NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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giovedì 26 maggio 2022

Identità XXI L’asino d’oro. La processione e l’iniziazione a Iside.

 

Ed ecco gli iniziati e i sommi sacerdoti con vesti di lino strette alla vita e lunghe fino ai piedi. Portavano vari arnesi: uno un attrezzo a forma di barchetta, uno degli altarini, uno una palma e il caducĕo la verga di Mercurio sormontata da due serpenti, un altro un’immagine di una mano sinistra con la palma aperta, simbolo di equità, in quanto la sinistra è nulla calliditate nulla sollertia praedita, non ha scaltrezza né artificio. Questo portava anche aureum vasculum in modum papillae, un vasetto d’oro a forma di mammella, Il quinto reggeva un’auream vannum (11, 10). Questa vannus, il vaglio che separa il grano dalla pula, è il simbolo di Osiride che muore e risorge come il grano[1].

Poi gli dèi: Anubi con la testa canina, il caduceo, lo scettro di Mercurio, e una palma. 

Seguiva una vacca, simbolo della fecondità e della Magna Mater. Poggiava le zampe anteriori sulle spalle di un sacerdote. Un altro portava la cista con gli oggetti segreti del culto.  Un altro ancora portava un simbolo ineffabile: una piccola urna d’oro con un aspide.

Arriva il momento della grazia.  Un sacerdote si avvicina con le rose.

Nel De Platone et eius dogmate Apuleio scrive che si diventa perfetti d’un tratto e repentinamente (248).

Insufficiente è il criterio della razionalità.

Il sacerdote dunque offre la corona di rose a Lucio che torna a essere uomo.  

La nuova metamorfosi consiste soprattutto nell’assottigliarsi e nel raffinarsi, umanizzarsi, delle parti grossolane: mihi delabitur deformis et ferina faciescutis crassa tenuatur, venter obesus resĭdet…dentes saxei redeunt ad humanam minutiam…cauda nusquam (11, 13).

Lucio tornato uomo si vergogna di essere nudo e chiede un panno di lino.

Il sacerdote lo saluta. Gli dice che spinto dall’età è ad serviles delapsus voluptates (11, 15) e ha riportato un sinistrum praemium (bell’ossimoro)  per la curiositas inprospera non corrispondente alle speranze.

 Eppure la Fortunae caecitas[2] tormentandoti inprovida malitia, con cattiveria priva di chiaroveggenza, ti ha portato ad istam beatitudinem. Questa era una nefaria Fortuna,  empia, ma ora sei in tutelam Fortunae, sed videntis che con il suo splendore illumina anche le altre divinità.

 

Lucius de sua Fortuna triumphat (11, 15). Trionfare sul proprio destino, significa prima di tutto riconoscerlo, poi  identificarsi con lui.

 

Eschilo, Agamennone: το; mevllon h{xei (1240), il futuro giungerà.

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"Il fatalismo turco contiene l'errore fondamentale di contrapporre fra loro l'uomo e il fato come due cose separate…In verità ogni uomo è egli stesso una parte di fato…Tu stesso, povero uomo pauroso, sei la Moira incoercibile che troneggia anche sugli dèi"[3]. Cfr. h\qo~ ajnqrwvpw/ daivmwn[4] di Eraclito.

 

 

Lucio ora deve sottomettersi al giogo della disciplina religiosa.

 Il sommo sacerdote gli spiega i gradi dell’iniziazione: il donarsi del fedele alla dea è una forma di voluntaria mors (11, 21).

E’ la rinuncia a una identità gregaria, fondata sui luoghi comuni,  brutale.

“Il bruto è più tenace servo dell’assuefazione”[5].

 

 

Seneca scrive: “si ad naturam vives, numquam eris pauper, si ad opiniones, numquam eris dives.  Quindi dobbiamo evitare di seguire antecedentium gregem, pecorum ritu, pergentes non quo eundum est, sed quo itur (Ep. 16, 7). 

 

La dea fa rinascere quelli che abbandonano la vita precedente. Intanto Lucio deve astenersi da cibi impuri e interdetti. Intanto attende senza impazienza miti quiete et probabili taciturnitate (11, 22) in encomiabile silenzio.

Finalmente arriva il giorno della rinascita. Lucio deve astenersi per dieci giorni dai piaceri della tavola. Il sacerdote lo copre con un panno di lino. Le parole che furono dette devono restare segrete per non soddisfare alcuna temeraria curiositas. Lucio può dire che giunse sulla soglia di Proserpina e a metà della notte vide il sole risplendere in presenza degli dèi inferi e superi.  L’iniziato non può raccontare tutto.

 

Cfr. N. T. Matteo 13, 44 “simile est  regnum caelorum thesauro abscondito in agro, quem qui invēnit homo abscondit ”.

 

Lucio però continua a osservare. Si è salvato perché invece di rassegnarsi a essere un asino, osservava quanto gli accadeva intorno e rifletteva. Se si fosse lasciato andare con la mente dentro il corpo dell’asino, non sarebbe tornato indietro.

Lucio viene abbigliato come il dio sole in una oJmoiwvsi~ qew`/, assimilazione a dio (cfr. Platone, Teeteto, 176b). Quindi se ne sta immobile come una statua e il popolo gli gira intorno. Così l’iniziazione è compiuta.

Lucio prega Iside, la dea del to; i[esqai met j ejpisthvmh~ (De Iside 59c) lanciarsi con sapienza. La salvezza è uno slancio dello spirito. Il male è la morta gora, l’acqua stagnante della palude ferma. La preghiera a Iside si rivolge a una forza della vita che sconfigge il male e la morte.

 

Bologna 26 maggio 2022 ore 9, 16

giovanni ghiselli

 

 



[1] Al pari di Adone ucciso dal cinghiale in  Ammiano  Marcellino: quod in adulto flore sectarum est indicium frugum (22, 9), è il simbolo delle messi recise quando sono mature.

[2] Cfr. 7, 2.

[3]Nietzsche, Umano troppo umano , II, Il viandante e la sua ombra, 61 Fatalismo turco..

[4] Fr. 91 Diano, il carattere è il destino dell’uomo.

[5] G. Leopardi, Zibaldone, 1762.

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