NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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venerdì 13 maggio 2022

Sofocle, "Edipo re". 31. vv. 252-262

Adolfo De Carolis, Edipo re
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Sommario
Edipo ribadisce l'ordine: egli si sente responsabile del buon esito dell'indagine siccome è il successore del re, tanto sul trono, quanto nel letto della regina; dunque sarà lui stesso il vendicatore dell'uomo che lo ha preceduto, e farà la parte che non possono fare i figli di lui, poiché non sono nati. Tali i propositi, tale il decreto; chiunque non obbedirà, dovrà subire una decadenza simile a quella della terra sconciata. Chi collaborerà con la Giustizia, invece avrà la riconoscenza di tutti e l'amicizia degli dei.
 
Traduzione vv. 252-262
A voi dunque ordino di portare a compimento tutto questo
per me stesso e il dio e per questa
terra così sterilmente ed empiamente sconciata.
Neppure infatti se la faccenda non fosse stata inviata dagli dei
sarebbe naturale che voi lasciaste così non purificato il misfatto,/
poiché un uomo ottimo, e per giunta re, è morto,
ma voglio che si faccia un’indagine; ed ora siccome mi trovo io
ad avere i poteri che quello aveva prima,
ad avere il letto e la donna dal seme comune, 260
 e una comunanza di figli comuni, se la sua razza…
non avesse avuto cattiva fortuna, sarebbe cresciuta
ma ora sul capo di quello è balzata la sorte
in vece loro, io queste battaglie, come per mio padre
combatterò e dappertutto arriverò
cercando di prendere l'autore manuale della strage
per il figlio di Labdaco, di Polidoro e anche
 di Cadmo che li precedeva e dell'antico Agenore
 
252-uJmi'n:si rivolge a tutti i Tebani.
253 ejmautou', tou' qeou' te: anche se non manca il te copulativo, il pronome e il nome sono molto vicini, in un accostamento della propria persona alla maestà divina quale prefigurazione del conato di esautorare Tiresia, il profeta di Apollo e di Zeus.
Per l'avvicinamento e l'assimilazione del potere tirannico a quello divino, nell’ Antigone, Creonte dice: sevbonta" eijdw;" eu\ qrovnwn ajei; kravth (v. 166) : (vi ho convocati)  sapendo bene che sempre onoravate il potere del trono, dove sevbw ha valenza religiosa.
Nella nostra tragedia, il conflitto tra il vate e il tiranno, vedrà il coro dapprima schierato con il potere laico: cfr. vv.499-500"Che tra gli uomini un profeta sia superiore a me, non è giudizio verace".
-254 ejfqarmevnh": part. perf. medio passivo da fqeivrw=guasto.
 La terra è sconciata in quanto priva di frutti (ajkavrpw") e abbandonata dagli dei ( kajqevw"=kai; ajqevw") che il tiranno cerca empiamente di sostituire.
 Nell'Elettra di Sofocle,  Oreste chiama la sorella:"w\ sw'mj  ajtivmw" kajqevw" ejfqarmevnon (v.1181), o corpo sconciato senza nome e senza dio.
Cfr. l’analogia tra la donna e la terra e pure tra l’uomo e la terra
nel Menesseno  Platone scrive:"ouj ga;r gh' gunai'ka memivmhtai[1] kuhvsei kai; gennhvsei , ajlla; gunh; gh'n" (238a), infatti non è stata la terra a imitare la donna nella gravidanza e nel parto. ma la donna la terra, e nel Menone il filosofo ateniese afferma che tutta la natura è imparentata con se stessa (th'" fuvsew" aJpavsh" suggenou'" ou[sh", 81d) e, dunque, anche l'uomo è stretto parente della grande madre e della natura in genere.
Tant'è vero che Saffo (VII-VI sec. a. C.) in un frammento di epitalamio paragona lo sposo a un giovane ramo flessibile:"A chi, caro sposo, posso paragonarti bene?/A un ramoscello flessibile ti paragono benissimo" fr. 127D.
255qehvlaton: dietro la peste e la pena degli uomini c'è un dio che spinge (qeo;" ejlauvnei), ma anche se non ci fosse, non sarebbe naturale lasciare la città impurificata.
Edipo sente l'innaturalezza delle cose storte e capisce che solo quelle diritte e pulite sono conformi a natura. Ecco perché gli uomini di Sofocle non patiscono assurdamente e gratis come quelli di Euripide: per gli eroi sofoclei ci sono valori assoluti, c'è un naturale e un innaturale, e quando il naturale è sconciato, essi soffrono per restaurarlo. In loro, come in Macbeth (V,1)"unnatural deeds do heed unnatural troubles ", atti contro natura producono turbamenti innaturali.
256- ajkavqarton=anapesto nelle prime tre sillabe.
-257 ajndrov" ktl.=genitivo assoluto con valore causale. In terza sede c'è un dattilo.-ojlwlovto": è il genitivo del participio del perfetto secondo intransitivo, o[lwla=sono morto, di o[llumi=uccido.
259ejxereuna'n: bisogna sottintendere un verbo (bouvlomai, voglio, o e[dei, si doveva) che lo sostenga. Significa "cercare fino in fondo": l'ejx esaustivo indica la volontà di non fermarsi nell'indagine, qualunque esito si possa prevedere.
Edipo, come gli altri eroi di Sofocle, intende approfondire il delfico gnw'qi seautovn fino alle conseguenze estreme.
Jaeger in Paideia  ( vol.I, p.492) dice"sino a penetrare la nullità larvale della forza umana e della felicità terrena".

-259 e[cwn=participio predicativo di kurw'.
ajrcav"=Edipo ha il potere in quanto ha il letto e la donna portatrice della regalità condivisa con il maschio il quale la semina via via.
260 e[cwn: sempre in dipendenza da kurw', vicino a tugcavnw anche per come si costruisce.
 oJmovsporon: significa che è stata seminata sia da Laio sia da Edipo.-
261 koinw`n- koivn j (av):   261- Se  confrontiamo questi versi con i 146-147 dell'Antigone:" e[ceton/ koinou' qanavtou mevro" a[mfw, hanno entrambi (Eteocle e Polinice) un pezzo di morte comune, si può dire che gli ultimi Labdacidi non riescono a dividersi le parti, a trovare il principio di identità e di individuazione. In questa famiglia regna la confusione che non le consente di funzionare secondo le esigenze per cui è stata costituita.
Sulla funzione della famiglia cito L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato (1884) di Friedrich Engels Engels:
 La famiglia “si fonda sul dominio dell'uomo, con lo scopo manifesto di generare figli di paternità indiscussa, paternità richiesta in quanto questi figli possano, in qualità di eredi naturali, entrare in possesso dl patrimonio paterno.". Quindi:"la monogamia nasce dalla concentrazione di più ricchezze in una mano sola-precisamente quella di un uomo- e dal bisogno di trasmettere in eredità tali ricchezze ai figli di quest'uomo e a nessun altro"(II capitolo, La famiglia, pp. 99-100).

La famiglia non basta più o forse non è mai bastata a garantire la “paternità indiscussa”. Leggo che il 10 per cento dei nati non sono figli del marito della donna che li ha messi al mondo.
Schopenhauer: "Nel nostro continente monogamico, sposare significa dividere a metà i propri diritti e raddoppiare i doveri (...) Nessun continente è così sessualmente corrotto come l'Europa a causa del matrimonio monogamico contro natura"[2].
Leopardi considera naturale il matrimonio monogamico solo nel periodo necessario alla prima crescita dei figli: "Giacchè la necessità del concubitu prohibere vago, non prova nulla in favore della società, perché anche gli uccelli si fabbricano il talamo espressamente e convivono con legge di matrimonio finché bisogna all'educaz. sufficiente dei prodotti di quel matrimonio, e nulla più; e non per questo hanno società. Né la detta necessità, riguardo all'uomo, si estende più oltre di questo naturalmente, ma artifizialmente, e a posteriori, cioè posta la società, la quale necessita la perpetuità dei matrimoni, e la distinzione delle famiglie e delle possidenze"[3].
La citazione latina è tratta dall' Ars Poetica [4] di Orazio; contestualizzata dice: "Fuit haec sapientia quondam,/ publica privatis secernere, sacra profanis,/concubitu prohibere vago, dare iura maritis,/oppida moliri, leges incidere ligno" (vv. 396-399), un tempo la sapienza fu questa: separare la proprietà privata dalla pubblica, il sacro dal profano, impedire gli accoppiamenti sregolati, imporre i doveri ai coniugi, fondare città, incidere le leggi nel legno. 
262" a[n riprende l’ a[n del verso precedente.
ejkpefukovta: il perfetto perifrastico nell'apodosi di questo periodo ipotetico che vuole essere irreale, indica che l'azione di generare di fatto si è compiuta.


Bologna 13 maggio 2022 ore  9, 36
giovanni ghiselli

p. s.
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[1] Perfetto di mimevomai.
[2]Parerga e paralipomena,  Tomo II, p. 832 e ss.
[3] Zibaldone 250.
 
[4] E' il titolo che Quintiliano diede all' Epistola ai Pisoni composta intorno al 15  a. C.

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