"se vieni sorpreso in adulterio-moico;" ga;r h]n tuvch/" aJlouv"- (1079), rispondi a quello che non hai fatto niente di male-wJ" oujde;n hjdivkhka"-: quindi devi imputarne la colpa a Zeus,/(1080) anche lui è sottomesso all'amore e alle donne-kajkei'no" wJ" h[ttwn e[rwtov" ejsti kai; gunaikw'n (1081);e allora tu che sei mortale, come potresti essere più forte- di un dio? qeou' mei'zon ; "(1082).
Elena nelle Troiane di Euripide attribuisce la colpa del suo adulterio ad Afrodite. La Spartana dice al marito Menelao :
“Venne avendo con sé una non piccola dea
Il demone nato da costei, sia che tu lo voglia chiamare
con il nome di Alessandro, sia Paride;
che tu, o pessimo, lasciato nel tuo palazzo,
partisti da Sparta con la nave per la terra di Creta.
E sia.
Non a te, ma a me stessa voglio fare una domanda a questo proposito :
A che cosa pensando dal palazzo mi accompagnai
allo straniero, tradendo la patria e la famiglia mia?
Punisci la dèa e diventa più forte di Zeus,
che ha potere sulle altre divinità,
ma di quella è schiavo: ci sia comprensione per me (Troiane, 940-950)
Allora Ecuba le risponde
“Assolutamente straordinario era mio figlio per bellezza
e la tua mente vedendolo si fece Cipride:
tutte le follie infatti sono Afrodite per i mortali,
e il nome di afrosyne[1] comincia giustamente come quello della dea. (Troiane, 886- 990)
Una menzione ridicola del dongiovannismo di Zeus, e di Poseidone, si trova anche negli (Uccelli del 414):
"bisogna proclamare la guerra santa contro Zeus e impedire agli dèi/
di andare e venire per la vostra terra a cazzo ritto
(toi`si qeoi`sin ajpeipei`n ejstukovsi, da stuvw, “ho un’erezione”, 557)
come una volta quando scendevano a sedurre le Alcmene
le Alopi e le Semele"(vv.556-559).
giovanni ghiselli
[1] Stoltezza.
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