T. S. Eliot Gerontion , La terra desolata e La riunione di famuglia.
Pasolini e le Eumenidi di Eschilo.
In Gerontion di T. S. Eliot (Poems 1920) la storia è vista come un labirinto: “ Vacant shuttles/weave the wind… After such Knowledge, what forgiveness? Think now/History has many cunning passages, contrived corridors/And issues, deceives with whispering ambitions,/Giudes us by vanities”[1], spole vuote tessono il vento… dopo una tale conoscenza, cos’è mai il perdono? Pensa ora, la Storia ha molti anditi ingannevoli, corridoi artificiosi e varchi, ci inganna con sussurranti ambizioni, ci guida con le vanità”.
“Gerontion, il monologo di un vecchio la cui saviezza è giunta al punto in cui ha compreso di non saper nulla, è una meditazione sulla storia, e il protagonista può essere considerato la personificazione della storia stessa…L’immagine usata da Stephen in Ulysses, “ Tessi, tessitore del vento”[2], si fa qui più precisa: il Tempo e la Storia, tessitori di vento, esercitano la loro azione su individui umani ridotti a meri nomi…Gerontion stesso, la sua mente, la sua casa-tutte epifanie della Storia e dell’uomo nella storia, sono come le vuote conchiglie nello studio di Mr Deasy[3], aride e abitate dal vento. E’ un motivo annunciato fin dal primo verso,
Here I am, an old man in a dry month[4]
e ripetuto a intervalli regolari:
I an old man
A dull head among windy spaces[5]
e ancora:
An old man in a draughty house
Under a windy knob[6]
Per essere ripreso più ampiamente nei versi finali:
And an old man driven by the Trades
To a sleepy corner.
Tenants of the house,
Thoughts of a dry brain in a dry season[7]…
La Storia, dunque, il movimento nel tempo e nello spazio, la consapevolezza del passato nel presente, è essenzialmente impostura, un labirinto in cui l’uomo si perde e da cui viene alla fine distrutto. In questo momento, nel 1919, sotto l’impressione ricevuta da un immane inutile massacro, Eliot condivide la concezione joyciana della storia come incubo[8]; ed entrambi cercano vie d’uscita, modi per svegliarsi”[9].
La storia come labirinto viene indicata anche dai versi 65- 69 che forse ricordano la pace di Versailles del 1919 dove “ con mille futili decisioni prolungano il profitto del loro gelido delirio –protract the profit of their chilled delirium (…)with pungent sauces multiply variety-in a wilderness of mirrors con salse pungenti moltiplicano la varietà in una desolazione di specchi. Può evocare ls Galleria degli specchi della reggia di Versailles.
Il labirinto fatto di specchi si trova nel poemetto Minotauro di Friedrich Dürrenmatt. L’aveva costruito Dedalo con l’intento di proteggere il mostro dagli uomini e gli uomini dal mostro, un labirinto dal quale non si poteva trovare la via di uscita: “fatto di mille e poi mille pareti di specchi rispecchiati in altri specchi” (vv. 16-18)
In Gerontion la storia non presenta alcun momento trascendente; essa è priva di logos, è un labirinto ingannevole. Labirinto della storia che corrisponde al labirinto della coscienza la quale perde la bellezza nel terrore e il terrore nella ricerca, una inquisition (v. 60) che è non solo indagine, iJstorivh, ma anche Inquisizione, degenerazione terroristica della Chiesa di Cristo. Quindi c’è la perdita della vitalità, della passione: “I have lost my passion: why should I need to keep it/Since what is kept must be adulterated?” (vv. 61-62), ho perduto la mia passione: perché dovrei conservarla, dal momento che quanto si conserva deve adulterarsi? Gli ultimi versi della poesia evocano di nuovo l’aridità del primo verso[10]: “Tenants of the house/Thoughts of a dry brain in a dry season” (vv. 79-80), padroni della casa, pensieri di un arido cervello in un’arida stagione.
Rimane il fatto che l’uomo deve porsi il problema della Storia per conoscersi e che tutta la Storia deve essere chiamata in causa per capire l’uomo. Gerontion mostra una storia caotica e ingannevole.
Nella successiva The Waste Land (1922) si presenta la simultaneità della Storia in un eterno presente: “Unreal City,/Under the brown fog of a winter dawn,/A crowd flowed over London Bridge, so many,/I had not thought death had undone so many.…There I saw one I knew, and stopped him, crying: ‘Stetson!/You who were with me in the ships at Milae!” (vv. 59-62 e vv. 69-70), Città irreale/sotto la nebbia scura di un’alba d’inverno, una folla scorreva sul London Bridge, così tanta, che io non avrei creduto che morte tanta n’avesse disfatta…Là vidi uno che conoscevo, e lo fermai, gridando: “Stetson, tu che eri con me sulle navi, a Myle![11]”. Anche la letteratura europea nella poesia di Eliot ha una presenza simultanea.
Più avanti Eliot si volge dalla terra desolata alla terra promessa e la Storia viene assunta nella prospettiva dell’eternità. Nell’ultimo dei Quattro quartetti , Little Gidding (del 1942), il poeta afferma: “A people without history/Is not redeemed from time, for history is a pattern/Of timeless moments” (vv. 236-238), un popolo senza storia non è redento dal tempo, poiché la storia è un paradigma di momenti senza tempo.
Le Erinni nell’Orestea di Eschilo (458 a. C.) e in La riunione di famiglia
di T. S. Eliot (1939). Oreste e Harry
Le Erinni fanno parte della sapienza che abbiamo perduto nell’informazione
Ma leggiamo direttamente questi versi di T. S. Eliot:
“Knowledge of speech, but not of silence
Knowledge of words, and ignorance of the Word
All our knowledge brings us nearer to our ignorance,
All our ignorance brings us nearer to death,
But nearer to death no nearer to GOD.
Where is the Life we have lost in living?
Where is the wisdom we have lost in knowledge?
Where is the knowledge we have lost in information?”, (Choruses from “The Rock” , I, 9, 16[12].
conoscenza del linguaggio ma non del silenzio, conoscenza delle parole e ignoranza del Verbo. Tutta la nostra conoscenza ci porta più vicini alla nostra ignoranza, tutta la nostra ignoranza ci porta più vicini alla morte. Ma più vicini alla morte, non più vicini a Dio. Dov’è la vita che abbiamo perduto vivendo? Dov’è la saggezza che abbiamo perduto sapendo? Dov’è la sapienza che abbiamo perduto nell’informazione?
Le Erinni abitano nel labirinto del cervello. Si tratta dell’irrazionale che non può essere eliminato, va piuttosto bonificato come insegna Pasolini.
Alla fine dell’Orestea di Eschilo le Erinni sopravvivono come Eumenidi: “Dopo l’intervento razionale di Atena, le Erinni-forze scatenate, arcaiche, istintive, della natura-sopravvivono: e sono dee, sono immortali. Non si possono eliminare, non si possono uccidere. Si devono trasformare, lasciando intatta la loro sostanziale irrazionalità: mutarle cioè da “Maledizioni” in “Benedizioni”. I marxisti italiani non si sono posti, ripeto, questo problema”[13].
Alla fine dell’Orestea, le Erinni diventano Eumenidi. Atena dà loro la funzione di “tenere lontano dal paese quanto è funesto” (Eschilo, Eumenidi, 1007-1008 τὸ μὲν ἀτηρὸν / χώρας ἀπέχειν) e “di inviare invece il vantaggio per il trionfo della città” (vv. 1008-1009 τὸ δὲ κερδαλέον / πέμπειν πόλεως ἐπὶ νίκηι).
Il coro del dramma di T. S. Eliot enumera vari we do not like: «we do not like the maze in the garden, because it closely resembles the maze in the brain», “non ci piace il labirinto del giardino, perché somiglia troppo al labirinto del cervello”. Parte II, scena 3 (ultima del dramma)
Ma Harry il protagonista, ha capito che non deve fuggire gli spettri, «And now I know that my business is not to run away, but to pursue, not to avoid being found, but to seek […] now they will lead me. I shall be safe with them; I am not safe here», e ora io do che mio compito non è fuggire, ma inseguire, non evitare di essere trovato, ma cercare (…) adesso mi guideranno loro. Sarò sicuro con loro. Qui non sono sicuro io (Parte seconda, scena seconda).
Amy la madre di Harry gli dice: “così vuoi fuggire”.
E la sorella Agatha, zia di Harry: «In a world of fugitives / the person taking the opposite direction / will appear to run away», “in un mondo di gente che fugge, la persona che prende la direzione opposta sembra scappare via”. La madre non considera la sorella e dice «I was speaking to Harry».
Il giovane risponde che quando si comincia a recuperare la salute si può sembrare più pazzi degli altri. Amy gli chiede dove andrà. Harry non lo sa ancora. Si esce da un mondo di insania andando dall’altra parte della disperazione. Quindi lascia tutto a John: quello che distruggerebbe me, sarà la vita per lui. «I must follow the bright angels», “io devo seguire gli angeli splendenti”. Le Erinni sono diventate Eumenidi. Parte II scena 2-
Bologna 8 giugno 2021 ore 9
giovanni ghiselli
[1] T. S. Eliot, Gerontion (del 1920), vv. 29-30 e 35-37).
[2] Questa espressione si trova nel II capitolo dell’Ulisse di Joyce, Nestore, la scuola, p. 33 (ndr).
[3] Il preside della scuola , filoinglese con venature antisemite. L’Ulisse (del 1922) è ambientato a Dublino.
[4] Eccomi, un vecchio in un mese arido.
[5] Io un vecchio, una testa intronata fra spazi ventosi.
[6] Un vecchio in una casa piena di spifferi, sotto un monticello ventoso.
[7] Un vecchio sospinto dagli Alisei in un angolo sonnolento. Inquilini della casa i pensieri di un arido cervello in un’arida stagione.
[8]“ La storia, disse Stephen, è un incubo da cui cerco di destarmi” (Ulisse, p. 47) ndr
[9] G. Melchiori, I funamboli, pp. 120 ss.
[10] Here I am, an old man jn a dry month , eccomi, un vecchio in un mese arido.
[11]La battaglia di Milazzo, del 260 a. C. , durante la prima guerra guerra punica. I Romani sbaragliarono i Cartaginesi.
[12] Cori da “la rocca” del 1934.
[13]
P. P. Pasolini, Le belle bandiere, p.
54.
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