Adolfo De Carolis, Edipo re |
traduzione
E ora, giacché, pur ultimo cittadino, sono contato tra i cittadini,
proclamo per voi tutti, Cadmei, questo bando:
"chiunque mai tra voi, di Laio, figlio di Labdaco,
sappia da quale uomo fu ucciso 225
a costui ordino di segnalare tutto a me;
e, se ha paura, elimini l'accusa
denunciando se stesso: infatti non subirà nient'altro
di spiacevole che andarsene via dal paese senza danno;
se invece uno sa che un altro da un'altra terra 230
è l'autore manuale, non taccia; infatti
il profitto glielo procurerò io e ci sarà gratitudine per giunta.
commento
22 u{stero": Edipo è ultimo siccome il più lontano da dio, e i contributi che paga (telw') per essere contato fra i cittadini (in latino inter cives censeri) non sono sufficienti a espiare gli atti contro natura che, sapendo o senza sapere, ha commesso, e, in ogni caso, continuano a girare nel mondo (cfr. Bonnard, La civiltà greca, p.275).
Anche nelle Coefore di Eschilo (v.278), gli assassini di Agamennone devono essere puniti con una multa che non è multa di roba: ajpocrhmavtoisi zhmivai".
223 profwnw': questo verbo, in altre due situazioni sofoclee, significa un fare sapere che contiene la minaccia di una ritorsione con l'eco di un dolore patito. Nell'Elettra la protagonista promette, con una speranza di vendetta, che, come un usignolo orbato dalla prole, non cesserà di fare risuonare il lamento su tutti (hjcw; pa'si profwnei'n, v.1089); e nell'Aiace (v.1089) Menelao ingiunge a Teucro:"Ti ordino di non seppellirlo (soi; profwnw' tovnde mh; qavptein) e avverte:"affinché ,seppellendolo, non debba tu stesso cadere nella tomba(o{pw" mh; tovnde qavptwn aujto;" eij" tafa;" pevsh/", v.1090).
Qui Edipo proclama il bando contro se stesso e prepara la propria punizione.
224 Lavion to;n Labdavkou: il nome dell'assassinato è messo in evidenza attraverso una prolessi, mentre la presenza del patronimico sottolinea l'ufficialità del bando.
226 tou'ton..ejmoiv:sono messi in evidenza nelle sedi estreme del verso, ma si sa che gli estremi si toccano e infatti le due persone coincidono.
227 uJpexelei'n: è infinito aor. di uJpexairevw (tolgo di mezzo) ed ha valore di imperativo.
228 aujto;" kaq j auJtou': letteralmente:" egli contro se stesso".
Edipo chiede un'autodenuncia la quale può venire solo da chi è tanto interessato alla soluzione del caso che il disvelamento della colpevolezza, anche propria, e il castigo conseguente, lo facciano soffrire meno del fallire nel compito preso davanti a tutti: quello di scoprire l'assassino. Ma chi si è sobbarcato a tale impegno è il re stesso, ed egli solo può confessare il delitto e subirne le conseguenze per evitare la pena ancora più grande di perdere l'identità del salvatore.
-peivsetai: futuro di pavscw.
229 ajblabhv": Edipo minimizza la pena, sia per invogliare l'assassino a svelarsi, sia per tutelare se stesso nel caso, segretamente temuto, di essre il colpevole. Il castigo anzi è quasi un premio, se consiste in un esilio da una terra desolata.
230 au\: ora Edipo fa un'altra ipotesi: che un tebano denunci uno straniero.-
231 tovn aujtovceira: La mano dell'assassino è ricorrente nei drammi dei cupi delitti: l'autore o l'ispiratore del misfatto è impressionato dalla mano che ha colpito ed è rimasta sporca di sangue.
Nelle Coefore si legge:"Tutti i canali convogliati in un'unica via, bagnando la strage che imbratta la mano, correrebbero invano a purificarla"(vv.72-74).
Nell'Antigone Creonte cerca l'autore manuale ( to;n aujtovceira) del misfatto (v. 306) minacciando la pena di morte a chi non lo denuncerà.
Anche nella Repubblica di Platone si cita il delitto compiuto di propria mano come meritevole di pene particolarmente gravi:"kai; aujtovceiro" fovnou meivzou" e[ti tou;" misqou;" dihgei'to"(615c), e raccontava che ancora più grandi erano i castghi dell'assassinio compiuto di propria mano.
Nel Macbeth, la donna che ha aizzato il marito al tradimento e al delitto sospira:"All the perfumes of Arabia will not sweeten this little hand ", tutti i balsami d'Arabia non basteranno a profumare questa piccola mano (V,1). Per sweet cfr. hjduv~ e suavis (W. Skeat, A Concise Etymogical Dictionay of the English Language, oxford All the Clarendon Press, 1984, First impression, 1882, p. 535)
232 kevrdo": il profitto. E' una parola che Sofocle associa più di una volta al tiranno, o facendogliela pronunciare oppure inserendola nelle accuse provenienti da altri personaggi. Nell'Antigone (v.1056) Tiresia ribatte a Creonte:"to; d j ejk turavnnwn aijscrokevrdeian filei', la razza dei tiranni ama i profitti turpi.
Per questo accostamento di Edipo a Creonte, cfr. V. Eherenberg, Sofocle e Pericle, (p.107):"Edipo sta su un piano più alto di Creonte; e tuttavia precipita rovinosamente perché anch'egli tenta di vivere in base al criterio secondo cui l'uomo sarebbe la misura di tutte le cose".
ch jJ= kai; hJ.
233 cavri~. La gratitudine è predicato di nobiltà d’animo, mentre l’ingratitudine caratterizza l’anima plebea come afferma, a ragione, Teognide: “la gratitudine per chi fa del bene ai vili svanisce del tutto, è come seminare l’abisso del mare canuto” (v. 105-106).
Bologna 12 maggio 2022 ore 9, 31
giovanni ghisellip.s.
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