La Malga Panna con la fanciulla ciclopica addetta alla mescita
Ero arrivato davanti alla Malga Panna dove decenni prima le zie mi portavano a fare merenda. C’ero già stato nel giugno precedente con Ifigenia che era scontenta e mi scontentava. Una sera verso il tramonto vidi passare un giovane che correva da solo. Sfrecciava in mezzo all’erba che nel mese di massima luce, quando i sentieri della notte e del giorno sono vicini, è alta quasi quanto una ragazza di media statura.
Ero sceso dalla stanza situata nel piano superiore. Mi affacciai sull’uscio e vidi il corridore sciolto, non inceppato.
“Te beato per la tua libertà!” gridai .
Speravo che durante la mia assenza quel’impiastro rimasto a poltrire tornasse a Bologna magari rimorchiata da un un brav’uomo intenzionato a sposarla.
Era rimasta stesa nel letto a lamentarsi di Moena, della luce e di me.
Quella sera di marzo invece la medesima persona assente mi mancava.
Dovevo capire che cosa volevo, ma i suoi andirivieni emotivi non mi aiutavano. Mi ero chiuso in un labirinto con lei. Dovevo correggere i giri irrequieti, irrisoluti, irregolari della mia mente osservando quelli del sole di cui mi fidavo.
“Solem quis dicere falsum/audeat? ", il sole chi oserebbe chiamarlo falso? Mi domandai, e risposi: “io no di sicuro”.
Aggrappato a questa certezza, entrai. Chiesi dieci gettoni per telefonare e un caffè alla ragazza enorme addetta alla mescita. Era un colosso tanto grande che la assimilavo ai monti meno alti della Valle di Fassa.
Mentre bevevo, la ragazzona mi domandò come potessi farlo senza avere prima addolcito quel liquido amaro. “Mi piace così com’è signorina, e non voglio alterarne il sapore”, risposi e pensai che pure Ifigenia, se volevo continuare a frequentarla, dovevo sorbirla com’era. Un’impresa titanica.
Quindi mi rivolsi alla gigantessa dicendole. “provi anche lei, signorina. Dopo un paio di volte si accorgerà quanto è buono”.
Mi fece un sorriso mesto e scosse la testa. Le dimensioni non erano umane ma aveva un’anima assai mansueta.
Speravo di educarla inducendola a dimagrire. Volevo farle del bene. Non era la prima volta che ci provavo. Ma le mie fatiche umanamente spese non sono mai giunte a redimere quella povera ragazza dall’orribile vizio che l’aveva ingrossata a dismisura.
Giganti e Titani pensai, sono gli eterni nemici della misura.
Bologna primo giugno 2021 ore 17, 8
giovanni ghiselli
p. s.
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