Adolfo De Carolis, Edipo re |
traduzione
"E già il giorno commisurato al tempo
mi addolora, che fa? Infatti al di là del verosimile
è via , e più del tempo dovuto.
Ma quando sia giunto, allora io infame
sarei, non facendo tutto quanto il dio può mostrare".
73-xummetrouvmenon: torna con lo stesso significato al v.963. E' il participio di un verbo (summetrevw) che vuole connotare un'umanità calcolatrice di calcoli vani siccome non usa la misura delfica e divina.
74-eijkovto" (genitivo del participio di e[oika, perfetto secondo in senso di presente) pevra: l'ostilità di Edipo comincia a trasparire in un'accusa, sebbene ancora vaga. L'espressione "al di là del verosimile" riflette la situazione del "paese guasto", oltre che il terrore intimo del protagonista: quello di avere infranto le leggi della natura.
Ciò che va oltre il verosimile è pure innaturale: nell’Oedipus di Seneca leggiamo :"Mutatus ordo est, sed nil propria iacet; sed acta retro cuncta "(vv.366-367), è mutato l'ordine naturale e nulla si trova al suo posto; ma tutto va alla rovescia
75 tou' kaqhvkonto". Il tempo massimo di assenza oltre il quale l'attesa non è dovuta è fissato da Eracle a Deianira in un anno e tre mesi (le Trachinie, vv.164-165). Dopo, la sposa dovrà considerarlo morto. Probabilmente è la speranza di Edipo su Creonte.
Panezio scrisse il Peri; tou' kaqhvkonto" Sul dovere, intorno al 130 a. C. perché servisse alla vita pratica.
Il dovere è la sovranità della ragione sugli istinti.
Il dovere tiene conto anche della personalità individuale, della sua educazione: una persona di un certo rango deve avere p. e. una lingua scelta e non deve mettersi a correre per la strada. Nel De officiis di Cicerone si trova anche una specie di galateo.
76-o{tan correlativo a thnikau't j(a) contiene, nell'a[n, un'idea di eventualità. Nell' Edipo a Colono (v.393) si trova o{te...thnikau't j in un'interrogazione retorica che sembra un paradosso ( quando non esisto più allora sono un uomo?) e invece suggerisce a Ismene la risposta della certezza positiva:"ora infatti gli dei ti raddrizzano, mentre prima ti distruggevano"(v.394).
ejgw; kako;": va con a[n ei[hn, apodosi possibile della protasi participiale mh; drw'n, ma la contiguità dei due termini ejgw; e kako;": significa l'oscura coscienza di Edipo di essere lui il mostro, "quello di cui la profetica ripe di Delfi disse:-ha compiuto infamie su infamie con mani sporche di strage"(vv.463-466); ovvero l'animale del sacrificio,"il toro delle rupi"(v.478) destinato a divenire la "vittima massima" (cfr. Virgilio, Georgiche, II,146-147:"et maxima taurus/victima ).
77a[n dhloi': ottativo potenziale. La divinità di Sofocle, al pari di quella erodotea, indica la sua volontà con segni non del tutto oscuri; se questi non vengono compresi, sopraggiunge il dolore a portare chiarimento; se nemmeno la sofferenza conduce alla comprensione, allora la rovina è inevitabile. Aiace in procinto di uccidersi (vv.473-474), afferma che" è turpe nell'uomo il desiderio di una vita lunga se uno non ha alcuna mutazione nei suoi mali".
La sintassi di questi due versi dell’Edipo re è alquanto complessa: troviamo una temporale eventuale (o{tan...), quindi la principale (kako;" aj;n ei[hn) che è l'apodosi di un periodo ipotetico della possibilità in cui è inserita la protasi participiale (mh; drw'n), e infine una relativa con a[n potenziale.
Bologna 3 maggio 2022 ore 17, 43
giovanni ghiselli
giovanni ghiselli
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