giovedì 26 maggio 2022

L’appetito disonesto


 

Avete visto  nel blog precedente che il “porcellotto grasso” del poema satirico L’asino di Machiavelli denuncia l’appetito disonesto

de l’aver che non  tiene l’animo fermo nel viver parco, civile e modesto.

Voglio applicare questa espressione al movente che spinge  tanti uomini ad ammazzare, tanti altri a mentire facendo propaganda, e quasi ciascuno che ha facoltà di parlare, a dire parole funzionali al proprio interesse, tanto quello padronale  quanto  quello servile.

 Gli speculatori grossi sono quelli che fabbricano e vendono armi o manipolano finanza e mercati o incettano prodotti necessari e ne rialzano i prezzi.

Poi ci sono i piccoli profittatori medi tipo i parlamentari capaci solo di ripetere frasi fatte  che danno ragione ai loro capi, nella speranza di venire candidati di nuovo, quindi i giornalisti scadenti che echeggiano la voce del padrone scrivendo spesso anche delle menzogne. Tutti costoro parlano per la  greppia che è il loro altare. E auspicano, e pregano che la guerra continui: dum pendet reddet. Nessuno li chiamerà al redde rationem poiché la maggioranza che soffre le conseguenze del conflitto non ha alcun potere.

Intanto in Ucraina ci sono emergenze umanitarie costituite da abitanti di vaste zone senza acqua, cibo, medicine, da soldati ucraini e russi che sembrano bambini, povere creature  mandate allo sbaraglio. Si vedono dei prigionieri che incarnano la desolazione.

E poi ci sono stati tanti morti.  Decine di migliaia. Ma a certa gente questo orrore stuzzica l’appetito disonesto appunto, e  si sente ripetere continuamente che dobbiamo mandare le armi finché tutta l’Ucraina e con essa l’intera Europa verrà liberata dai Russi.

Questi intanto seguitano ad avanzare. Bisogna fermarli e porre termine alla guerra intavolando trattative e facendo discorsi realistici, che tengano conto della verità effettuale e mettano davanti a tutto la vita umana. Ogni vita umana

Bologna 26 maggio 2022 ore 19, 42

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Ora vado in bicicletta, in salita, perché il mio appetito sia onesto, cioè stimolato dalla fame e la cena non sia immeritata. Mangerò comunque in modo parco, civile e modesto.

 

 

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