Auerbach trova addirittura grottesco il fatto che Dante nel Convivio interpreti "la separazione di Enea da Didone come allegoria della temperantia"[1]. Sentiamo Dante:"chiamasi quello freno Temperanza (…) E così infrenato mostra Virgilio, lo maggior nostro poeta, che fosse Enea, ne la parte de lo Eneida ove questa etade si figura; la quale parte comprende lo quarto, lo quinto e lo sesto libro de lo Eneida. E quanto raffrenare fu quello, quando, avendo ricevuto da Dido tanto di piacere (…) e usando con essa tanto di dilettazione, elli si partio, per seguire onesta e laudabile via e fruttuosa, come nel quarto de l'Eneida scritto è!" (Convivio, IV, 26).
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