Seconda parte del secondo stasimo dell’Edipo re di Sofocle.
Tramontano gli dèi.
Seconda strofe.Versi 883-896.
Sommario
Tutti gli atei portati a delinquere, i profittatori, gli arroganti, i dissoluti, dovranno essere colpiti dagli strali degli dèi; infatti se le azioni empie e malvagie non vengono punite esemplarmente, che senso ha la stessa rappresentazione sacra della tragedia?
"E se qualcuno incede
sprezzante nei gesti o nelle parole,
senza timore di Giustizia, senza
onorare le sedi degli dèi,
cattivo lo colga il destino
per lo sciagurato sfoggio,
se il guadagno non guadagnerà con giustizia[1]
e non si escluderà dai fatti empi
o stringerà come un matto le cose intoccabili[2].
Quale uomo ancora una volta in tale empietà
terrà lontani
gli strali degli dèi stornandoli dalla sua vita?
Se infatti tali azioni sono onorate
perché devo eseguire la danza sacra?
La punizione divina non può mancare poiché, se gli dèi non intervenissero a colpire gli empi, le stesse tragedie di Sofocle, sacre rappresentazioni di condanna dell'ateismo, perderebbero credibilità e valore.
Un frammento (12) del sofocleo Aiace locrese afferma che l'occhio aureo della giustizia vede e contraccambia l'ingiusto:"to; cruvseon de; ta'" Divka" devdorken o[mma to;n d& a[dikon ajmeivbetai".
Su questa domanda chiave sentiamo anche Dodds:“the meaning is surely ‘Why should I, an Athenian citizen, continue to serve in a Chorus? il significato è certamente ‘Perché dovrei io, un cittadino ateniese, continuare a servire nel coro?
In speaking of themselves as a chorus they step out of the play into the contemporary world, as Aristophanes’ choruses do in the parabasis. And in effect the question they are asking seems to be this: ‘ If Athens loses faith in religion, if the views of the Enlightement prevail, what significance is there in tragic drama, which exists as part of the service of the gods? To that question the rapid decay of tragedy in the fourth century may be said to have provided an answer. In sayng this, I am not suggesting with Ehrenberg that the position of Oedipus reflects that of Pericles[3], or with Knox that is intended to be a symbol of Athens[4]: allegory of that sort seems to me wholly alien to Greek tragedy. I am only claiming that at one point in this play Sophocles took occasion to say to his fellow citizens something which he felt to be important. And it was important, particularly in the period of the Archidamian War, to which the Oedipus rex probably belongs. Delphi was known to be pro-Spartan: that is why Euripides was given a free hand to criticize Apollo. But if Delphi could not be trusted, the whole fabric of traditional belief was threatened with collapse”[5],
nel parlare di se stessi come coro, essi, i coreuti, escono dalla finzione scenica ed entrano nel mondo contemporaneo, come fanno I cori di Aristofane nelle parabasi. E in effetti la domanda che essi pongono sembra essere questa: “se Atene perde la fede nella religione, se le visioni dell’Illuminismo prevalgono, quale senso rimane nella tragedia che sussiste come parte del servizio agli dèi? A questa domanda il rapido decadimento della tragedia nel quarto secolo si può dire che abbia fornito una risposta. Nel dire questo, io non sto suggerendo con Ehremberg che la posizione di Edipo riflette quella di Pericle, o con Knox che Edipo è proposto come simbolo di Atene: prefigurazioni di questo tipo mi sembrano del tutto aliene dalla tragedia greca. Sto solo asserendo che in un punto della tragedia Sofocle ha preso l’occasione di dire ai suoi concittadini qualche cosa che lui sentiva come molto importante. Ed era importante in particolare nel periodo della guerra Archidamica, al quale l’ Edipo re probabilmente appartiene. Delfi era nota per essere filo spartana: per questo a Euripide era lasciata mano libera nel criticare Apollo. Ma se Delfi poteva ricevere miscredenza, l’intero edificio della fede tradizionale era minacciato di collasso.
Non condivido questa datazione dell’Edipo re. Il resto mi piace.
Seconda antistrofe. Versi 897-910.
Sommario
Il coro teme che i luoghi più santi e venerati della Grecia verranno sconsacrati e la religione olimpica diverrà un cadavere, se l'anatema della miscredenza non sarà accolto e condiviso da tutti gli uomini. A Zeus non può sfuggire questo. Infatti quando i mortali bestemmiano gli oracoli impunemente, sparisce Apollo e tramontano gli dei.
“Non mi recherò più all'intangibile
ombelico della terra a pregare
né al tempio di Abae
né a Olimpia
se queste parole indicate a dito
non andranno bene a tutti i mortali.
Ma, o potente, se davvero è retta la tua fama,
Zeus signore del tutto, non sfugga questo a te
e al tuo dominio immortale in eterno.
Infatti già estirpano
gli antichi vaticini su Laio consunti
e in nessun luogo Apollo
risplende per gli onori
e tramontano gli dei (vv. 897-910)
-899ga'"(gh'") ojmfalo;n: è il santuario di Delfi, posto sotto le rupi del Parnaso, luogo di incontro del cielo, della terra e degli inferi, nonché di Apollo e Dioniso (cfr. Euripide, Baccanti, vv.306-307). Se le parole dell'oracolo delfico si riveleranno fallaci, tutti gli dei perderanno credibilità, e gli uomini diventeranno tanto criminali quanto infelici.
-900 Il tempio di Abae, presso Elatea, nella Focide
L'uomo religioso non considera tutti i luoghi della terra ugualmente significativi. Mircea Elide (Trattato di storia delle religioni, p.386) sostiene che" il tempio o la città sacra, essendo luoghi attraversati dall'Axis mundi , sono considerati a loro volta punto di congiungimento fra Cielo, Terra e Inferno".
Qui Sofocle menziona alcuni dei centri religiosi più venerati, con il monito che la loro potenza sacra svanirebbe, e la religione diventerebbe un cadavere se dall'ojmfalov" pullulassero parole vuote.
-902 ceirovdeikta:hapax. Le parole dei vaticini devono essere indicate(cfr.deivknumi) a dito con un gesto simile a quello dell'Apollo del tempio di Zeus a Olimpia. In mezzo al frontone occidentale si erge Febo in atto di sovrastare la zuffa di Centauri e Lapiti e di indicare la sua misura santa.
-904-905 -mh; lavqoi se;: ottativo aoristo di lanqavnw con l'accusativo della persona cui sfugge; cfr il latino lateo.
Cfr ajlhvqeia, “verità” che “non latenza”
Il soggetto sottinteso è qualcosa come tou'to o tavde riassuntivo delle empietà diffuse dalla moda della sofistica che nega gli dei, corrompe gli uomini e rende tutto malato. A questo proposito cfr. anche Euripide, Troadi, v.27:"nosei' ta; tw'n qew'n oujde; tima'sqai qevlei", viene meno il culto degli dei e non suole più essere onorato; quindi Ifigenia in Aulide, v.1403:"to; th'" qeou' nosei'".
905 fqivnonta=è prolettico: anticipa ejxairou'sin.
Lo spengersi degli oracoli procede parallelamente a quello della città; cfr.vv.25-26:"fqivnousa..fqivnousa (sogg è povli" del v.22). Infatti per Sofocle il declinare della religione corrisponde al decadere della vita.-
910 e[rrei de; ta; qei'a: le res divinae e gli dei stessi vanno in malora se i prepotenti possono celebrare impunemente i loro trionfi orrendi. Cfr., viceversa, il ringraziamento di Laerte nel ventiquattresimo dell'Odissea (vv.351-352):"Zeus padre, dunque ancora ci siete nell'alto Olimpo voi dèi/se davvero i proci l'isolente tracotanza pagarono".
Secondo Tucidide il succedersi degli eventi ha un atro verso: i luoghi santi e i vaticini vennero abbandonati dagli uomini quando essi constatarono che rivolgersi al sacro, era del tutto inutile:"pavnta ajnwfelh' h\n"(II,47).
Bologna 27 maggio 2022 maggio ore 19, 09
giovanni ghiselli
p. s.
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[1] Cfr. Solone, fr. 1 D. vv.7-8:"crhvmata d j imeivrw me;n e[cein, ajdivkw" de; pepa'sqai oujk ejqevlw",;J le ricchezze desidero averle, ma acquistarle senza giustizia non voglio.-
[2] Carlo Diano sostiene che i vv.890-891 contengono"un'aperta allusione alla mutilazione delle Erme e alla profanazione dei misteri"(Op. cit. p.82); ma, a pare mio, non si può escludere un riferimento al contatto incestuoso tra Edipo e Giocasta.
[3] V. Ehrenberg, Sophocles and Pericles (1954), 141 ff.
[4]B. M. W. knox, Oedipus at Thebes (1957), ch. ii
[5] Dodds, On Misunderstanding the Oedipus rex in The Ancient Concept Of Progress, p. 75.
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