Quando mi trovai solo nel letto, dovetti fare i conti con sensi di colpa e di inferiorità che, tutti sommati, mi davano angoscia. Mi apparvero spettri minacciosi quasi quanto quelli che dicono al disgraziato re Riccardo “dispera e muori” il giorno prima della battaglia decisiva. Cercavo di trasformare i sentimenti in ragionamenti.
Pensavo: "E' vero che solo attraversando il dolore si può andare oltre il dolore, che sono passato diverse altre prima di arrivare a Ifigenia, necessaria al mio scrivere, come Päivi lo fu al mio studiare, la Sarjantola al sentirmi accettato dalle donne e dalla vita stessa; ma in questo modo con le persone ho rapporti di sfruttamento. Così i miei progressi, se pure ci sono, costano sofferenze infernali poiché non posso vivere me stesso e il prossimo mio con chiarezza e fiducia.
Ifigenia è stata una creatura mia, l'ho aiutata a crescere: è mia figlia più che se l'avessi messa al mondo: devo provare a considerarla un fine, non un mezzo. Sì, ma se è lei che non vuole essere uno scopo per me? E poi per quale ragione non deve volermi? Perché non mi stima? O non le convengo? Oppure non si fida di me? Dice che l'ho ingannata e delusa con la storia di Lucia. Ma lei stessa prima mi aveva mentito! Quanto devo penare ancora per la restaurazione del bene prezioso che ho adulterato? Quali altre sofferenze dobbiamo infliggerci per riparare i danni della mutua ingiustizia? Dio, chiunque tu sia, necessità di natura o mente dei mortali, aiutami!”.
Mi addormentai tra questi tormenti.
La mattina mi svegliai di pessimo umore. Il sole non c'era. Pensai subito male. "Ieri ho dovuto pregarla perché non mi lasciasse subito, oggi stesso, otto marzo, giornata della femmina. L'ho convinta solo del fatto che troppo presto non le conviene. L'ho indotta a pensare che se mi pianta prima dell'esame di recitazione, rischia la bocciatura. Mi ha concesso tre, quattro mesi di proroga dunque, questa brava ragazza che per Capodanno volle brindare all'eternità del nostro amore in val Brembana! Ma se crede di sfruttarmi, di succhiare il mio sangue senza darmi in cambio niente, o nient'altro che i suoi baci da Giuda, si sbaglia! Le succhierò l'anima ! La provocherò, la spingerò a manifestare le sue zone estreme: le sublimi e le infime, le oscene e le sante, per metterle nella mia storia e renderla più interessante. Te la faccio vedere io l'otto marzo, la giornata della donna! Tu sei una femmina solo in parte umana!
Come l'amante del regista Guido in Otto e mezzo di Fellini: "Ci vuole un trucco più da porca! Fai la faccia da porca! Cammina molleggiando sui fianconi!", dice Mastroianni alla Milo. Opportunamente.
Dopo due anni e mezzo che mi sfrutti sfacciatamente, che mi hai isolato per mungermi con mia consunzione quasi totale, adesso ti accorgi che c'è poco altro da spremere e che ti conviene cercartene uno più utile, più funzionale alla tua agognata carriera da istriona.
Ora vuole macellarmi la guitta, la mima volgare. Ma io non sono una mucca imbecille, né un toro castrato: saprò capovolgere contro di te la tua intenzione malvagia. Ti provocherò, ti punzecchierò, ti squarcerò fino a farti rovesciare tutto il putridume che hai dentro. E su quella sanie, sul tuo dorso di belva costruirò una storia d'amore rappresentativa di questa età malvagia e superba, nemica della virtù . Non voglio che il commediante diventi il seduttore degli esseri genuini ".
Lo sbudellamento davanti al fuoco mi aveva riempito l'anima di tali sentimenti cattivi e pensieri ridicoli.
Ci incontrammo nella sala della colazione. Per provocarla subito, le feci notare che la cameriera era bella, bellissima, una meraviglia di donna.
giovanni ghiselli
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