Letta ha detto che cerca la verità non l’unanimità.
Però è un seguace dei luoghi comuni quando dice di volere più donne al potere senza specificare che le donne come gli uomini, per gestire la res publica, che è res populi, devono essere persone oneste e capaci, non scelte in base al sesso. Questa è la verità.
Letta deve essere uno che sa di lettere, quindi voglio rammentargli quanto dice Polinice nelle Fenicie[1] di Euripide :"aJplou'" oJ mu'qo" th'" ajlhqeiva" e[fu,-kouj poikivlwn dei' ta[ndic' eJrmhneuavtwn" (vv. 469-470), il discorso della verità è semplice, e quanto è conforme a giustizia non ha bisogno di interpretazioni ricamate. Invece l' a[diko" lovgo" , il discorso ingiusto, siccome è malato dentro, ha bisogno di rimedi scaltri:"nosw'n ejn auJtw'/ farmavkwn dei'tai sofw'n" (v. 472).
Sono certo che il segretario del PD conosce il greco e non gli serve la traduzione, tuttavia voglio aggiungere la versione latina Seneca: “ut ait ille tragicus ‘veritatis simplex oratio est’, ideoque illam implicari non oportet” (Ep. 49, 12), come dice quel famoso poeta tragico “il linguaggio della verità è semplice”, e perciò non è opportuno complicarlo.
Enrico Letta non lo ha complicato, anzi lo semplificato troppo appoggiandosi sulla moda attuale del “potere alle donne”. Questo slogan per non essere razzista deve essere spiegato siccome in esso latita una parte della verità che, in quanto ajlhvqeia, significa “non latenza”.
Bologna 22 marzo 2021 ore 19, 47 giovanni ghiselli
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