mercoledì 30 giugno 2021

Shakespeare, "Riccardo III". Rilettura. XXIII. Varium et mutabile semper femina

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Aggiunta del 30 giugno 2021

Girano interpretazioni psicologistiche sul delitto di Monteveglio.
Chiacchiere per lo più, interpretazioni ricamate che coprono la causa più vera e meno chiarita a parole di questo crimine atroce. L’ajlhvqeia, che è non latenza e non deve rimanere celata, è che la gente ricorre alla violenza quando difetta di parole per esprimere le proprie ragioni. Questo non viene detto né scritto in maniera chiara e diretta perché significherebbe mettere sotto accusa la cattiva educazione che guasta e rovina le menti
 Continua la schermaglia tra Elisabetta e Riccardo.
Alla fine il malvagio prevale  sulla donna che cede e si arrende.
Le battute di Riccardo promettono ogni bene alla futura sposa e alla loro terra. Si sa che da un re buono ridonda ogni bene sul suo paese.
Elisabetta ribatte colpo su colpo rinfacciando a Riccardo i suoi tanti delitti anche su i consanguinei.
Vediamo le parole più significative secondo me, e più facili a commentarsi da parte mia
Riccardo chiede be eloquent to her siate eloquente con lei, la figlia,  in my behalf nel mio interesse 357
Elisabetta individua in questa richiesta il raggiro del parlare retoricamente e risponde: “Plain and not honest is too harsh a style” (360) semplice e non onesto è uno stile troppo stridente.
 
La semplicità infatti si associa alla bellezza e all’onestà
Nel logos epitafios il  Pericle di Tucidide dice: "filokalou'mevn te ga;r met j eujteleiva"[1] kai; filosofou'men a[neu malakiva"" (Storie, II, 40, 1) in effetti amiamo il bello con semplicità e amiamo la cultura senza mollezza.  
Più avanti Tucidide indica la semplicità come il nutrimento di quell'anima nobile che venne negata dalle guerre civili: a causa di queste ("dia; ta;" stavsei""), fu sancito ogni genere di malizia nel mondo greco e sparì, derisa, la semplicità cui di solito la nobiltà partecipa:"kai; to; eu[hqe", ou| to; gennai'on plei'ston metevcei, katagelasqe;n hjfanivsqh" (III, 83, 1).
In questo contesto la semplicità è “bontà di carattere, bontà d’animo” (eu\ h\qo~).
Nelle Fenicie[2] di Euripide, Polinice afferma la parentela della semplicità con la giustizia e con la verità:"aJplou'" oJ mu'qo" th'" ajlhqeiva"[3] e[fu,-kouj poikivlwn dei' ta[ndic' eJrmhneuavtwn" (vv. 469-470), il discorso della verità è semplice, e quanto è conforme a giustizia non ha bisogno di interpretazioni ricamate. Invece l' a[diko" lovgo" , il discorso ingiusto, siccome è malato dentro, ha bisogno di rimedi artificiosi:"nosw'n ejn auJtw'/ farmavkwn dei'tai sofw'n" (v. 472).
 
Al ripetersi del rinfacciamento dei bambini uccisi, Riccardo risponde : “Harp not on that string, madam: that is past” (364), non arpeggiate su quella corda signora; quello è il passato.
Una metafora musicale che mi fa venire in mente due versi della Parodo dei Sette a Tebe di Eschilo:
dia; dev toi genu'n iJppivwn
kinuvrontai fovnon calinoiv. (vv. 122-123), attraverso le mascelle equine le briglie arpeggiano strage.
 
Riccardo vuole giurare ma Elisabetta continua a ricordargli i crimini che annullano ogni intenzione buona. L’inesauribile corteggiatore continua a prospettarle il tempo a venire dato che il passato è proprio passato.
Quindi ricorre all’extrema ratio di giurare sulla pericolosa impresa che sta per affrontare: invoca su di sé e sul proprio successo la maledizione del cielo if with dear heart’s love,- immaculate devotion, holy thoughts,- I tender not thy beauteous, princely daughter” (403-405)  se con pieno amore del cuore, immacolata devozione, santi pensieri, io non mi offro alla tua bella, principesca figliola.
Elisabetta sta cedendo: chiede se debba lasciarsi tentare dal demonio, dimenticare chi sia lei e scordare che Riccardo ha ucciso i suoi figli
Riccardo fa la battuta risolutiva tra il macabro e l’erotico. Ancora amore e morte
But in your daughter womb I bury them
Where, in that nest of spicery, they will breed
Selves of rhemselves, to your recomforture” (423-425),
Ma  io li seppellisco nel grembo di vostra figlia dove, in quel nido di spezie profumate, essi genereranno altri se stessi per vostra consolazione.
Non manca l’incesto. D’altra parte Riccardo è lo zio, il fratello del padre della ragazza che vuole sposare. Cfr. Claudio e Agrippina iunior.
infine Elisabetta si muove per  sottomettere la figlia al volere di Riccardo cui dice di scriverle quanto pima: lei risponderà facendogli  sapere come è disposta la ragazza. Riccardo bacia la futura  suocera dicendole di trasmettere quel bacio alla fidanzata. Ma appena la donna è uscita dice:
Relenting fool, and shallow, changing woman! 430, si è intenerita la sciocca,  superficiale, volubile donna!
varium et mutabile semper/femina ",  aveva già sentenziato Virgilio attraverso Mercurio (Eneide , IV, 569-570).
 
 Bologna 3 giugno 2021 ore 11
giovanni ghselli
 


[1] eujtevleia è’ frugalità, parsimonia, è il basso prezzo facile da pagare (eu\, tevloς) per le cose necessarie, è la bellezza preferita dai veri signori, quelli antichi, e incompresa dagli arricchiti che sfoggiano volgarmente oggetti costosi.
Augusto  dava un esempio di frugalità mangiando secundarium panem et pisciculos minutos et caseum bubulum manu pressum et ficos virides (  Augusti Vita, 76), pane ordinario, pesciolini, cacio vaccino premuto a mano, e fichi freschi.
 Giorgio Bocca commentò tale abitudine dell’autocrate con queste parole:“Oggi siamo a una tendenza da ultimi giorni di Pompei. Un incanaglimento generale. Forse è il caso di rivolgersi, più che agli uomini di buona volontà, a quelli di buon gusto, forse è il caso di tornare a scrivere sulle buone maniere, sulla buona educazione, sui buoni costumi. L’Augusto più ammirevole è quello che nel Palatino si ciba di fave e di cicoria, da vero padrone del mondo”  G. Bocca, Contro il lusso cafone, per motivi morali. Ed estetici, Il venerdì di Repubblica, 27 giugno 2008, p. 11
Senza risalire al 14 d. C., penso alla mia infanzia e alla mia adolescenza, quando, per apprendere e capire,  ascoltavo con avidità, alla radio, o anche andando  a vederli nella piazza del Popolo di Pesaro, i politici di razza di quel tempo lontano, quali De Gasperi e Togliatti. Imparavo da loro più e meglio che a scuola. In termini di idee, di parole e di stile. Mi è rimasta impressa la frase di De Gasperi, rappresentante dell'Italia vinta: " Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me". 
[2] Composte intorno al 410 a. C. 
 [3] Seneca cita questo verso traducendolo così: “ut ait ille tragicus ‘veritatis simplex oratio est’, ideoque illam implicari non oportet” (Ep. 49, 12), come dice quel famoso poeta tragico “il linguaggio della verità è semplice”, e perciò non deve essere complicata.

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