Sono possibili cinque prospettive per vedere la pace, per ora purtroppo in lontananza.
Una prospettiva comica derivata da Aristofane ( commedia Lisistrata del 411 a. C.)
Le donne ucraine e russe facciano lo sciopero del sesso finché gli uomini non abbiano smesso di fare la guerra.
Anche le altre donne europèe e pure le americane non si lascino toccare dai loro uomini fino a quando vengono mandate le armi.
La seconda prospettiva, letteraria-umanitaria e religiosa è quella della carità che salva e redime tanto l’assassino Raskolnikov quanto la prostituta Sonia in Delitto e Castigo di Dostoevkij. Con questo dico no alla censura razzistica su tutto quanto è russo: letteratura, musica, sport.
Terzo punto. Rifiuto appunto del razzismo, misorusso o russofobico che dire si voglia. Le televisioni mostrano lo spettacolo indecente di giornaliste e giornalisti russi invitati, poi “ospitati” con maltrattatamenti vari.
Quarto punto. La propaganda falsifica ogni cosa. Essa è magna pars di ogni guerra.
Alessandro Magno si spacciava per figlio di Zeus e, ai Macedoni che gli davano il consiglio non dirle tanto grosse, ribatteva che tale vanto era funzionale alle sue vittorie: “Famā enim bella constant et saepe quod falso creditum est veri vicem obtinuit “ (Curzio Rufo, Historiae Alexandri Magni, VIII, 8, 15), le guerre sono fatte di propaganda, e spesso anche quanto è stato creduto per sbaglio, ha ricevuto il posto della verità.
Anche il suo nemico destinato alla sconfitta, Dario III, dice famā bella stare (III, 8, 7) le guerre si fondano e reggono su quanto si dice.
Anche il console Claudio Nerone che con Marco Livio Salinatore sconfisse Asdrubale al Metauro nel 207 disse: “famam bellum conficere et parva momenta in spem metumque impellere animum” (Tito Livio, 27, 45), quello che si dice, la voce che circola, decide la guerra e fatti anche piccoli spingono gli animi alla speranza e alla paura.
Infine Tacito. “fama tamen occisi falso credita exterruit Pathos victoriamque concessit ” (Annales, VI, 35) la notizia falsamente creduta del capo ucciso spaventò i Parti che cedettero la vittoria (ai Sarmati).
Sicché ogni affermazione della propaganda va esaminata criticamente, e pure filologicamente. Democrazia liberale p. e. è un ossimoro. Democrazia infatti è potere del popolo, anche il prepotere del popolo non abbiente sugli abbienti (nelle Vespe di Aristofane 422 a. C. per esempio), mentre il liberalismo è lo sfruttamento del lavoro precario dei poveri sottopagati
Quinto punto
Ogni popolo ha una propria lingua, cultura e tradizioni proprie, e non è possibile imporre le i mores e i novmoi di una nazione a un’altra.
I Russi combattono come gli Sciti al tempo di re Dario I (seconda parte del VI secolo a. C.) in Erodoto IV, 31.
Tolstoj definisce piano di guerra scitico quello di Kutuzov che “mirava ad attirare Napoleone nelle regioni interne della Russia” (Guerra e pace, 1031). Gli Sciti non erano Russi, ma evidentemente c’è una corrispondenza tra la terra, il suo clima e le forme dell’esperienza umana.
Anche di questo ci informa Erodoto che asserisce il relativismo culturale e definisce pazzo il secondo re persiano Cambise in quanto offendeva la religione degli Egiziani e violentava le tradizioni del paese conquistato.
Cornelio Nepote (I sec. a. c.) nella Praefatio al Liber de excellentibus ducibus exterarum gentium scrive: “ non eadem omnibus esse honesta atque turpia”
Sesto punto: un imperativo categorico: cercare le cause.
Questa indagine non è dietrologia né complottismo come dicono gli avversi a queste ricerca per continuare a spacciare menzogne
Un esempio: Tucidide in un capitolo metodologico (I, 23) scrive che la causa più vera ma meno dichiarata a parole dello scoppio della guerra del Peloponneso fu il potenziamento degli Ateniesi che da decenni preoccupava gli Spartani.
Settimo punto: concludo con la religione.
L’uomo religioso, cristiano, musulmano o pagano che sia, non può essere favorevole ad alcuna guerra. Nei conflitti non ci sono eroi né vincitori né vinti, ma solo sconfitti, rovine e massacri.
Un caso di altissimo poeta religioso è Sofocle, il quale nella Parodo dell’Edipo re invoca gli dèi dell’ordine cosmico, dell’arte, del benessere e degli agoni ginnici- Zeus, Apollo, Minerva, Artemide-, mentre depreca, cioè prega che si allontani con una corsa retrograda, precipitosa, Ares il dio della guerra-to;n malerovn, il violento (190), to;n ajpovtimon ejn qeoi`~ qeovn, il dio disonorato tra gli dèi (215).
Eschilo un altro poeta sublime e religioso chiama Ares "oJ crusamoibo;"
d j [Arh" swmavtwn"(Agamennone, v.437), il cambiavalute dei corpi, nel senso che la guerra cambia gli uomini in cadaveri e arricchisce gli speculatori
Infatti, invece di uomini, urne e cenere ritornano alla casa di ciascuno canta il coro di 12 vecchi argivi nel primo stasimo di questa tragedia del 45o
“ajnti; de; fwtw`n
teuvch kai; spodo;~ eij~
ejkavstou dovmo~ ajfiknei`tai”( Eschilo, Agamennone, 434-436).
Mi unisco al canto di questi coreuti
Bologna 17 maggio 2022
giovanni ghiselli
parroco di San Bartolomeo e Gaetano eVicario Generale per la Sinodalità dell’Arcidiocesi di Bologna __________________________________________________________ Per collegamento online clicca qui: https://meet.goto.com/655618493 Per installare GoToMeeting clicca https://meet.goto.com/install |
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