martedì 3 maggio 2022

Sofocle, "Edipo re". 12. vv. 78-83

Adolfo De Carolis, Edipo re
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Traduzione
Sacerdote
Ma tu hai parlato a proposito: questi proprio adesso
mi segnalano Creonte che viene avanti.
 
Edipo
O sire Apollo, magari venisse davvero in qualche sorte
di salvezza, come ora è splendente nel volto.
 
Sacerdote
Ma almeno a fare delle congetture è soddisfatto; infatti non verrebbe avanti/
così incoronato il capo di alloro tutto ricoperto di bacche".
 
Commento
78-ej"  kalo;n: al pubblico può suonare  ironico. Edipo ha parlato a sproposito denunciando l'assenza prolungata di Creonte proprio mentre questo arriva. Il tiranno è in ritardo nella comprensione del corso drammatico che è un precipizio verso la catastrofe.-
 Jan Kott in Shakespeare nostro contemporaneo (pp.100-103) fa notare che secondo Hegel gli eroi tragici della storia sono quelli arrivati troppo tardi, con ragioni nobili ma unilaterali, magari giuste nella tappa precedente. Un esempio di tragicità storica è la Vandea..
79 shmaivnousiv moi: al v.226 Edipo ripete questa clausola  al modo infinito in dipendenza da un verbo di comandare- tou`ton keleuvw paventa shmaivnein moi- . Là l'oggetto è l'assassino di Laio, ma in entrambi i casi il dativo  moi  è meno di termine che di vantaggio: tale segni dovrebbero riguardare la salvezza comune.
80-   ejn tuvch/: alla tuvch spesso volubile e indecifrabile si possono rivolgere queste parole che Ecuba indirizza a Zeus:
  w\ gh'" o[chma kajpi; gh'" e[cwn e{dran - o{sti" pot j ei\ suv, dustovpasto" eijdevnai- Zeuv" ei[t j ajnavgkh fuvseo~ ei[te nou`~ brotw`n- proshuxavmhn se (Troiane, 884-887 ) , o sostegno della terra, e che sulla terra hai sede,- chiunque mai tu sia, difficile da conoscere- Zeus, sia  necessità di natura sia intelligenza dei mortali, a te rivolgo una preghiera.
Verò è però che mentre Euripide misura gli dèi con la morale e spesso li critica usando questo metro, l’unità di misura di Sofocle è la divinità
81 lampro;": la luce è segno di salvezza.
Nell'Antigone (vv.599-603) troviamo:"Ora infatti sulla estrema/ radice si era distesa la luce (favo") nella casa di Edipo;/ ma di nuovo sanguinosa polvere(foiniva...kovni")/ degli dei infernali la falcia, /e stoltezza di parola e furia della mente".
 Contro la luce vitale dunque ci sono, quali segni di morte, il sangue degli omicidi e la polvere della sterilità.
 Anche Platone attribuisce alla polvere e all'aridità significati negativi: nel mito di Er della Repubblica  le anime che vengono dal viaggio millenario sottoterra si fanno vedere "mesta;" aujcmou' te kai; kovnew" "(614d), piene di squallida aridità e di polvere.
Pure nell'Oedipus  di Seneca il morbo del cielo (Fecimus coelum nocens, si autoaccusa Edipo, v.36) si riflette nell'aridità della terra:"Deseruit amnes humor atque herbas color,/aretque Dirce; tenuis Ismenos fluit,/et tingit inopi nuda vix unda vada "(41-44), l'acqua ha abbandonato i fiumi e il colore le erbe, e Dirce è secca; come un rigagnolo scorre l'Ismeno e con l'onda senz'acqua bagna a stento il letto vuoto.
Così nella Waste land  di Eliot (v.30) si legge:"I will shaw you fear in a handful of dust", in un pugno di polvere vi mostrerò la paura.
E più avanti:"Qui non c'è acqua ma soltanto roccia/Roccia e non acqua e la strada di sabbia/La strada che serpeggia lassù fra le montagne/Che sono montagne di roccia senz'acqua (331-334)...Vi fosse almeno acqua fra la roccia (338)...Non c'è neppure silenzio fra i monti/Ma secco sterile tuono senza pioggia/Non c'è neppur solitudine fra i monti(341-343)...Ma non c'è acqua(358)".
In Sofocle, altre manifestazioni contrarie alla luce che è vita, sono stoltezza di parola (  lovgou a[noia ) e furia della mente ( frenw'n ejrinuv").
 Eschilo nell'Agamennone (vv.927-928) sentenzia che"non essere stolti è il massimo dono degli dei".
Edipo fino a quando non capisce, cerca di salvarsi attraverso falsi e stolti ragionamenti sofistici che accusano il prossimo con troppe parole; a Colono invece Teseo, il buon re di Atene, dice:"Ci adoperiamo per rendere luminosa la vita (to;n bivon spoudavzomen lampro;n  poiei'sqai) non con le parole ma piuttosto con le azioni"(Edipo a Colono, vv.1143-1144).
 
Il discorso tenuto oggi da Boris Johnson al parlamento di Kiev è fatto di parole le quali non fanno altro che incoraggiare alla guerra: “L’Ucraina vincerà; i Russi fanno orrore; i Russi sono dei perdenti, tanto che bastano dei contadini ucraini a mettere fuori uso i loro carri armati”. Gli scappava da parlare e ha sparso questo.
Il fatto è che loro, gli occidentali veraci, metteranno le armi mentre Ucraini e Russi, uomini donne e bambini ci metteranno la pelle. Alle parole trionfali, assimilabili a quelle di Hitler contro i Russi, seguiranno scempi di vite umane in una guerra lunga e dall’esito sicuramente disastroso per tutti.
 
82-83 kavra:   accusativo di relazione retto da polustefh;": letteralmente “molto incoronato”. Il capo, l’acropoli della persona cioè del personaggio Creonte, il vice duce di Tebe, porta un segno evidente di vittoria: inquietante per Edipo
Creonte ha l'aspetto del trionfatore. Il sacerdote lo presenta quale appare all'angoscia di Edipo: suo cognato avanza come un vincitore e, nello stesso tempo, si insinua strisciando come una serpe ei|rpe- (cfr. latino serpo)  sotto la vegetazione che lo incorona. Edipo lo accuserà di essersi avvicinato di nascosto (v.386), e già ora lo vede arrivare e lo sente annunciato in una maniera che lo inquieta.

Bologna 3 maggio 2022 ore 19, 33
giovanni ghiselli

p. s
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