Enea in fuga, affrontato da Didone, trova la scusa della coercizione del fato che lo obbliga a lasciarla (Italiam non sponte sequor, Eneide, IV, 361). Questa espressione prefigura quanto dirà all’ombra dell’amante morta suicida “invitus regina tuo de litore cessi " (Eneide, VI, v. 460) contro la mia volontà, regina, mi allontanai dalla tua spiaggia
Tali parole rendono bene l'idea, anche se non voluta da Virgilio, della viltà dell'uomo.
Si pensi a Prometeo di Eschilo che dice: io sapevo tutto questo:/di mia volontà, di mia volontà ho compiuto la trasgressione, non lo negherò (eJkw;n eJkw;n h{marton, oujk ajrnhvsomai)/ aiutando i mortali ho trovato io stesso le pene (aujto;~ huJrovmhn povnou~ )"(Prometeo incatenato, . 265-267).
Oppure si ponga mente all’eroica ragazza Antigone che risponde al tiranno Creonte:”kai; fhmi; dra`sai koujk ajparnnou`mai to; mhv” (Sofocle, Antigone, v. 443), confermo di averlo fatto e non lo nego.
Prometeo e Antigone rivendicano ciascuno la propria trasgressione a costo del martirio.
Noi sappiamo che quella dell'amore, quando c'è, è la forza massima, ineluttabile; lo sa anche Virgilio (omnia vincit Amor, et nos cedamus amori " Ecloga X, v. 69, tutto vince Amore e noi all'Amore cediamo), e lo sa pure Didone che si dispera siccome capisce che Enea non la ama e non ha il coraggio di dirlo. Comprende che ha fatto l’amore con un uomo che non lo meritava e disprezza se stessa perché non l’aveva capito.
Molto più onestamente Odisseo lascia Calipso senza cercare scuse: Ermes lo cercava sull’isola di Ogigia:" e lo trovò seduto sul lido: mai gli occhi/erano asciutti di lacrime, ma gli si struggeva la dolce vita/mentre sospirava il ritorno, poiché non gli piaceva più la ninfa" (Odissea, V, 151-153). Calipso lo comprende e gli dà il viatico per il viaggio.
Didone invece si ammazza perché è stata lasciata in malo modo, in maniera vile, falsa e volgare
giovanni ghiselli
Nessun commento:
Posta un commento