NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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domenica 20 giugno 2021

Introduzione a Plutarco parte VI. Vizi di Antonio.

 


 

Plutarco assimila le sue biografie che rivelano i caratteri all’opera dei pittori.

Orazio scriverà ut pictura poesis ( Ars poetica, 361.

 

In un'altra prefazione, quella a Demetrio-Antonio,  Plutarco afferma che forse non è male inserire tra gli esempi le vite  di uomini che hanno fatto uso del loro ingegno in modo troppo sconsiderato, e sono divenuti celebri nel potere e nelle grandi imprese per i loro vizi("eij" kakivan").

Vediamo allora alcuni aspetti di negatività di Antonio ripresi da Shakespeare

Nella prima scena del primo atto dell’Antonio e Cleopatra  entrano Demetrio e Filone, amici di Antonio.

Filone dice: la passione del nostro generale passa la misura “o’erflows the measure (1-2): i suoi occhi che in battaglia scintillavano come quelli di Marte coperto dall’armatura, ora abbassano lo sguardo, devotamente su una fronte abbronzata e il suo cuore di condottiero è diventato il mantice e il ventaglio to cool a gipsy’s lust (10) per raffreddare la lussuria di una zingara,

Poi entrano i due amanti devoti pesti futurae con le  dame e gli eunuchi che fanno vento a Cleopatra. Quindi Filone aggiunge: facci caso e lo vedrai il terzo pilastro del mondo: “ trasform’d into a strumpet’s – Old France strupe Late L. strupum from L. stuprum-fool” (12-13), trasformato nello zimbello di una sgualdrina

Per il tardo latino strupum cfr. Dante:”non è sanza cagion l’andare al cupo- vuolsi nell’alto, là dove Michele-fe’ la vendetta swl superbo strupo” sono parole di Virgilio a Pluto (Inferno, VII, 10-12).

 

 

Antonio è colpevole di avere sottoposto la ragione al piacere: dopo la vittoria di Ottaviano, Cleopatra domanda a Enobarbo : “Is Antony or we in fault for this?”, la colpa è di Antonio o mia? E l’amico di Antonio, in procinto di abbandonarlo risponde: “Antony only, that would make his will-Lord of is reason” (III, 13), solo di Antonio che ha sottoposto la sua ragione al suo piacere.

Antonio era amato dai suoi soldati poiché amava gozzovigliare con loro. Fondamentale per lui era la figura di Ercole. Tendeva a indossare abiti che ricordavano Ercole e anche la barba a tutto viso. Il suo comportamento, cameratesco, generoso, passionale, era visto come Erculeo. 

Antonio ed Ercole godevano di una popolarità che Ottaviano/Augusto e Apollo non avrebbero mai raggiunto. Il loro comune discendente, Nerone, univa in sé i due opposti. Non a caso le due divinità con cui si identificava erano Apollo/Sole ed Ercole.

Plutarco precisa che  racconta non solo le virtù ma anche il loro pervertimento in vizi non per per offrire diversivi al piacere dei lettori ma per procedere didatticamente, come procedeva il flautista tebano Ismenia che faceva ascoltare ai discepoli quelli che suonavano bene e quelli che suonavano male il flauto, ed era solito dire:"ou{tw" aujlei'n dei',- kai; pavlin- ou{tw" aujlei'n ouj dei'", così bisogna suonare, e viceversa, così non bisogna suonare il flauto. Perciò, conclude Plutarco, a me sembra che anche noi saremo maggiormente desiderosi di essere osservatori e imitatori di uomini migliori se non rimarremo nell'ignoranza della storia di quelli viziosi e biasimati:"ou{tw" moi dokou'men hJmei'" proqumovteroi tw'n beltiovnwn e[sesqai kai; qeatai; kai; mimhtai; bivwn, eij mhde; tw'n fauvlwn kai; yegomevnwn ajnistorhvtw" e[coimen" (Vita di Demetrio, 1, 6).

 

 

 Plutarco  paragona la propria opera di biografo a quella dei pittori:

Noi infatti non scriviamo storie, ma vite, né del resto nelle azioni più famose è sempre insita una manifestazione di virtù o di vizio, ma spesso un'azione breve e una parola e una battuta danno un'immagine del carattere più che battaglie con innumerevoli morti e schieramenti di eserciti enormi e assedi di città.

Come dunque i pittori-w{sper ou\n oiJ zw/vgrafoi- colgono le somiglianze dal volto e dalle espressioni relative allo sguardo nelle quali si mostra il carattere, mentre delle parti restanti si prendono pochissima cura, così a noi si deve concedere di penetrare più nei segni dell'anima, e attraverso questi rappresentare la vita di ciascuno, lasciando ad altri le grandezze e le contese  ( Introduzione alle Vite di Alessandro e Cesare, I. 2-3)

 

Bologna 20 giugno 2021 ore 17, 35

giovanni ghiselli

 

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