lunedì 30 maggio 2022

Sofocle Edipo re, primo stasimo, antistrofe prima. vv.473-482.


 

Il Parnaso, sulla cui pendice occidentale sorge Delfi, ha inviato la parola profetica di scovare l'uomo oscuro il quale, imbestiatosi in toro tra rupi antri e selve, cerca di tenere lontani i vaticini che provengono dall'ombelico del mondo e lo seguono dappertutto incalzandolo come assilli implacabili.

Traduzione

Ha brillato infatti apparsa or

ora dal nevoso

Parnaso, la parola di

rintracciare dappertutto l'uomo oscuro.

Infatti va e viene sotto foresta

selvaggia e su per le grotte, proprio

il toro delle rupi

inutile con inutile piede bandito in solitudine,

cercando di allontanare i vaticini

dell'ombelico della terra; ma questi sempre

vivi gli volano addosso

 

-473 e 475 e[lamye..favma: ha brillato la parola=sinestesia. 

473- 474- 475 e[lamye (…) fanei'sa (…) a[dhlon: si vede un forte contrasto di luce e ombra. C'è come un riflettore che emana un fascio luminoso dalla cima del Parnaso e spazza la neve a colpi di ventaglio: una sventagliata in cerca dell'uomo oscuro che fugge da una grotta all'altra attraverso la selva, poi nulla, poi ancora una raffica di luce finché il mostro viene snidato.

 Un contrasto del genere si trova nell'Aiace dove però la neve è associata al buio: "gli inverni dai nevosi sentieri cedono all'estate dai bei frutti, e il giro oscuro della notte lascia il passo al giorno dai candidi puledri, sicché ne splende la luce"(vv.670-673).

Anche nell'Edipo re  l’oscurità cede  alla luce: infatti la neve la riflette e la potenzia mentre conserva le tracce del fuggiasco e favorisce il buon esito della caccia. Il braccato non ha scampo. Del resto sulle orme della preda c'è lui stesso, e sarà il primo a colpirla, l'unico, punendosi da solo: tanto che potrà dire con fierezza:"nessuno mi colpì di sua mano, ma io stesso (vv.1331-1332).

Nell'Oreste  di Euripide la creatura braccata è la ragazza figlia di Elena e Menelao, Ermione che i figli di Agamennone vogliono sacrificare come selvaggina quando da vittime lamentose si trasformano in carnefici spietati:"oujci; sullhvyesq  j a[gran ;"(v. 1346),  non afferrerete la preda?

 475 favma : è una parola rivelatrice che irraggia dall’alto, come quella del Deuteronomio: “al Sinai ‘il Signore vi parlò dal fuoco: voci di parole voi ascoltavate, nessuna figura vedevate, solo una voce” (Deuteronomio, 4, 12). Per questo la torah è cantata dal Salmista con immagini solari e luminose: “i comandamenti del Signore sono radiosi, danno luce agli occhi…Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”[1].

475- tou' nifovento"...Parnassou': genitivo di provenienza. Il Parnaso è la seconda montagna della Grecia per altezza: arriva sui 2700 metri; Delfi si trova sulle sue pendici occidentali, a circa 700 metri. L’ho scalato più volte in bicicletta dopo essere stato a Delfi a pregare.

Una montagna molto frequentata anche dai poeti.

Cfr. Ovidio che menziona la montagna dalle due vette nella storia di Deucalione e Pirra che si rifugiarono lassù durante il diluvio cum cetera texerat aequor (Metamorfosi, I, 318) , quando le acque copirono il resto

  . Nons ibi verticibus petit arduus astra duobus

nomine  Parnasus, superantque cacuminal nubes” ( Metamorfosi, 316-317)

Cfr. Seneca Oedipus: "gemina Parnassi nivalis arx ", la doppia rocca del Parnaso nevoso,v.227.

Infine Lucano: “cardine Parnasos gemino petit aethera colle, /mens Phoebo Bromioque sacer”  (Pharsalia, V, 72-73).

A proposito delle due cime, cfr. Dante: “infino a qui l’un giogo di parnaso-assi mi fu; ma or con amendue- m’è uopo intrar nell’aringo rimaso”  (Paradiso, I, 16-18)

477 e 478 uJp j (ov) -ajnav: sono in contrasto per indicare i vari e vani tentativi del toro.

 

Excursus sul toro

478 b-oJ tau'ro": il toro è l'animale del sacrificio già nell'Iliade  (cfr. p. e. II, 402:"aujta;r oJ bou'n ijevreusen a[nax ajndrw'n jAgamevmnwn, e un toro sacrificò il signore di eroi Agamennone), poi, in Eschilo, assume un valore simbolico dovendo rappresentare il re in procinto di essere assassinato (Agamennone, vv.1125-1126:"a[pece th'" boo;"--to;n tau'ron", tieni il toro lontano dalla vacca), ma era anche un'incarnazione di Dioniso quando veniva ucciso e mangiato crudo nel rituale di Dioniso Zagreus.

 Nel secondo vanto dell'Iliade (vv.480-483), l'assimilazione di Agamennone al toro e dei suoi compagni alle vacche, costituisce un segno di supremazia per l'Atride.

 Nell'Antigone è, naturalisticamente, l'instancabile animale montano che l'uomo sottomette (ou[reiovn t j ajkmh'ta tau'ron, v.351).

 Nelle Argonautiche di Apollonio Rodio il toro è ancora una volta la vittima per eccellenza: Giasone colpisce Apsirto, fratello di Medea, come fa quello che abbatte buoi con il toro dalle forti corna:"boutuvpo" wJv" te mevgan kerealkeva tau'ron/ plh'xen"(IV, 468-469).  

 La maxima taurus/ victima delle Georgiche di Virgilio (II, 146-147) assume un aspetto ibrido e mostruoso nell'Eneide (VI,26) in composizione con l'uomo:"Minotaurus inest, Veneris monumenta nefandae ", il Minotauro c'è, ricordo di una Venere infame, una mostruosità che  Ovidio rende decorativa con il suo altisonante:" semibovemque virum semivirumque bovem " (Ars amatoria, II, 24).

 Questo animale dunque raccoglie e contiene diversi significati. Altri animali, forse tutti, possono incarnare la vittima. Vicino a Bologna c'è un monte di settecento metri, chiamato "il monte delle formiche", consigliabile come meta di escursioni, soprattutto ciclistiche. Ebbene, sulla cima c'è un santuario della madonna, e sull'altare, sotto l'immagine della dea deipara è incisa un'iscrizione:

"certatim volitant formicae ad Virginis aram,

at simulac volitant, victima quaeque cadit ".

S. Mazzarino in Il pensiero storico classico  (I vol, p. 146) nota che siffatto simbolismo è "caratteristico di un mondo primitivo in cui il gusto della rappresentazione animale è elemento primario dell'arte, quasi a sostituirne il tessuto logico...D'altra parte..è un aspetto di quella tendenza al pensiero allegorico e figurato che nell'età imperiale romana, soprattutto dall'epoca dei Severi in poi, s'andò affermando sempre più".

Infine mi sembra utile ricordare la ripresa di T. S. Eliot che in Gerontion  del 1920 ricorre a questa simbologia arcaica già utilizzata dai cristiani:"In the juvescence of the jear/came Christ the tiger ", nella giovinezza dell'anno venne Cristo la tigre(vv.19-20)

Fine excursus

 

479 melevw/ podi;: allude al piede gonfio di Edipo identificato con la vittima espiatoria (cfr. i versi 877-879 del secondo stasimo: "precipita nella necessità scoscesa dove non si avvale di valido piede, e[nq j ouj podi; crhsivmw/ crh'tai", riferito al tiranno).

-mevleo" melevw/= il poliptoto raddoppia l’infelicità..

-chreuvwn: cfr. chvra=vedova e ch'ro"=abbandonato.

 La solitudine e la pietrificazione(petrai'o") ricordano il mito di Niobe che, sulla vetta del Sipilo, come edera molto tesa, un germogliare di pietra domò, "Sipuvlw/ pro;" a[krw,/ ta;n kisso;" wJ" ajtenh;" petraivva blavsta davmasen", Antigone, vv.825-827.

E' questa un'altra storia di superbia, utilizzata  nel Purgatorio (XII,37-39:" O Niobè con che occhi dolenti/vedea io te segnata in su la strada,/tra sette e sette tuoi figlioli spenti!") da Dante che l'ha  tratta dalla mediazione di Ovidio(Metamorfosi, VI,146 e sgg.)

480 ta; mesovmfala:per quanto riguarda Delfi ombelico della terra, cfr.Eschilo I sette a Tebe, v.747; Eumenidi, v.166.

-ajponosfivzwn: Edipo cerca di tenere lontano con tutti i mezzi(ajpov--novsfi=lontano da) i vaticini(mantei'a): questi non sono soltanto le parole del dio e dei suoi profeti, ma anche i rimorsi dell'uomo.

482 -zw'nta peripota'tai: sono presenti, vivi e vitali come creature alate.: pullulano tanto dall'ombelico della terra offesa, quanto dall'intimo della persona che ha agito male, e la assillano come tafani.

giovanni ghiselli

Bologna 30 maggio 2022 ore 10, 04

 

p. s.

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[1] G. Ravasi in NOMOS BASILEUS, p. 68.

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