Il bagno di Ifigeniaspiagge di Egion
La mattina del 21 agosto, andavamo verso Egion, uno avanti l’altra dietro come i frati minori vanno per via.
Ci arrivammo presto e senza eccessiva fatica perché un vento propizio ci spingeva alla meta soffiando con forza sopra gli zaini che coprivano le nostre spalle. Al porto di Egion salimmo con le biciclette sul battello che attraversa il golfo di Corinto e approda a San Nicolas, sul lato nord. Ci mettemmo subito a pedalare di buona lena in direzione di Itea dove il Parnaso si bagna nell’acqua del golfo. Il vento era ancora soffiato da dèi propizi, sicché, nonostante i saliscendi continui anche ripidi, procedevamo abbastanza spediti.
Ma non voglio fare la cronaca perché nel raccontarla mi accorgo che non è interessante nemmeno per me. Quando scrivo, o parlo, capisco che se annoio me stesso, a maggior ragione tedio chi mi legge o mi ascolta. Annoiare è il crimine diffusissimo dei troppi imbecilli il cui parlare non accresce né emoziona chi ascolta. Il rispetto e la simpatia che provo per i miei simili mi induce a mettermi nei loro panni e non mi consente di dare noia tediandoli con le parole.
Gli aspetti degni di nota di quella mattina dunque furono il vento benevolo che ci spingeva, letteralmente, al luogo delle nostre preghiere e dei voti, poi il sentimento di frustrazione che mi invase quando la bella compagna di viaggio e dei mille tipudi trascorsi insieme, mentre si cambiava per fare il bagno e si riparava dietro il mio corpo dagli sguardi degli uomini che passavano in automobile sulla strada vicina, disse: “Voltati, non voglio farmi vedere nuda nemmeno da te!”. Poi si mise a nuotare nell’acqua invisibile tanto era monda: ogni sasso sommerso si poteva contare, mentre la carne di Ifigenia, sciolta la polvere che la opacizzava, mandava bagliori di fiamma che incendiava il mio desiderio angosciato da rimpianti e rimorsi.
Bologna 26 marzo 2021 ore 9, 31
giovanni ghiselli
p. s
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