giovedì 4 marzo 2021

Estate 1978. Capitolo V. Capo Sunio. L'ostello della gioventù. “Che si dice, picciotti?”

foto di Sergio Amiti
Costeggiavo la pendice oientale del monte Laurio dalle caverne che nascondono argento. Superata una breve salita, arrivai sulla punta meridionale dell’Attica dove vidi e ammirai il tempio di Poseidone, una splendida preghiera di marmo che leva le bianche braccia verso l’azzurro del cielo pieno di dei, come il mare e la terra, come tutto il cosmo. Lo stesso gioiello dorico è una traccia del logos divino.

Io però ero sudicio e stanco e chiesi al dio del mare la grazia di aiutarmi a trovare un alloggio per lavarmi le membra e riposare la mente affaticata dal sonno più del corpo sudato e impolverato. Non aspettai, come faccio di solito, il tramonto del sole che già declinava sul mare. Temevo di rimanere nel buio senza l’alloggio né il cibo meritati pedalando, perciò ripresi a pedalare. Per la volontà di mettermi a tavola e a letto, non misi a dormire il sole benedicendolo, come faccio tutte le sere. Risalivo lungo la costa occidentale in direzione di Atene. Dopo una trentina di chilometri, al calar delle tenebre, mi fermai in un paese e mi diedi alla ricerca del rifugio per la notte.

La ricerca rimase infruttuosa per una mezzora. Sentivo l’orrore di passare tutta la notte su uno scoglio facile preda dei mostri marini come Andromeda, senza un Perseo che venisse, pietoso, a salvarmi, o, meno male, di stendermi su una panchina punzecchiato da zanzare insistenti. Ma fu pietoso un dio, probabilmente Poseidone, o una delle Nereidi, e mi fece trovare una branda in un ostello della gioventù.

Entro sempre volentieri in un alloggio del genere, più che mai dacché sono vecchio. Mi metto in fila con i ragazzi e quando mi danno il paio di lenzuola pulite, seppure bucate, mi giro giulivo verso i giovani retrostanti e, con aria complice, faccio: “che si dice picciotti?”. Il contubernali per loro umanità nemmeno dopo i miei settanta anni mi hanno detto: “che cosa hai da sorridere, vecchio scemo?”, anzi mi hanno sempre contraccambiato con sguardi e gesti di simpatia.  E ne sono felice, come quando il giorno di ferragosto nella spiaggia di Pesaro i giovani mi riempiono di secchiellate mentre corro sulla riva del mare sperando di ricevere quegli scrosci salati. Ringrazio e riprendo la corsa.


 Bologna, 4 marzo 2021, ore 11, 51

 giovanni ghiselli  


p. s.

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