venerdì 6 maggio 2022

Sofocle, "Edipo re". 18. 122-131

Adolfo De Carolis, Edipo re
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Creonte
Diceva che dei predoni, imbattutisi in lui, lo uccisero
non con una violenza sola ma con una moltitudine di mani.
 
Edipo
Il predone però, se non avesse preparato qualche cosa da qui con il denaro,/come sarebbe giunto a tanta audacia?
 
Creonte
Sembrava così, ma, morto Laio,
non veniva nessuno a soccorrerci nelle sciagure.
 
Edipo
Ma quale male, caduta così la tirannide,
stando tra i piedi, vi impediva di sapere bene questo ?
 
Creonte
La Sfinge dal canto variopinto ci spingeva a guardare
quello che era lì tra i piedi, e a lasciare perdere quanto non si vedeva
 
122 lh/sta;": Creonte usa il plurale; Edipo che ha compiuto il misfatto, ed era solo,  nella replica successiva usa il singolare lh/sthv" .
 Al verso 535 Edipo accusa il cognato chiamandolo ladro evidente della mia tirannide “lh/sthv" t j ejnargh;" th'" ejmh'" turannivdo"”.  Il predone secondo lui è chi toglie ai re la vita e il potere.
123-nin=aujtovn—
plhvqei: la notizia falsa è stata messa in giro, forse, da Giocasta, per nascondere la debolezza di Laio o per scagionare Edipo, se aveva già capito come erano andate le cose.
Del resto è con l'appoggio della massa, tw'/ plhvqei, che si prende la tirannide, come leggiamo in Plutarco Vita di Solone, 30, 2:" to; me;n plh'qo"  h\n e{toimon uJpermacei'n  tou' Peisistravtou", la massa era pronta a combattere in favore di Pisistrato che estese il proprio potere, finché occupò l’acropoli mevcri  th;n ajkrovpolon katevsce (30, 5) con i suoi mazzieri. Questo avvenne ad Atene intorno al 560 a. C.
 
La testa come acropoli della persona.
Se l’acropoli di ogni persona è la sua mente[1], i nuovi tiranni si adoperano per occupare le teste dei sudditi con una propaganda che è una continua réclame di quanto bene fanno e quanto bravi sono. Naturalmente tale pubblicità funziona solo se le teste da colonizzare e sottomettere non hanno le difese della cultura, del pensiero, della coscienza. Così le mazzate dei mazzieri possono annientare l’autonomia del pensiero deli suddito.
Bologna 5 maggio 2202 ore 18, 39
In a depraved May” a dire il vero: fa anche freddo
 
124 ajrguvrw/: c'è una sopravvalutazione del denaro da parte di Edipo che non ha ancora compreso la forza dello spirito e dell’accordo con il cosmo messo in ordine dagli dèi. Uno dei segni della degenerazione dell'anima tirannica è appunto la maledetta fame dell'oro.
Al verso 1055 dell'Antigone  Creonte accusa Tiresia:"to; mantiko;n ga;r pa'n fila;rguron gevno"", la razza dei profeti è tutta avida di denaro.
 Il vate ribatte:"to; dev ge turavvvnnwn aijscrokevrdeian filei', e quella dei tiranni ama i lucri turpi. Pericolosa, satanica e minacciosa è la teocrazia del denaro.
 
125ejnqevnde: da Tebe.
tovlmh": genitivo partitivo con tovde.
Tovlmh  è la sconsiderata  audacia temeraria che porta a commettere azioni cattive: cfr.leTrachinie (v.582) dove Deianira si augura:"kaka;" de; tovlma" mhvt j ejpistaivmhn ejgwv", che io non sia capace di cattivi ardimenti; quindi aggiunge:"tav" te tolmwvsa" stugw'"(v.583) le temerarie hanno il mio odio.
Nel Bellum Catilinae di Sallustio, Catone , parlando in senato dopo e contro Cesare, il quale aveva chiesto di punire i congiurati "solo" confiscando i loro beni e tenendoli prigionieri in catene nei municipi, denuncia questo cambiamento del valore delle parole:"iam pridem equidem nos vera vocabula rerum amisimus: quia bona aliena largiri liberalitas, malarum rerum audacia fortitudo vocatur, eo res publica in extremo sita est " (52, 11), già da tempo veramente abbiamo perduto la verità nel nominare le cose: poiché essere prodighi dei beni altrui si chiama liberalità, l'audacia nel male, coraggio, perciò la repubblica è ridotta allo stremo
126-dokou'nta..h\n: forma perifrastica che corrisponde a ejdovkei (videbatur ) ma prolunga e rende più solenne l'espressione.
Il prolungamento nel parlare invece della sintesi è il vezzo di quanti vogliono darsi importanza e d’altra parte non sono capaci di fare centro con la parola. Considerate certi conduttori e conduttrici televisive vaghi di ciance, le proprie e quelle degli ospiti più allineati.   
127- ajrwgo;". Nell'Elettra di Sofocle il coro invoca Oreste quale ajrwgov" che punisca chi ha ammazzato il re suo padre:"Soccorritore dei morti dal piede insidioso, si spinge dentro la reggia, verso le sedi di antica ricchezza del padre"(vv.1391-1393).
Il figlio di Agamennone ammazza Egisto senza esitare; Edipo  punisce se stesso, ed entrambi per vendicare il padre assassinato.
Edipo e Amleto
Nel dramma moderno invece troviamo Amleto  il quale esita a castigare lo zio, assassino del padre e amante della madre, poichè "colui gli mostra attuati i suoi desideri infantili rimossi"(Freud, Interpretazione dei sogni , p.251).
Goethe nel romanzo L'apprendistato di Guglielmo Meister (p.708) interpreta l'esitazione del principe di Danimarca come inattitudine all'azione:"Shakespeare ha voluto descrivere una grande azione imposta a un'anima che dell'azione non è capace".
Pirandello infine considera il passaggio da Oreste ad Amleto come la conseguenza di uno strappo nel cielo di carta del teatrino di marionette:"Tutta la differenza, signor Meis, fra la tragedia antica e la moderna, consiste in ciò, creda pure, in un buco nel cielo di carta"(Il fu Mattia Pascal, p.173).
-128ejmpodw;n= è un avverbio che significa inceppamento dei piedi
ei\rge: La tirannide impedisce di sapere bene- ejxeidevnai-, di pensare, di parlare.
to; pro;~ posi; skopei`n 130. La Sfinge dal canto variopinto a parer mio è assimilabile alle sirene pubblicitarie che inducono a guardare solo quello che è tra i piedi, inceppati oltretutto. Penso ai cellulari
La tirannide del consumismo è la più pervasiva per tutti e la più seducente per i poveri, gli ignoranti, gli indifesi.
La tirannide stessa è offensiva ed è ignorante.
Il saggio Solone nella Vita scritta da Plutarco (14, 8) definisce la tirannide un bel castello, ma senza uscita:"kalo;n me;n ei\nai th;n turannivda cwrivon, oujk e[cein d j ajpovbasin".
 
Edipo prima di purificarsi e acquistare intelligenza con la sofferenza, si vanta di non sapere nulla:"oJ mhde;n eijdw;" Oijdivpou"", io, Edipo, che non sapevo nulla(v.397); questo è un male.
 Almeno una conoscenza è necessaria: quella che Teseo si attribuisce nell'Edipo a Colono : "e[xoid j ajnh;r w[n", so bene di essere un uomo (v.567). E' la coscienza della propria umanità senza la quale ogni atto violento è possibile. Il sapere di essere uomo che cosa comporta? Significa incontrare una creatura caduta in rovina come è Edipo e averne compassione, cioè farle domande (vv. 556-557:"kaiv s j oijktivsa"-qevlw perevsqai"), ascoltarla e comprenderla con simpatia poiché siamo tutti effimeri, sottoposti al dolore e destinati alla morte. "Anche io-dice Teseo a Edipo-sono stato allevato fuggiasco come te"(vv.562-563)."Dunque so di essere uomo e che il domani non appartiene più a me che a te"(vv567-568).
 E' una dichiarazione di quella filanqrwpiva che si diffonderà in età ellenistica e partorirà l'humanitas latina.  
Una simile dichiarazione di umanesimo, quale interesse per l'uomo e disponibilità ad ascoltarlo, leggiamo nel  più   famoso verso di Terenzio
( Heautontimorumenos  77) :"Homo sum: humani nil a me alienum puto ".
Anche Oblomov di Goncarov nega valore all'intelligenza che non comprende l'umanità:"Voi credete che il pensiero possa fare a meno del cuore. No, il pensiero è reso fecondo dall'amore. Tendete la mano all'uomo caduto per sollevarlo, o piangete lacrime amare su di lui, se egli è finito, ma non lo schernite. Amatelo, riconoscete voi stesso in lui e trattatelo nel modo in cui trattereste voi stessi"(p.53). 
 
130 poikilw/dov": il canto variopinto è la parola ingannevole e adulatoria del tiranno, del demagogo, del sofista. Oggi quella delle propagande E' il brutto senza semplicità.
Seneca nell'Oedipus  fa dire al protagonista(vv.91-92):"Nec Sphinga coecis verba nectentem modis/fugi ", né sono scappato davanti alla Sfinge che intricava le parole in ciechi stilemi.
 Nell'Edipo a Colono (vv.761-762) il cieco apostrofa il nuovo despota Creonte dicendogli:"O tu che osi tutto e da ogni discorso giusto trarresti uno stratagemma variopinto, mhcavnhma poivkilon.
E' la cultura sofistica che insegna a rendere migliore il discorso peggiore: to;n h[ssw lovgon kreivttw poiei'n. Tale paideia spinge a osservare quello che è tra i piedi poiché mira ai beni materiali e impedisce la conoscenza dei valori dello spirito. Infatti ha in odio l'assoluto.
Sulla descrizione esterna della Sfinge che al v.508 viene chiamata "pterovess jkovra", la ragazza alata, può avere influito il racconto erodoteo dei serpenti alati e variopinti ("o[fie" uJpovpteroi..poikivloi",III, 107) che custodiscono gli alberi dell'incenso in Arabia.
131 tajfanh'=ta; ajfanh'.
 I tellurici pragmatici vedono solo le cose materiali.
Platone nel Sofista scrive che cè una Gigantomachia tra gli amici delle forme e   “i figli della terra che riconoscono come esistente solo ciò che possono toccare con mano”(247c).
 
Leggiamolo
Lo straniero di Elea   dunque  segnala una gigantomaciva...peri; th'" oujsiva", una battaglia di giganti sull'essere.
 I due eserciti sono schierati così:"OiJ me;n eij" gh'n ejx oujranou' kai; tou' ajoravtou pavnta e{lkousi tai'" cersi;n ajtecnw'" pevtra" kai; dru'" perilambavnonte". Tw'n ga;r toiouvtwn ejfaptovmenoi pavntwn diiscurivzontai tou'to ei\nai movnon o} parevcei prosbolh;n kai; ejpafh;n tina, taujto;n sw'ma kai; oujsivan oJrizovmenoi, tw'n de; a[llwn ei[ tiv" ti fhvsei mh; sw'ma e[con ei\nai, katafronou'nte" to; paravpan kai; oujde;n ejqevlonte" a[llo ajkouvein"  (246a-b), gli uni dal cielo e dall'invisibile trascinano a terra tutto, acchiappando con le mani proprio come se fossero rocce o querce. E infatti attaccandosi a tutte le cose siffatte affermano che soltanto è, ciò che offre un contatto  e una presa manuale, e stabiliscono che l'essere e il corpo sono la stessa cosa, e  se qualcuno degli altri dirà che c'è qualche cosa senza corpo, lo disprezzano completamente  e non vogliono ascoltare nient'altro.
 
Gli avversari sono hJmerwvteroi più miti: "oiJ pro;" aujtou;" ajmfisbhtou'nte"  mavla eujlabw'" a[nwqen ejx ajoravtou poqe;n ajmuvnontai, nohta; a[tta kai; ajswvmata ei[dh biazovmenoi th;n ajlhqinh;n oujsivan ei\nai" (246b) , quelli che nel dibattito si oppongono loro, molto cautamente si difendono, appoggiandosi a regioni superiori e all'invisibile, e sostenendo con convinzione che il vero essere consiste in alcune forme pensabili e immagini incorporee.
 I primi furono seminati nella terra e dalla terra sono sorti ("spartoiv te kai; aujtocqovne"", 247c), gli altri da considerare sono   gli amici delle forme"tou;" tw'n eijdw'n fivlou"", 248a).
Secondo A. E. Taylor,  il filosofo con i primi allude non agli atomisti ma al "crasso, ottuso materialismo dell'uomo medio"[2]. Non dissimili da questi non miti giganti sono quelli incontrati e sconfitti da Eracle e gli Argonauti nella penisola dell'Arctonneso che si stende nella Propontide: l'abitavano i figli della terra (Ghgeneve" ) violenti e selvaggi (uJbristaiv te kai; a[grioi), ognuno dei quali aveva sei braccia possenti, due attaccate alle spalle, le altre quattro ai terribili fianchi[3].
Può essere collocata qui la quinta scheda: l'eterno filisteo.
 
giovanni ghiselli 6 maggio 2022 ore 10, 12
 
p. s
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[1] Cicerone ricava dal Timeo di Platone ( 69c-71a) il dato che la parte razionale dell’uomo si trova nell’acropoli, la roccaforte di ogni persona. “Plato triplicem finxit animum, cuius principatum id est rationem, in capite sicut in arce posuit” (Tusculanarum Disputationum, I, 20)
[2] Platone, p.597.
[3] Apollonio Rodio, Argonautiche, II, vv. 942 sgg.

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