), il danno riceve solo danno e la vergogna il dovuto alla vergogna.
giovanni ghiselli
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