Adolfo De Carolis, Edipo re |
Pima parte
vv.216-232
Edipo risponde alle preghiere del Coro come se fossero rivolte alla propria persona invece che agli dei. Promette che darà un aiuto decisivo, sebbene sia tanto estraneo all'azione delittuosa e a quanto se ne è detto, da avere bisogno di qualche indizio per seguire la traccia. I Tebani dunque devono aiutarlo, se possibile con le buone: il re proclama ufficialmente che l'assassino può autodenunciarsi: non gli succederà niente di peggio che andarsene in esilio; se invece uno sa che il criminale non è tebano, lo denunci: ne avrà un premio.
Traduzione dei versi 216-221
"Tu chiedi, e per quello che chiedi, se ascoltando vuoi
accogliere le mie parole e provvedere al morbo,
potresti prendere un sostegno e un sollievo dai mali:
sono vicende che io, pur estraneo a questo discorso, esporrò
ed estraneo all'azione; infatti non per lunga via 220
potrei seguire la traccia da solo se non avessi qualche segno.
216 aijtei'": Edipo parla come se il canto corale di invocazione fosse diretto a se stesso, ed egli potesse esaudirne le richieste.-ta[m&=ta; ejmav.
217uJphretei'n: provvedere al morbo significa occuparsene: le difficoltà vengono superate solo con l'attraversarle.
L' Elettra di Sofocle dice a Oreste di essere disposta ad assecondarlo in tutto; altrimenti, aggiunge,"ouj..a[n kalw'" uJphretoivhn tw'/ parovnti daivmoni(vv.1305-1306) non servirei bene al demone presente. Questo, poco dopo, li spinge ad ammazzare la madre.
Anche Edipo si occupa del fato presente, il proprio destino, fino all’annientamento dell’identità posticcia che si era procurata con il suo agire
Patire il proprio genio è inevitabile: cfr. Virgilio, Eneide, VI, 743, quisque suos patimur manes. Edipo attraverso la malattia si correggerà, così come il Giobbe biblico:"Felice l'uomo che è corretto da Dio"(Giobbe, 5, p.1547).
-218 kajnakouvfisin=kai; ajnakouvfisin. Dopo avere remato (il primo significato di uJphretevw è "servo come rematore") e attraversato il mare del dolore, Edipo vuole aiutare la città incapace di sollevare la testa (ajnakoufivsai kavra, cfr.v.23) dai gorghi del flutto insanguinato (v.24).
Tacito usa un'immagine del genere
all'inizio delle Storie (I,2: “infecti caedibus scopuli” , gli scogli
sporchi di stragi) per significare una caduta simile, dovuta anch'essa
all'immoralità e all'empietà.
Sulla stessa onda
si trova pure il Satiricon:(115):"Si bene calculum ponas, ubique naufragium
est ", se fai bene i conti, il naufragio è dappertutto.
219 e 220 xevno" è ripetuto in una excusatio non petita : finora nessuno lo ha accusato di alcunché. Più avanti invece Tiresia replicherà dicendo che l'uomo ricercato per l'assassinio di Laio è "xevno" lovgw/ mevtoiko"/" (v.452),straniero a parole e immigrato, ma poi si svelerà tebano di razza (vv.452-453).
Intanto già queste parole di Edipo contengono un secondo senso con il quale chi vorrebbe scusarsi diventa l'accusatore di se stesso: egli è estraneo, ossia non partecipe del lovgo", siccome gli manca la visione mentale capace di mettere insieme (levgein)i dati, ed è estraneo all'azione ( 220 tou' pracqevnto") è alienato perfino dal proprio agire poiché sta mettendo in moto un meccanismo del quale non è consapevole. Crede di cercare un altro e va a caccia di se stesso, come gli rivelerà Tiresia ai versi 449-451:"quest'uomo che da un pezzo tu cerchi minacciando e sbandierando l'assassinio di Laio, eccolo qui".-
makra;n=è sottinteso oJdovn.
220- 221 ouj ga;r a]n makra;n i[cneuon: Edipo non può ottemperare all'ordine della parola apparsa sul Parnaso nevoso: rintracciare dappertutto l'uomo oscuro (vv. 473-476), siccome è lui stesso il braccato che lascia le orme, e, mentre fugge, si imbestia: diviene il toro delle rupi (petrai'o" oJ tau'ro", v.479), l'animale del sacrificio, come l'Agamennone di Eschilo:"tieni la vacca lontana dal toro (a[pece th'" boo;" to;n tau'ron): presolo nel peplo, lo colpisce con la macchinazione delle nere corna, ed esso cade nella vasca piena d'acqua"(vv.1125-1128).
Anche nei suovitaurilia del Carmen lustrale riferito da Catone (De agricultura , 141, 2-3) c'è il toro tra le vittime sacrificate per stornare "viduertatem vastitudinemque ", sterilità e devastazione.
221 mh; oujk=le due sillabe contano per una sola(sinalefe).La doppia negazione della protasi irreale è dovuta all'ouj precedente.-suvmbolon: il figlio di Laio vuole un segno, come in N. T. Matteo XII, 39" generatio mala et adultera signum requirit , e come l'umanità di Eliot in Gerontion:"we would see a sign "(v.17), noi vorremmo vedere un segno.
Ma non gli verrà dato, poiché Edipo stesso è segno per gli altri: egli è venuto per acciecarsi, essere bandito, e capovolto da re a mostro deforme, onde insegnare che l'uomo, soprattutto se potente e presuntuoso, è povera e piccola cosa davanti a Dio.
Ricordo che suvmbolon è la metà di un oggetto, il contrassegno che deve combaciare con l’altra metà.
Alla Fine del Faust di Goethe il coro mistico canta: “E’ solo un simbolo, una similitudine, tutto l’effimero.
continua
Bologna 11 maggio 2022 ore 19, 06
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Intanto già queste parole di Edipo contengono un secondo senso con il quale chi vorrebbe scusarsi diventa l'accusatore di se stesso: egli è estraneo, ossia non partecipe del lovgo", siccome gli manca la visione mentale capace di mettere insieme (levgein)i dati, ed è estraneo all'azione ( 220 tou' pracqevnto") è alienato perfino dal proprio agire poiché sta mettendo in moto un meccanismo del quale non è consapevole. Crede di cercare un altro e va a caccia di se stesso, come gli rivelerà Tiresia ai versi 449-451:"quest'uomo che da un pezzo tu cerchi minacciando e sbandierando l'assassinio di Laio, eccolo qui".-
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220- 221 ouj ga;r a]n makra;n i[cneuon: Edipo non può ottemperare all'ordine della parola apparsa sul Parnaso nevoso: rintracciare dappertutto l'uomo oscuro (vv. 473-476), siccome è lui stesso il braccato che lascia le orme, e, mentre fugge, si imbestia: diviene il toro delle rupi (petrai'o" oJ tau'ro", v.479), l'animale del sacrificio, come l'Agamennone di Eschilo:"tieni la vacca lontana dal toro (a[pece th'" boo;" to;n tau'ron): presolo nel peplo, lo colpisce con la macchinazione delle nere corna, ed esso cade nella vasca piena d'acqua"(vv.1125-1128).
Anche nei suovitaurilia del Carmen lustrale riferito da Catone (De agricultura , 141, 2-3) c'è il toro tra le vittime sacrificate per stornare "viduertatem vastitudinemque ", sterilità e devastazione.
221 mh; oujk=le due sillabe contano per una sola(sinalefe).La doppia negazione della protasi irreale è dovuta all'ouj precedente.-suvmbolon: il figlio di Laio vuole un segno, come in N. T. Matteo XII, 39" generatio mala et adultera signum requirit , e come l'umanità di Eliot in Gerontion:"we would see a sign "(v.17), noi vorremmo vedere un segno.
Ma non gli verrà dato, poiché Edipo stesso è segno per gli altri: egli è venuto per acciecarsi, essere bandito, e capovolto da re a mostro deforme, onde insegnare che l'uomo, soprattutto se potente e presuntuoso, è povera e piccola cosa davanti a Dio.
Ricordo che suvmbolon è la metà di un oggetto, il contrassegno che deve combaciare con l’altra metà.
Alla Fine del Faust di Goethe il coro mistico canta: “E’ solo un simbolo, una similitudine, tutto l’effimero.
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