mercoledì 30 giugno 2021

A Chiara Gualzetti con doloroso affetto

Come è possibile che un adolescente uccida un’adolescente?
Qual è la ragione? Nessuna buona naturalmente. Tra le cattive ce n’è una preponderante ed è quella che motiva la violenza dei prepotenti e l’impossibilità di difendersi delle vittime.
Secondo me, tale causa prevalente è l’incapacità di parlare dovuta a carenze oramai decennali di scuola, di educazione, di esempi buoni.
 
  Molte persone, soprattutto tra i giovani non sono in grado di esprimere i loro sentimenti buoni e cattivi. Noi possiamo e dobbiamo aiutare i ragazzi a cosmizzare la loro turbolenza emotiva, a bonificare la palude ribollente degli istinti giovanili, con lo strumento delle materie che insegniamo e con il grande rispetto per le  persone che educhiamo:"maxima debetur puero reverentia"[1], al fanciullo si deve il massimo rispetto.
In seguito a crimini brutali compiuti da adolescenti U. Galimberti ha scritto[2]: "perché leggere Petrarca e Leopardi, Pirandello o Primo Levi? A quell'età la letteratura o è educazione delle emozioni, o altrimenti val la pena di gettarla, e piazzare tutti gli studenti davanti a un computer e renderli efficienti in questa pratica visivo-manuale". Senza l’educazione delle letture infatti, invece delle emozioni e dei sentimenti, i giovani provano impulsi che possono anche spingerli a fare, o a farsi, del male.
Gli impulsi vanno educati, non repressi: “Ogni impulso che tentiamo di soffocare, germoglia nella mente, ci intossica”[3].
Ma come si educano le emozioni? Secondo me  attraverso la bellezza del lovgo" e del mu'qo". Per intenderla e appropriarsene sono necessari sensibilità e uno studio rigoroso.
Platone nel Protagora fa dire al sofista che tutta la vita dell'uomo ha bisogno di un buon ritmo e di armonia, per questo i maestri fanno suonare sulla cetra ai bambini le poesie dei buoni poeti lirici e costringono i ritmi e le armonie ad accordarsi con le anime degli alunni (326b).
 Galimberti torna sull'argomento dopo altri delitti domestici efferati:"Una madre mette in lavatrice la sua bambina che aveva partorito sette mesi prima, un'altra mamma si accanisce con un coltello da cucina sul corpo indifeso della sua bambina di sette anni per poi suicidarsi" è l'incipit del pezzo[4].
Lo studioso seguita ponendo una domanda che ci riguarda come insegnanti e suggerisce una risposta: "la scuola a questo punto può fare qualcosa in quella stagione dell'adolescenza quando i ragazzi sono parcheggiati in quella terra di nessuno dove la famiglia, per effetto delle carenze comunicative accumulate, non svolge più alcuna funzione e la società alcun richiamo? Certamente. A patto che i professori non si limitino a "istruire", ma incomincino a "educare", cioè a prendersi cura della crescita emotiva dei loro studenti". Del resto "non si dà apprendimento senza gratificazione emotiva, e l'incuria dell'emotività, o la sua cura a livelli così sbrigativi da essere controproducenti, è il massimo rischio che oggi uno studente, andando a scuola, corre".
 
Forse il problema è ancora più grave di come lo pone Galimberti. I giovani spesso devono soffocare i sentimenti per essere accettati.
Dobbiamo invece  educarli, incoraggiarli e istruirli a esprimere i loro affetti.
Ricorro al campo che è il mio, e ricordo il caso della povera Ottavia, la giovinetta figlia di Claudio e Messalina, moglie e vittima di Nerone, ragazzo cresciuto in un ambiente dove c'erano pugnali perfino nei sorrisi[5]: "Octavia quoque, quamvis rudibus annis, dolorem caritatem omnes adfectus abscondere didicerat" ( Annales, XIII, 16), anche Ottavia, sebbene non scaltrita dall'età[6], aveva imparato a nascondere la pena, l'amore e tutti i sentimenti.
Dedico questo pezzo alla ragazzina Chiara Gualzetti che me lo ha suggerito riempiendomi di una commozione bisognosa di esprimersi in parole. Spero che arrivino a lei: riposa in pace, creatura, e ti sia lieve il suol.
gianni
 
 
 


[1] Giovenale, Satira 14, 47.
[2] Nel quotidiano "la Repubblica" del 13 febbraio 2001.
[3] Il ritratto di Dorian Gray, p. 26, in Oscar Wilde, Opere.
[4]“ la Repubblica”, sabato 25 maggio 2002, p. 15
[5] Cfr, Shakespeare, Macbeth:"There' s daggers in men's smile" II, 4.  Alla SSIS di Bologna ho fatto una lezione comparativa partendo da questa tragedia. 
[6] Tacito ha appena raccontato l’avvelenamento di Britannico da parte di Nerone. Siamo nel 55 d. C. e Ottavia ha solo quindici anni. 

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