Nietzsche 23
La sapienza silenica. Alcune altre testimonianze
Il cupio dissolvi dell’età dei Titani è significato dalla Sapienza silenica
Prima c'è la leggenda del Sileno cui il re Mida dava la caccia. Infine lo prese e gli domandò quale fosse per l'uomo la cosa migliore.
Il mostro, acre, bimembre, prima tacque, poi rispose con un riso stridente:"Effimera creatura, figlia del caso e dell'affanno, la cosa migliore è non essere nati, la seconda è morire appena nati”.
Di questa saggezza da mostro troviamo varie espressioni: c'è la leggenda di Cleobi e Bitone
Leggiamo la storia come è raccontata da Erodoto (Storie, I, 31, 1-5)
"Poiché Solone dicendo molte cose sulla felicità di Tello lo aveva stimolato, Creso domandava chi avesse visto secondo, dopo quello, essendo del tutto convinto di ottenere almeno il secondo posto.
Solone allora disse:"Cleobi e Bitone. Questi infatti, che erano Argivi di stirpe, avevano mezzi di vita sufficienti, e oltre a ciò una forza corporea tale che entrambi erano ugualmente vincitori di gare, e per giunta si racconta questa storia. Ad Argo c’era una festa in onore di Era e bisognava assolutamente che la loro madre sacerdotessa venisse portata su un carro al tempio
Ma i buoi non tornavano in tempo dai campi. Stretti dal tempo i giovani, sobbarcatisi essi stessi il giogo, trascinavano il carro, sul carro da loro era portata la madre, e trasportatala per quarantacinque stadi, giunsero al tempio".-
"Su loro, che avevano compiuto questo ed erano visti dalla folla, sopraggiunse la fine della vita migliore, e mostrò in questi la divinità che è meglio per l'uomo essere morto piuttosto che vivere
:"dievdexev te ejn touvtoisi oJ qeo;" wJ" a[meinon ei[h ajnqrwvpw/ teqnavnai ma'llon h] zwvein"( I, 31, 3).
Gli Argivi infatti stando intorno, esaltavano la forza dei giovani, e le Argive la loro madre, per quali figli aveva avuto in sorte
Allora la madre, molto lieta, per il fatto e la fama, stando davanti alla statua pregava che la dea concedesse a Cleobi e Bitone, i suoi figli i quali l'avevano molto onorata, di ottenere quella che per l'uomo è la cosa migliore. Dopo questa preghiera, come ebbero sacrificato e banchettato, addormentatisi nel tempio stesso, i giovani non si alzarono più ma ebbero tale fine"Gli Argivi, erette loro delle statue, le dedicarono a Delfi come quelle di uomini che erano stati eccellenti".
Attualmente, nel museo di Delfi, si possono vedere le statue di Cleobi e Bitone, sculture di scuola argiva. "Non mancano elementi che sorprendono, quali la struttura pesante, le spalle atticciate, l'enorme cranio schiacciato in alto. Elementi tutti un poco sorprendenti se si pensa che i due eroi sono in realtà giovanissimi, imberbi e quasi fanciulleschi nel volto...due giganti buoni dalla breve vita"[1].
Nell’ Edipo a Colono ,1223, leggiamo:"mh; fu'nai to;n a{panta nika'/ lovgon", non nascere vince ogni considerazione; secondo bene è , una volta apparsi, tornare al più presto là da dove si è giunti.
In latino, Cicerone scrive:"non nasci homini longe optimum est, proximum autem, quam primum mori"(Tusculane , I, 48). Cicerone ci ricorda che Euripide fece uso di questo concetto nel Cresphonte dove si dice che si dovrebbe festeggiare la morte e piangere la nascita degli uomini. Del resto il concetto è comune nella tradizione letteraria greca e latina.
Teognide (VI sec.) scrive che la cosa migliore per chi vive sulla terra è non essere nato (mh; fu'nai) ma quando si è nati al più presto varcare la soglia dell'Ade e giacere sotto gran massa di terra (425-428).
Seneca, nella Consolazione a Marzia del 40, ripete:"Itaque, si felicissimum est non nasci, proximum est, puto, brevi aetate defunctos esse" (22).
Del resto sappiamo che Erodoto ricorda il costume dei Trausi (Traci) i quali piangono le nascite deplorando i mali che attendono il neonato e festeggiano i decessi considerando che liberato da tanti mali, il morto si trova in completa felicità (V, 4).
Leopardi, nella Storia del genere umano dice che a un certo momento venne "riconfermato il tedio e la disistima della vita", e "si ridussero gli uomini in tale abbattimento che nacque allora il costume riferito nelle storie umane come praticato da alcuni popoli antichi che nascendo alcuno, si congregavano i parenti e gli amici a piangerlo; e morendo, era celebrato quel giorno con feste e ragionamenti che si facevano congratulandosi con l'estinto".
Questa saggezza silenica popolare sta al mondo apollineo, come le torture del martire stanno alla sua visione estatica.
“Raffaello… ci ha rappresentato in un dipinto simbolico…il processo originario dell’artista ingenuo e insieme della cultura apollinea. Nella sua Trasfigurazione[2] la metà inferiore col ragazzo ossesso, gli uomini in preda alla disperazione che lo sostengono, gli smarriti e angosciati discepoli, ci mostra il rispecchiarsi dell’eterno dolore originario…l’illusione è qui un riflesso dell’eterno contrasto…Da questa illusione si leva poi, come un vapore d’ambrosia, un nuovo mondo illusorio, simile a una visione di cui quelli illuminati dalla prima visione non vedono niente-un luminoso fluttuare in purissima delizia”[3].
Bologna 2 gennaio 2023 giovanni ghiselli
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