martedì 29 giugno 2021

Shakespeare, "Riccardo III". Rilettura. XVIII. Madri che maledicono il proprio parto

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La duchessa di York e Medea.
The clamorous report della guerra, il suo rimbombo assordante, deve coprire le voci del dissenso come oggi quello della pubblicità
 
Le due ex regine Elisabetta e Margherita cercano parole taglienti, non ottuse- dull-, per maledire gli assassini.
Interviene la terza donna anziana orbata dei figli, la duchessa di York madre del maximus sceleratus Riccardo,  e domanda:
Why should calamity  L.  acc. calamitatem misfortune- be full of words? (Shakespeare, Riccardo III, IV, 4, 126) perché la calamità dovrebbe essere piena di parole?
Bravo nel parlare e nello scrivere si associa a brevis, insegna Orazio: quidquid praecipies esto brevis, ut cito dicta-percipiant animi dociles teneantque fideles (Ars poetica, 335-336), qualunque cosa vorrai comunicare, sii breve, affiché le menti disposte a imparare apprendano presto quanto hai detto e lo mantengano fedelmente.
 Ora si fanno chiacchiere infinite su problemi veri e pure falsi senza risolverne alcuno. Fiumi di parole inconcludenti su tragedie orribili e su sciocchezze irrilevanti affinché nulla cambi.
 
Elisabetta replica che la verbosità può servire ad alleviare il cuore.
Credo che coloro i quali parlano in continuazione non sopportano il prossimo, non vogliono ascoltarlo, né sopportano se  stessi: le vuote ciance servono a tenersi lontano dalle persone, dai problemi reali e dalle poprie sventure.
 
La duchessa dà ragione a Elisabetta e le chiede di dare fiato alla tromba e non lesinare invettive: be copious in exclaims (135) contro my damned son (134) il figlio mio maledetto.
 
Entra  Riccardo con il suo seguito. Vengono avanti con tamburi e trombe
Il re usurpatore domanda chi  è che cerca di arrestare la sua marcia.
La duchessa che l’ha messo al mondo  risponde che è quella stessa che avrebbe dovuto arrestare  la tua marcia  strangolandoti nel suo ventre maledetto- by strangling- L. strangulare.-Gk. straggaluvein, straggalivzein -thee in her accursed womb” 138  in modo che avrebbe sbarrato la via a tutte le stragi commesse dallo sciagurato wretch  (IV, 4, 139.
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La maternità fallita suscita in questa donna come in Medea l’ira contro il proprio ventre
Medea pensa di incenerire l'istmo di Corinto e di assumere la ferocia massima negando la propria femminilità:"Per viscera ipsa quaere supplicio viam,/si vivis, anime, si quid antiqui tibi/remanet vigoris pelle femineos metus (Seneca, Medea, vv.40-43) attraverso le viscere stesse cerca la via per il castigo, se sei vivo, animo, se ti rimane qualche cosa dell'antico vigore; scaccia le paure femminili e indossa mentalmente il Caucaso inospitale.
 
E più avanti, quando Giasone la supplica di risparmiare almeno il secondo figlio, Medea risponde:
se nel mio ventre materno si nasconde ancora qualche pegno "scrutabor ense viscera, et ferro extraham" (v. 1011-1012), mi frugherò le viscere con la spada e con il ferro lo tirerò fuori.
 
Le donne ora non fanno figli anche per i troppi orrori cui assistono. A questi potrebbe porre freno solo una cultura diversa, impartita dalla scuola e dalla televisione ma si continua a insegnare che quello che davvero conta è soltanto il denaro per comprare di tutto anche quanto avvelena l’umanità e il pianeta.
 
Elisabetta domanda a Riccardo se creda con la corona di nascondere i segni di infamia che dovrebbero essere impressi sulla sua fronte.
La madre gli chiede dove sono Clarence e il figlio di lui Edward Plantageneto, poi dov’è Hastings. Solo alcune delle sue vittime.
 
Riccardo non risponde ma ordina di suonare le trombe e colpire i tamburi: let not the heavens hear these tell-tale women- (150) non permettete che i cieli odano queste donne chiacchierone mentre inveiscono contro l’unto del signore.
Vuole annegare gli improperi sotto il rimbombo assordante della guerra.
Durante le trasmissioni televisive, quando una rara avis prova a muovere critiche ragionate a questo sistema, viene interrotto dal conduttore che ha ricevuto l’ordine di mandare in onda the clamorous report (153) il rimbombo assordante della pubblicità che è comunque una guerra: alla sobrietà alla temperanza, allo stile, alla bellezza, alla cultura.
 

giovanni ghiselli 

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