il coro nell’Oreste di Euripide del Teatro Nazionale Ellenico |
Traduzione mia
Prologo 1 – 139
Elettra
Non c’è nessuna parola di così terribile a dirsi
oujde;n deino;n w|d j
eijpei'n e[po"
Né dolore - pavqo"
- né calamità mandata dagli dèi, xumfora;
qehvlato" -
di cui la natura umana non poterebbe sobbarcarsi il peso - a[cqo" -
Infatti il beato - makavrio"
- e non ne rinfaccio la sorte
Nato da Zeus, a quanto dicono, Tantalo,
Mentre teme la roccia che sta sospesa sulla testa
Vola nell’aria e sconta questa pena,
almeno come dicono, poiché, essendo un uomo e avendo
l’onore di una mensa comune agli dèi,
non tenne a freno la lingua - ajkovlaston
e[sce glw'ssan - turpissimo morbo.
Questo genera Pelope, da cui nacque Atreo
Al quale la dea Discordia - [Eri" - filando ghirlande gli assegnò
Di portare guerra a Tieste che gli era
Fratello. Perché devo enumerare le infamie? ta[rrht j -
Atreo, ammazzati i figli, li imbandì distribuiti nel
banchetto. 15
Da Atreo, poi infatti taccio le vicende intermedie,
L’inclito, se davvero inclito, Agamennone nacque
E Menelao, e dalla madre Erope cretese.
Uno, Menelao, sposa la odiosa agli dèi - th;n qeoi'" stugoumevnhn -
Elena, l’altro il
sire Agamennone
Il talamo di Clitennestra malfamato tra i Greci.
A lui, da lei sola, nascemmo tre figlie
Crisotemi, Ifigenia e io Elettra,
poi un maschio Oreste, da madre del tutto empia - mhtro;" ajnosiwtavth" -
che uccise lo sposo dopo averlo avvolto con una veste 25
inestricabile, per quali ragioni non è bello dire
per una vergine - parqevnw/
levgein - ouj kalovn: lascio questo non chiarito da esaminare in comune./
L’ingiustizia di Febo - Foivbou
d’ ajdikivan - che bisogno c’è di accusarla? tiv dei' kathgorei'n;
Convince Oreste ad ammazzare la madre che lo aveva
Generato, un atto che non a tutti porta buona fama eu[kleian 30.
Comunque la uccise senza disobbedire al dio:
e anche io partecipai - metevscon
- quale donna invero, all’uccisione,
e Pilade che ha compito con noi queste azioni.
Quindi il povero Oreste consumato da malattia selvaggia
Sta male, eccolo caduto nel letto
Qui giace, e il sangue della madre lo fa rotolare
nella follia: infatti ho paura di nominare le dee
Eumenidi che lo agitano con il terrore.
Questo è il sesto giorno da quando la madre
Morta sgozzata è stata purificata con il fuoco nel corpo, 40
Per cui non ha accolto cibo attraverso la gola,
né ha dato lavacri alla pelle: sta nascosto dentro
le coperte, quando però il corpo ha un po’ di sollievo dal
male,
tornato in sé piange, a volte invece salta fuori
dal letto di corsa, come un puledro dal giogo. 45
E’ sembrato bene qui ad Argo deliberare che nessuno ci
Accolga in casa né sul focolare né rivolga la parola
Ai matricidi: questo è il giorno stabilito
Nel quale la città degli Argivi voterà
Se noi due dobbiamo morire per lapidazione 50
O gettarci dentro il collo una spada affilata
Ma abbiamo qualche speranza di non morire:
è giunto infatti in questa terra Menelao da Troia
e, riempiendo con il naviglio il porto di Nauplion,
è ormeggiato sulla costa, dopo avere errato a lungo 55
peregrinando da Troia: e la causa di tanti lutti,
Elena, dopo avere atteso la notte, perché nessuno
Di quelli i cui figli sono morti sotto Ilio
Vedendola farsi
avanti di giorno, arrivasse ai lanci di pietre,
l’ha mandata avanti a casa nostra, ed è dentro 60
Che piange la sorella e la sciagura della famiglia.
Ma ha certamente una consolazione dei dolori - tinj ajlgevwn parayuchvn -
:quella che lasciò a casa, quando salpava per Troia,
la bambina che Menelao affidò da allevare a me
e alla madre, portando Ermione da Sparta; 65
di questa gioisce e si scorda dei mali.
Ora scruto ogni strada, quando vedrò
Menelao arrivare; poiché per il resto su debole forza,
poggiamo, se neppure da quello in qualche maniera
veniamo salvati. Povera cosa è un palazzo di disgraziati a[poron crh'ma dustucw'n dovmo". 70
Elena (che porta offerte sulla tomba di Clitennestra)
Figlia di Clitennestra e di Agamennone, 71
vergine oramai da lunga durata di tempo, Elettra,
come state, o infelice, tu e il fratello tuo
Oreste questo sciagurato assassino della madre che lo generò?
Io non vengo contaminata - ouj
miaivnomai - dalle parole dette con te, 75
poiché faccio risalire a Febo la colpa
eppure piango la morte di Clitennestra,
della sorella mia, che, da quando navigai
per Ilio, come navigai per un destino di follia causato
dagli dèi,
non l’ho più vista, e, rimasta priva di lei, ne piango la
sorte. 80
Elettra
Elena perché dovrei dirti quello che vedi stando qui?
la prole di Agamennone nella sventura?
io siedo insonne accanto a un povero morto
- morto infatti è
questo, dato il breve respiro -
ma non rinfaccio i suoi mali 85
Tu beata e lo sposo tuo beato
siete giunti da noi che siamo ridotti miseramente
Elena
Da quanto tempo è caduto nel letto questo qui?
Elettra
Da quando ha finito di versare il sangue di chi l’ha
generato
Elena
Oh infelice! E quella che l’ha partorito, come è morta! 90
Elettra
Le cose stanno così che ha ceduto ai mali
Elena
Per gli dèi, mi daresti retta allora, fanciulla?
Elettra
Per quanto sono occupata - a[scolo"
- nello stare qui ad assistere mio fratello
Elena
Vuoi andare per me alla tomba della sorella?
Elettra
Mi chiedi della madre mia? E perché? 95
Elena
Perché le porti l’offerta della mia chioma e le libagioni
Elettra
Ma a te non è lecito andare sulla tomba dei tuoi cari?
Elena
Il fatto è che ho ritegno di mostrare il mio sembiante agli
Argivi
Elettra
Solo tardi hai senno, dopo che all’epoca hai lasciato con
vergogna il palazzo
Elena
Hai detto bene, però non mi parli in modo amichevole 100
Elettra
Quale vergogna ti trattiene nei confronti dei Micenei?
Elena
Temo i padri dei morti sotto Troia
Elettra
C’è da avere paura infatti; in Argo si leva un grido di
bocca in bocca.
Elena
Tu allora fammi questo favore, liberandomi dalla paura.
Elettra
Non potrei volgere gli occhi sulla tomba di mia madre. 105
Elena
Però è vergognoso che siano le ancelle a portare queste
offerte.
Elettra
E perché non mandi il corpo di tua figlia Ermione?
Elena
Non è bello per delle vergini andare tra la folla
Elettra
Però pagherebbe alla morta le cure ricevute
Elena
Hai detto bene, ragazza, ti do retta.110
(E manderemo la figlia, poiché dici proprio bene)
O figlia, Ermione, esci vieni davanti al palazzo
e prendi nelle mani queste libagioni e i capelli miei;
poi, giunta sulla tomba di Clitennestra
versa la miscela di miele e latte e la schiuma vinosa
e stando sulla cima del tumulo di’ queste parole:
“Elena tua sorella ti manda in dono queste libagioni
per paura di venire alla tua tomba, siccome teme
la folla argiva. Pregala di avere disposizione
benevola verso me e te e lo sposo
e anche per questi due sciagurati che il dio ha mandato in
rovina.
Prometti tutti quei doni dei morti che
è opportuno io mi
impegni a preparare per la sorella.
Vai, figlia mia, affrettati e dopo avere versato le libagioni
sulla tomba, ricorda al più presto la via del ritorno. 125
Elettra
O natura, come sei un grande male negli uomini
(e salutare per quelli dotati bene)
Avete visto come ha tagliato i capelli vicino alle punte
per salvare la sua bellezza? è’ la donna di prima.
Gli dei ti odino, siccome hai distrutto me
e questo e tutta l’Ellade. Oh povera me,
ecco di nuovo sono presenti queste amiche
che accompagnano i miei
lamenti: presto allontaneranno dal sonno
questo qui che è tranquillo, e faranno struggere i miei occhi
in lacrime, quando veda mio fratello pazzo di nuovo 135
O carissime donne, muovetevi con piede
silenzioso, non fare rumore, e non ci sia fracasso
Infatti la tua amicizia mi è favorevole, ma per me
che questo si svegli sarà una sciagura. 139
Parodo (140 - 207)
Elettra
Silenzio, silenzio, leggera appoggiate l’orma
del calzare, non fate rumore, non ci sia fracasso:
andate là lontano, lontano dal letto per riguardo a me
Coro
Ecco, obbedisco.
Elettra
Ah Ah come soffio di zufolo
di canna sottile parlami, cara.
Coro
Guarda, senza tremito porto fuori la voce
come se rimanesse interna
Elettra
Sì, così:
abbassa, abbassa la voce, avvicinati piano, vieni piano
spiegami per quale necessità siete mai venute 150
Dopo molto tempo infatti questo, caduto nel letto, vi dorme.
Coro
Come sta? Mettimi al corrente, cara.
Elettra
Di quale sorte devo parlare? Di quale sciagura?
Ancora respira sì, ma geme frequentemente. 155
Coro
Che cosa dici? O poveretto!
Elettra
Lo ucciderai se gli farai muovere le palpebre
Mentre ha il beneficio di un dolcissimo sonno.
Coro
Disgraziato per le odiosissime azioni venute dagli dèi,
sventurato! Elettra: Ahi per le pene!
Ingiusto davvero ingiusti vaticini annunciò, annunciò,
allora
quando sul tripode di Temi sentenziò
l’omicidio contro natura di mia madre il Lossia 165
Coro
Vedi? Muove il corpo tra le coltri
Elettra
Tu infatti, sciagurata,
gridando l’hai gettato fuori dal sonno.
Coro
Invece mi sembra che di fatto dorma.
Elettra
Non volgerai indietro il tuo piede 170
Lontano da noi, dalla casa,
smettendo di fare rumore?
Coro
Sonnecchia.
Elettra
Sì, è vero
Coro
Potente, potente notte,
dispensatrice del sonno, dono dei mortali travagliati, 175
vieni dall’Erebo, vieni, vieni sulle tue ali
al palazzo di Agamennone.
Infatti sotto i colpi dei dolori e delle sventure
Noi siamo finiti, distrutti.
Elettra
Avete fatto rumore.
Non permetterai il tranquillo beneficio del sonno
cara, trattenendo silenziosamente
silenziosamente il frastuono della bocca lontano dal letto?
Coro
Dimmi quale fine delle sofferenze lo attende.
Elettra
Morire, morire, che altro?
Infatti non ha più desiderio di cibo.
Coro
Allora il destino di morte è chiaro 190
Elettra
Febo ci ha sacrificati
assegnandoci il sangue sciagurato dell’assassinio contro
natura
di nostra madre assassina del padre.
Coro
Con giustizia ma senza bellezza.
Elettra
Hai ucciso e sei morta, o
madre che mi hai partorito, poi hai ammazzato 195
il padre e questi figli nati dal tuo sangue:
siamo finiti, come i morti siamo finiti -
Tu (a Oreste) infatti sei tra i morti e la mia parte di vita,
se ne va per lo più in lamenti e pianti
e lacrime notturne, senza nozze
poiché senza figli trascino il tempo
della mia vita per sempre, infelice.
Primo episodio 208 - 315
Coro
Bada, vergine Elettra, tu che gli sei vicina,
che non sia morto questo fratello tuo senza che te ne sia
accorta:
infatti non mi piace il suo corpo per la prostrazione
eccessiva 210
Oreste si sveglia
Oreste
O caro incanto del sonno, difensore dalla malattia,
come mi sei giunto gradito nel momento del bisogno!
O potente Dimenticanza –w\
povtnia Lhvqh - dei mali, come sei saggia
E una dea desiderata dagli sventurati!
Da dove mai sono giunto qui? Come ci sono arrivato? 215
Infatti non me lo ricordo, abbandonato dal senno di prima.
Elettra
O carissimo, come mi hai allietato cadendo nel sonno!
vuoi che ti tocchi e sollevi il tuo corpo?
Oreste
Prendi, sì certo prendi e asciuga dalla misera
bocca e dai miei occhi il liquido denso e schiumoso 220
Elettra
Eccoti il servizio dolce: non rifiuto
di curare con mano di sorella le membra fraterne
Oreste
Accosta i tuoi fianchi sotto i fianchi, scosta dal viso
la squallida chioma: ché ci vedo poco con le pupille.
Elettra
O povera sudicia testa di riccioli, 225
come ti sei inselvatichita per la lunga mancanza di lavaggi!
Oreste
Stendimi di nuovo sul letto: quando il male della follia
diminuisce, sono disarticolato e privo di forza nelle
membra.
Elettra
Ecco, caro davvero è il letto a chi è malato,
un bene che è penoso, ma tuttavia necessario. 230
Oreste
Fammi stare dritto di nuovo, rigirami il corpo
Sono incontentabili i malati per le loro difficoltà.
Elettra
Vuoi anche poggiare i piedi a terra,
ponendovi l’orma dopo
tanto tempo? Il cambiamento di tutto è piacevole - metabolh; pavntwn glukuv -
Oreste
Assolutamente: questo infatti ha un’apparenza di salute 235
Ed è meglio crederci, anche se è lontana dalla verità
Elettra
Ascolta adesso fratello mio,
finché le Erinni ti lasciano essere in senno.
Oreste
Mi dirai qualcosa di nuovo: se è buono ne riporti
gratitudine,
se invece comporta danno, ne ho a bastanza di sorte cattiva.
240 - a{li" e[cw to; dustucei`n
Elettra
E’ arrivato Menelao, il fratello di tuo padre
I banchi della nave sono ormeggiati a Nauplia.
Oreste
Come hai detto? E’ giunta luce per i miei e i tuoi mali
Un uomo consanguineo e con doveri di gratitudine verso
nostro padre.
Elettra
È arrivato, ricevi questa garanzia delle mie parole 245
sta portando con sé Elena dalle mura di Troia.
Oreste
Se si fosse salvato lui solo, sarebbe più invidiabile,
se porta la moglie con sé, è giunto con un grande malanno.
Oreste
Tindareo ha messo al mondo per il biasimo
una famigerata stirpe di figlie infamata per l’Ellade. 250
Oreste
Tu allora distinguiti dalle malvagie: ne hai la possibilità;
e non dirlo solo, ma tientelo pure in mente.
Elettra
Ahimè fratello, il tuo sguardo è stravolto
In fretta hai assunto il delirio da equilibrato che eri poco
fa
Oreste
Oh madre ti supplico, non agitare contro di me 255
Le vergini dallo sguardo sanguinario e simili a serpi
Eccole, eccole, mi balzano accanto.
Elettra
rimani, disgraziato, senza muoverti nel tuo letto:
tu non vedi niente di quello che credi di riconoscere con
chiarezza.
Oreste
O Febo mi ammazzeranno le terribili dee 260
dal ceffo di cagne, dallo sguardo terrificante, sacerdotesse
dei morti.
Elettra
Di certo non ti lascerò: intrecciando a te la mia mano,
ti tratterrò dal compiere balzi sciagurati.
Oreste
Lasciami: sei una delle mie Erinni
Mi tieni stretto nel mezzo, per gettarmi nel Tartaro. 265
Elettra
Ahimè infelice, quale aiuto posso prendere,
dal momento che ci siamo procurati la malevolenza divina?
Oreste
Dammi l’arco teso dal corno, dono del Lossia,
col quale mi disse Apollo di rintuzzare le dee,
se mi avessero terrorizzato con pazzi furori. 270
Una delle dee sarà colpita da mano mortale
Se non passerà lontano dagli occhi miei.
Non ascoltate? Non vedete le frecce
alate scagliate dall’arco che lungi saetta?
Ah ah!
Perché allora indugiate? Volate via fino alla cima del cielo
275
Con le ali: incolpate i vaticini di Febo.
Oh!
Che cosa è questo
essere fuori di me, sfiatando dai polmoni?
Dove, dove mai sono stato spinto fuori dal mio letto?
Fuori dalle onde infatti vedo di nuovo calmo il mare.
Sorella, perché piangi mttendo la testa dentro la veste? 280
Mi vergogno davanti a te per averti resa partecipe delle mie
pene,
e procuro turbamento a una vergine con le mie malattie.
Ma non consumarti per i miei mali;
tu infatti hai acconsentito al misfatto, ma il versamento
del sangue materno
è stato operato da me: è il Lossia che biasimo, 285
lui che mi ha incitato all’atto più empio che ci sia,
poi a parole mi confortava, ma con gli atti no.
Credo che il padre mio, se guardandolo negli occhi
gli avessi chiesto se dovevo ammazzare mia madre
mi avrebbe rivolto tante preghiere tendendo la mano a questo
mio mento 290
di non spingere mai la spada all’uccisione di quella che mi
ha partorito,
dato che lui non poteva riprendere la luce del sole,
mentre io, lo sciagurato, avrei portato a termine mali
siffatti.
E ora scopriti il capo, sorella,
e vieni via dalle lacrime, anche se siamo in pieno 295
nella sventura. E quando vedi scoraggiata la mia vita
tu attenua il terrore e la rovina
della mente; quando invece sei tu a piangere
io devo starti vicino e darti consigli affettuosi
Questi infatti sono i soccorsi belli per le persone care
300.
Ora però, infelice, entrata in casa, e distesa, dai al sonno
l’occhio che ne è privo/
Prendi del cibo e getta dell’acqua sopra il corpo
Se infatti mi lascerai oppure, per l’assistenza, prenderai
un qualche malanno, sono spacciato: te sola infatti ho
Come aiuto, di altro, come vedi sono privo. 306
Elettra
Non è possibile: con te sceglierò di morire
e di vivere: infatti è la stessa cosa, se tu muori.
Io, donna, che cosa farò? Come mi salverò da sola,
senza fratello, senza padre, senza amici? Ma se a te questo
sembra bene,
bisogna farlo: ma tu stendi il corpo sulle coltri,
e non ammettere troppo quello che ti spaventa
e ti fa scappare dal letto: rimani sul giaciglio coperto.
Anche se non sei malato infatti, ma pensi di stare male,
ne deriva ai mortali pena e difficoltà 315
Primo stasimo 316 - 347
Coro di donne argive
Ahi ahi
O voi dalla corsa agitata, alate
venerande dee,
avete ricevuto in sorte una schiera che non baccheggia tra
lacrime e gemiti,
Eumenidi negre, che
vi lanciate per l’etere vasto,
facendo pagare la condanna
del sangue, facendo pagare il delitto,
io supplico, supplico
lasciate che il figlio 325
di Agamennone scordi la frenesia
furente che lo fuorvia. Ahi quali
dolori, infelice, hai raggiunto e ne sei rovinato,
dopo avere accolto dal tripode il responso che Febo
pronunciò,
pronunciò sul suolo 330
dove i penetrali sono detti ombelico del mondo.
Ah Zeus,
quale compassione, quale agone questo
che giunge cruento
agitando te, l’infelice, sul quale 335
uno dei demoni vendicatori accumula
lacrime su lacrime
portando nella casa
il sangue della madre tua che ti rende folle?
Io levo il lamento, il lamento
La grande prosperità non dura tra i mortali 340 -
oJ mevga" o[lbo" ouj movnimo" ejn
brotoi`" -
Un demone scuotendola
Come vela di barca veloce l’ha sommersa
negli impetuosi flutti mortali
di pene tremende come quel mare
Infatti quale altra casa diversa prima di quella 345
che discende da nozze divine, quella derivata da Tantalo,
devo io venerare?
Inizia il secondo episodio (348 - 806)
Ma ecco qui il re
viene avanti,
il sire Menelao, dal grande fasto
è evidente a vedersi 350
che è uno del sangue di Tantalo
Oh tu che lanciasti un’armata di mille navi
verso la terra d’ Asia,
salve, ma tu ti accompagni al successo,
avendo compiuto con l’aiuto divino quello che auspicavi 355.
pubblicato fin qui 30 luglio 2020
Menelao
O casa, ti guardo da una parte con piacere
Arrivato da Troia, dall’altra però ne gemo,
mai infatti ho visto un altro focolare
più avvolto da un cerchio di mali sciagurati.
Già sapevo delle sventure toccato ad Agamennone 360
(e della morte, come venne ammazzato dalla moglie).
Mentre accostavo la prua al capo Malea, me lo annunciò
uscendo dalle onde il vate dei naviganti
Glauco, profeta di Nereo, dio veritiero,
che mi disse questo, postosi davanti ben visibile: 365
“Menelao, giace morto tuo fratello,
è caduto nei lavacri estremi della compagna di letto.
Riempii di lacrime me e i marinai miei,
di molte lacrime. Quando poi tocco la terra di Nauplia,
mentre mia moglie partiva diretta qui 370
e io credevo di abbracciare Oreste il figlio
di Agamennone e la madre,
pensando che stessero bene, sentivo da uno dei pescatori
l’empio assassinio della figlia di Tindaro. 374
E ora fanciulle ditemi dov’è 375
Il figlio di Agamennone, che ha osato misfatti terribili.
Era un infante tra le braccia di Clitennestra allora
Quando lasciai il palazzo andando a Troia,
sicché non lo riconoscerei se lo vedessi.
Oreste
Eccomi qui sono Oreste, di cui vai chiedendo; 380
di mia volontà ti rivelerò i miei mali.
Ma prima tocco le tue ginocchia,
da supplice aggiungendo le preghiere di una bocca priva di
foglie.
Salvami: sei arrivato proprio nel momento opportuno delle
sciagure.
Menelao
O dèi , che cosa vedo? Quale dei morti ho scorto?
Oreste
Hai detto bene: infatti per i miei mali io non sono vivo, ma
vedo la luce.
Menelao
Come ti sei inselvatichito nella chioma sudicia, infelice!
Oreste
Non l’aspetto mi tortura ma le azioni
Menelao
Guardi in maniera terribile con le dure pupille degli occhi
Oreste
Il corpo è disfatto, ma il nome non mi ha lasciato. 390
Menelao
Oh la tua deformità che mi è apparsa inattesa
Oreste
Sono qui: l’assassino della misera madre
Menelao
L’ho sentito, risparmia in modo da raccontare i mali con
poco
Oreste
Risparmiamo, però il destino con me è lauto dispensatore di
mali.
Menelao
Che cosa soffri? Quale malattia ti distrugge? 395 - tiv crh`ma pavscei"; tiv" sj apovllusin novso";
Oreste
L’intelligenza, poiché so bene di avere compiuto azioni
orrende. hJ suvnesi"‘, o{ti suvnoida
deivn j eijrgasmevno"
Menelao
Come dici? sapere è la chiarezza, no ciò che chiaro non è.
Oreste
E’ la sofferenza che mi distrugge più di tutto.
Menelao
Terribile è infatti la dea, ma comunque è curabile.
Oreste
E gli attacchi di follia, vendette del sangue della madre
400
Menelao
Quando hai cominciato a impazzire? Che giorno era?
Oreste
Quando alzavo il tumulo sulla povera madre
Menelao
In casa o seduto accanto alla pira?
Oreste
Di notte in attesa di raccogliere le ossa
Menelao
C’era vicino un altro che ti tenesse in piedi? 405
Oreste
Pilade che con me ha versato il sangue di mia madre e l’ha
uccisa
Menelao
Ma in seguito a quali visioni tu sei così tormentato?
Oreste
Mi sembrò di vedere tre ragazze simili alla notte.
Menelao
So di chi parli, ma non voglio nominarle
Oreste
Sì le venerande: opportunamente ti sei astenuto dal dirne il
nome 410
Menelao
Sono loro che ti fanno impazzire riguardo all’assassinio
dentro la stirpe
Oreste
Ahimé per la persecuzioni da cui vengo tormentato, infelice
!
Menelao
Non è terribile che patisca chi ha compiuto atti terribili.
Oreste
Ma c’è per me un sollievo dalla sventura.
Menelao
Non dire la morte: questo infatti non è sensato. 415
Oreste
Febo che mi ha ordinato di eseguire l’assassinio di mia
madre
Menelao
Con grande ignoranza della bellezza e della giustizia.
Oreste
Siamo servi degli dèi, qualunque cosa mai siano gli dèi.
Menelao
E allora il Lossia non viene in soccorso dei tuoi mali?
Oreste
Indugia: tale è per natura il divino. 420
Menelao
Da quanto tempo sono finiti i respiri della madre?
Oreste
Questo è il sesto giorno: la pira funebre è ancora calda
Menelao
Come hanno fatto presto le dee a punirti per il sangue della
madre!
Oreste
Non sono nato saggio ma vero amico per gli amici.
Menelao
E avere vendicato il padre ti procura qualche vantaggio? 425
Oreste
Non ancora: il procrastinare è uguale all’inazione dico io.
Menelao
In quali rapporti sei con la città dopo avere compiuto questo
atto tragico?
Oreste
Siamo odiati tanto che non ci rivolgono la parola
Menelao
Non hai purificato il tuo sangue dalle mani secondo la
legge?
Oreste
No perché sono escluso dalle case dovunque io vada 430
Menelao
Quali tra i cittadini ti scacciano da questa terra?
Oreste
Eace che fa risalire al padre l’odio di Troia.
Menelao
Ho capito: si vendica su di te per l’assassinio di Palamede.
Oreste
Ma di questo io non ho alcuna parte: da tre io sono rovinato.
Menelao
Chi altro? Forse qualcuno degli amici di Egisto? 435
Oreste
Questi mi oltraggiano, e la città ora li ascolta.
Menelao
Ma la città ti lascia tenere lo scettro di Agamennone?
Oreste
Come, quelli che non ci lasciano vivere altro tempo?
Menelao
Che cosa fanno che tu mi possa dire con chiarezza?
Oreste
Il voto oggi verrà portato contro di noi 440
Menelao
Di andare in esilio? Oppure morire o non morire?
Oreste
Morire di lapidazione per mano dei cittadini
Menelao
E allora non fuggi passando oltre i confini della terra?
Oreste
Siamo accerchiati da uomini armati di tutto punto
Menelao
Dai nemici personali o da una schiera argiva? 445
Oreste
Da tutti i cittadini, perché io muoia: breve è il discorso
Menelao
O infelice, sei giunto all’estremo della sventura 447
Oreste
In te la speranza mia ha un rifugio dai mali
Ma tu che sei giunto con il successo, condividi
la tua buona sorte con i tuoi cari ridotti da far
compassione, 450
e non tenerti da solo il bene afferrato
ma prendi a tua volta anche una parte delle fatiche,
ripagando a chi devi i favori del padre mio.
Il nome hanno, non l’agire gli amici
quelli che non sono amici nelle disgrazie 455
Coro
Ed ecco che con vecchio piede si sforza verso di noi
Lo Spartiate Tindaro, vestito di nero
E rasato nella foggia dei capelli per il lutto della figlia
Oreste
Sono perduto, Menelao. Ecco quo Tindaro
Che viene avanti verso di noi, vergogna totale mi prende 460
di andare davanti ai suoi occhi, per le azioni compiute.
E infatti mi allevò quando ero piccino, e mi riempì
di molti baci, portando in braccio il figlio
di Agamennone, e Leda insieme con lui,
tenendomi in considerazione non meno dei Dioscuri;
e io a loro - o povero cuore e povera anima mia -
ho reso un contraccambio non bello. Quale oscurità
posso prendere per il volto? Quale nube posso porre
davanti sfuggendo alle pupille degli occhi del vecchio?
Tindaro
Dove dove posso vedere il marito della figlia mia 470
Menelao? Infatti mentre versavo libagioni
Sulla tomba di Clitennestra, sentivo dire che a Nauplia
era arrivato con la moglie dopo molti anni salvo.
Portatemi: voglio infatti abbracciarlo
stando alla sua destra, rivedendo dopo tanto tempo un mio
caro. 475
Menelao
Salve o vecchio, uomo compagno di letto di Zeus.
Tindaro
Salve anche a te Menelao, genero mio.
Ah! (Che male non conoscere il futuro)
questo serpente assassino della madre qui davanti al palazzo
vibra folgori sinistre, mio oggetto di odio 480
Menelao, tu rivolgi la parola a quell’empio individuo?
Menelao
Perché no?E’ figlio di un uomo a me caro.
Tindaro
Davvero è nato da quell’uomo, costui diventato siffatto?
Menelao
E’ un suo nato, e se ora ha cattiva fortuna, deve essere
rispettato.
Tindaro
Ti sei barbarizzato stando lungo tempo tra i barbari 485
Menelao
E’ cosa greca di certo rispettare sempre il consanguineo.
Tindaro
E pure non volere essere sempre superiore alle leggi.
Menelao
Tutto quello che viene dalla necessità è cosa da servi
secondo i saggi.
Tindaro
Tieni tu questa opinione, io non la farò mia.
Menelao
L’ira infatti che ti accompagna con la vecchiaia non è roba
saggia. 490
Oreste di Euripide
IX versi 491 - 541
Tindaro
Quale battibecco sulla saggezza è arrivato a riguardare a
costui?
se il bello e il brutto fossero evidenti per tutti
chi tra gli uomini sarebbe più stupido di questo
che non ha osservato la giustizia
e non è giunto nemmeno alla legge comune degli Elleni? 495
Infatti quando Agamennone esalò la vita
colpito al capo dalla figlia mia
misfatto infame - difatti non lo approverò mai -
sarebbe stato suo dovere applicare la pena del delitto di
sangue, 500
seguendo la legge, e cacciare dal palazzo
la madre, allora dalla sventura avrebbe tratto l’essere
moderato
e si sarebbe attenuto alla legge e alla pietà.
Ora invece è andato incontro al medesimo destino di sua
madre.
Infatti, mentre riteneva giustamente malvagia lei, 505
colui ammazzando la madre è diventato più malvagio.
A te farò questa domanda, Menelao:
se la moglie compagna di letto ammazzasse costui,
e il figlio di questo ammazzerà a sua volta in contraccambio
la madre
e poi quello nato da questo ripagherà l’assassinio 510
con l’assassinio, fin dove procederà il termine dei mali?
Bene i padri nostri antichi avevano stabilito queste norme:
non permettevano che procedessero alla vista degli occhi
né all’incontro, chiunque si trovasse sporco di sangue,
ma si doveva purificare comminando l’esilio, senza uccidere
515
Infatti potrebbe sempre esserci uno da sottoporre a omicidio
prendendo l’ultima contaminazione nelle mani.
Io però odio le donne empie
E per prima mia figlia che ha ammazzato lo sposo,
ed Elena, tua moglie, non la approverò mai 520
né le rivolgerei la parola; né invidio te che sei andato
nella piana di Troia per una donna cattiva.
Ma difenderò la legge, per quanto ne sono capace,
cercando di porre fine a questa brutalità
anche assassina, che sempre manda in rovina la terra e le
città. 525
Perché quale anima avevi, sciagurato, allora
quando tirò fuori il seno supplicandoti
la madre? io che non ho visto quella malvagità,
sciolgo in lacrime il vecchio occhio, disgraziato che sono.
Un fatto di certo concorda con le parole mie: 530
tu sei odiato dagli dèi e paghi il fio della madre
vagando tra la follie e paure. Che bisogno ho
di ascoltare da altri testimoni quello che posso vedere?
Dunque Menelao perché tu lo sappia bene: non compiere azioni
535
contrarie agli dèi. volendo aiutare costui,
lascia che venga ammazzato a colpi di pietra dai cittadini
oppure non mettere piede nella terra spartana.
Mia figlia morendo ha subito la sorte giusta
ma non per questo individuo era naturale che lei morisse.
Io per altri aspetti sono un uomo fortunato,
tranne riguardo le figlie: in questo non sono felice - 540
(vv. 540 - 604)
Coro
E’ invidiabile chiunque sia stato fortunato con i figli
E non ha acquisito famigerate sciagure
Oreste
O vecchio, ho timore di rivolgerti la parola,
poiché sto per affliggere il tuo animo. 545
Io sono empio avendo ucciso la madre,
ma pio è l’altro nome che mi spetta quale vendicatore del
padre.
Vada fuori dai nostri discorsi
la vecchiaia tua che mi impedisce di parlare,
io procederò per la mia strada: ma continuo a temere la tua
chioma 550
Che cosa avrei dovuto fare? metti infatti due argomenti
contro altri due:
il padre mi ha generato, tua figlia invece mi partoriva,
è un campo che ha preso il seme da un altro:
senza un padre un figlio non ci sarebbe mai.
Ho valutato dunque che è più importante soccorrere
L’autore della stirpe che la fornitrice di cibo.
Tua figlia - ho ritegno a chiamarla madre -
Con un imeneo privato e non casto
entrava nel letto di un uomo; di me stesso
se dico male di quella, lo dirò, ma lo farò comunque.
Egisto era lo sposo nascosto in casa.
Lui ho ammazzato, successivamente ho sacrificato la madre,
facendo cose empie ma vendicando il padre.
Riguardo alle minacce per cui io devo essere ammazzato a
colpi di pietra,
ascolta come reco vantaggio all’Ellade intera. 565
Se infatti le donne giungeranno a questo punto di audacia
da uccidere i mariti, rendendo i figli
loro rifugi, andando a caccia della loro pietà con le
mammelle,
per loro sarebbe cosa da nulla ammazzare gli sposi,
tenendo come capo di accusa quello che capita. Avendo io
compiuto tragicamente/ 570
questo atto terribile, come tu affermi rumorosamente, ho
fatto cessare questa usanza./
Odiando mia madre l’ho uccisa secondo giustizia,
lei che tradì il marito mentre era lontano da casa
in armi, condottiero di una spedizione per tutta la terra
greca
e non conservò incontaminato il letto 575;
e quando si accorse di avere sbagliato, non inflisse il
castigo
a se stessa, ma, per non pagare il fio al marito,
punì e ammazzò il padre mio.
Per gli dèì - non ho menzionato gli dèi in una bella
circostanza,
giudicando un delitto; ma se con il silenzio avessi
approvato 580
i misfatti della madre, che cosa mi avrebbe fatto il morto?
Non mi avrebbe odiato e fatto danzare tra le Erinni?
Oppure accanto alla madre stanno alleate le dee,
mentre non sono vicine a lui che ha subito ingiustizia
maggiore?
Tu, davvero, generando una figlia cattiva, vecchio,
hai rovinato me: infatti per la sfrontatezza di quella,
privato del padre, sono diventato un matricida.
Vedi che Telemaco non ha ammazzato la moglie
di Odisseo: infatti non si era preso un marito dopo l’altro,
e la camera matrimoniale nel palazzo rimane intatta. 590
E vedi Apollo che abitando la sede dell’ombelico del mondo
dispensa ai mortali un responso certissimo,
al quale obbediamo in tutto quanto lui dice :
dandogli retta io ho ucciso quella che mi ha partorito.
Lui considerate empio, e mettete a morte:
lui ha commesso l’errore, non io. Che cosa avrei dovuto
fare?
Oppure il dio non basta per me, che faccio risalire a lui,
a cancellare la macchia? Dove si potrebbe più trovare rifugio
dunque
se chi ha dato l’ordine non mi difenderà dalla morte?
Non dire che con queste azioni si è agito male, 600
ma che sono fonti di infelicità per quelli che le hanno
fatte.
Le nozze, per quanti tra i mortali si sistemano bene
Sono una vita beata; ma quelli cui non riescomo bene,
sono disgraziati dentro e fuori casa. 604
Coro di donne argive
Sempre le donne in mezzo alle vicende 605
degli uomini sono per natura volte al peggio.
Tindaro
Poiché sei insolente e non ti limiti nel parlare,
ma mi rispondi in modo da addolorami l’animo
mi spingerai di più a pervenire alla tua condanna a morte
: riterrò questo un bell’accessorio dell’opera penosa 610
per la quale sono venuto a onorare la tomba di mia figlia.
Infatti andato alla folla riunita degli Argivi,
scuoterò la città volente o nolente
contro te e la sorella, perché vi dia la pena della
lapidazione.
Quella è meritevole di morire più di te, 615
lei che ti ha esasperato contro la madre, inviandoti sempre
all’orecchio discorsi volti a incrementare la malevolenza,
riferendoti i sogni di Agamennone
e il letto di Egisto che gli dèi inferi 620
abbiano in odio, e infatti era cosa amara anche qua,
finché appiccò fuoco alla casa con una fiamma che non è di
Efesto.
Menelao, a te dico questo e lo farò in aggiunta:
se tieni in conto la mia ostilità e la parentela mia,
non stornare la morte da costui contro la volontà degli dèi:
lascia che venga ammazzato a sassate dai cittadini, 625
o non rimettere piede sulla terra spartana.
Udito tanto, sappilo bene e non scegliere
gli empi allontanando gli amici più pii;
e ora portatemi lontano da queste case, servi
Oreste
Vai, in modo che il mio discorso seguente possa giungere 630
senza turbamento a questo qui, evitando la tua vecchiaia.
Menelao, perché fai girare il tuo piede con ansia,
percorrendo le doppie vie di una duplice preoccupazione?
Menelao
Lascia perdere: penso a una cosa tra me
e non so da quale parte volgermi della sorte. 635
Oreste
Non portare a termine ora la tua decisione, ma prima
ascolta le mie parole, poi decidi.
Menelao
Parla. Hai detto bene: c’è il caso in cui il silenzio può
essere migliore
del discorso, ma c’è il luogo dove il parlare è migliore del
tacere.
Oreste
Posso parlare senz’altro i discorsi lunghi sono preferibili
640
a quelli brevi e più chiari da ascoltare.
Tu Menelao a me non dare nulla del tuo,
rendimi quello che hai preso, poiché lo hai preso dal padre
mio.
Non ho detto ricchezze: ricchezza è se mi salvi
la vita che tra i miei averi è l’avere più caro 645
Ho commesso ingiustizia: è necessario che in cambio di
questo male riceva una qualche ingiustizia da te: infatti anche il padre
Agamennone
dopo avere ingiustamente radunato l’Ellade andò sotto Ilio,
non per avere commesso lui degli errori, ma rimediando
l’errore e l’ingiustizia della moglie tua. 650
Tu devi darci solo questo in cambio di una cosa sola.
Mise davvero a repentaglio la vita, come devono fare gli
amici
per gli amici, affrontando fatiche per te accanto allo
scudo,
perché tu potessi recuperare la consorte.
Ripagami dunque questo stesso favore che hai ricevuto là, 655
faticando un solo giorno, stai qui come salvatore
in nostro favore, non riempiendo dieci anni.
E quello che prese l’Aulide il sacrificio di mia sorella,
te lo condono: tu non ammazzare Ermione.
C’è bisogno, infatti, quando io sto come sto ora, 660
che tu riporti del vantaggio e io abbia comprensione.
Dona dunque la mia vita al mio infelice padre
(e quella di mia sorella vergine da molto tempo)
morendo infatti lascerò priva di discendenza la casata del
padre.
Dirai: impossibile! Proprio così: gli amici
nelle difficoltà devono giovare agli amici,
quando il destino dà il bene, che bisogno c’è di amici?
basta infatti da solo il dio che vuole aiutarci
Tu dai l’impressione a tutti gli Elleni di amare tua moglie;
e non lusingandoti con adulazione dico questo: 670
vengo a supplicarti in nome di lei - oh disgraziato per i
miei mali -
a qual punto sono arrivato. Che cosa dico? Devo soffrire:
infatti è per tutta la casa che ti supplico in questa
maniera.
Oh zio consanguineo del padre mio, immagina che sotto terra
il morto oda queste parole, che voli 675
un’anima sopra di te e dica le cose che dico io.
(queste qui riguardo alle lacrime ai lamenti e alle
disgrazie)
Ho parlato e ho reclamato la salvezza,
cercando quello che tutti richiedono, non solo io.
Coro
Anche io benché donna, nondimeno ti prego 680
Di aiutare questi che ne hanno bisogno: data la tua qualità
Menelao
Oreste, io rispetto la tua persona
E voglio condividere i tuoi mali;
è così infatti che bisogna sopportare insieme
i mali dei consanguinei, se dio ne dà la forza, 685
morendo anche e uccidendo i nemici,
però io voglio ottenere dagli dèi il potere di farlo.
Sono arrivato infatti privo di alleati, con
la lancia, errando tra innumerevoli tormenti
e con la piccola difesa degli amici rimasti 690
Non potremmo dunque superare in battaglia
Argo Pelasgica; ma se con blande parole
si riuscisse , a tal punto speranza possiamo arrivare.
Infatti con piccole fatiche come si potrebbero cogliere
grandi
frutti? E’ cosa sciocca anche desiderarlo. 695
Quando infatti il popolo imbaldanzisce giovanilmente cadendo
nell’ira,
è come spengere un fuoco furioso;
se invece ammorbidendosi con calma
uno cede a chi è in tensione, e fa attenzione al momento
opportuno,
probabilmente la furia si attenua, e quando alleggerisce i
soffi 700
puoi ottenere facilmente da lui quanto vuoi.
E’ insita nel popolo della compassione, e anche passionalità
grande,
un bene preziosissimo per chi sa aspettare.
Andato da Tindaro, cercherò di persuadere in tuo favore
lui e la città a fare buon uso del loro eccesso emotivo - 705
Anche una nave infatti tesa con violenza nella scotta
va a fondo, mentre si raddrizza, se allenta la scotta.
Il dio infatti odia gli ardori eccessivi
E anche i cittadini li odiano: bisogna allora che io, non
parlo a caso,
ti salvi con saggezza, non con la violenza contro i più
forti. 710
Con la forza non potrei salvarti, come forse tu pensi,
infatti non è facile con una sola lancia
innalzare trofei sui mali che ti stanno addosso.
Un tempo non inducevamo la terra di Argo
alla mitezza, ma ora è necessario 715
(per i saggi essere al servizio della sorte)
Oreste
O tu che tranne muovere guerra per una donna,
per il resto sei una nullità, o pessimo nel soccorrere i
cari,
fuggi abbandonando me , e la fratellanza sparita 720
con Agamennone? Eri davvero senza amici, o padre, nella
sventura.
Ahimè sono stato tradito, e non ci sono più speranze,
riguardo a dove rivolto possa fuggire la morte per mano
degli Argivi;
costui infatti era per me il rfugio delle salvezza.
Ma vedo qui il più caro dei mortali, 725
Pilade che avanza di corsa, venuto via da Focea,
piacevolissima vista, uomo fedele nelle disgrazie
migliore a vedersi del mare calmo per i marinai. 728
Pilade
Sono giunto procedendo attraverso la città più in fretta di
quantto mi era dovuto/
Dopo avere ascoltato un’assemblea della città e averla vista
personalmente con chiarezza,/ 730
riguardave te e la sorella tua, per mettervi a morte subito.
Che è questo?Come stai, carissimo tra i miei coetanei,
gli amici e i parenti? Tutto questo infatti sei tu per me.
733
Oreste
Siamo spacciati, tanto per chiarirti in breve i miei mali.
Pilade
Puoi credere che siamo rovinati insieme: sono comuni infatti
le sorti degli amici. 735
Oreste
Menelao è stato pessimo con me e la sorella mia.
Pilade
Si addice al marito di una donna da poco essere uno da poco.
Oreste
Come se non fosse venuto, mi ha dato lo stesso venendo.
Pilade
Allora è arrivato davvero in questa terra?
Oreste
Da tempo, ma ha fatto comunque molto presto a rivelarsi
pessimo con gli amici740
Pilade
Ed è arrivato portando sulla nave la moglie pessima?
Oreste
Non quello, ma quella ha riportato qui quello.
Pilade
Dove è la donna che da sola moltissimi Achei fece morire?
Oreste
Nel mio palazzo, se ancora devo chiamarlo mio.
Pilade
E tu quali parole hai detto al fratello di tuo padre? 745
Oreste
Di non rimanere a guardare me e mia sorella messi a morte
per mano dei cittadini.
Pilade
Per gli dei, che cosa rispose a queste richieste? Questo
infatti voglio sapere.
Oreste
Stava attento a non compromettersi: quello che fanno per gli
amici i cattivi amici.
Pilade
A quale pretesto ricorrendo? Saputo questo ho il quadro
completo.
Oreste
E’ sopraggiunto qui il padre che ha generato le “ottime”
figlie. 750
Pilade
Tindaro dici: probabilmente sdegnato con te per la figlia.
Oreste
Lo capisci. E Menelao ha preferito la parentela con questo
piuttosto che quella con mio padre/.
Pilade
E non ebbe il coraggio mentre era presente di prendere parte
alle tue pene?
Oreste
Infatti non è un guerriero ma tra le donne è coraggioso
Pilade
Ti trovi davvero in mezzo a mali enormi; e devi proprio
morire? 755
Oreste
I cittadini devono dare un voto su di noi per l’accusa di
omicidio.
Pilade
E questo voto che cosa deciderà? Dimmelo: sono in preda alla
paura.
Oreste
Che si muoia o si viva: la sentenza non è lunga su lunghe
questioni.
Pilade
Fuggi dunque lasciando il palazzo con tua sorella.
Oreste
Non vedi? siamo sorvegliati ovunque da guardie. 760
Pilade
Ho visto le strade della città bloccate dalle armi.761
Oreste
Come una città noi siamo assediati dai nemici nella persona.
Pilade
E ora anche tu chiedi a me che cosa patisco: infatti anche
io sono perduto.
Oreste
Per mano di chi? Questo sarebbe un male aggiunto ai miei
mali.
Pilade
Strofio il padre mio adirato mi ha cacciato in esilio da
casa. 765
Oreste
Muovendoti quale accusa? Privata o comune ai cittadini?
Pilade
Di avere preso parte all’uccisione di tua madre, chiamandola
empia.
Oreste
Oh infelice, sembra che i miei mali affliggeranno anche te.
Pilade
Io non ho il carattere di Menelao: bisogna sopportare questo.
Oreste
Non hai paura che Argo voglia mettere a morte te, come me?
770
Pilade
Non tocca a questi punirmi ma alla terra dei Focesi.
Oreste
Tremendi i più quando hanno dei capi mascalzoni.
Pilade
Ma quando li scelgono buoni, buone sono sempre le decisioni.
Oreste
Va bene. Bisogna che parliamo in comune
Pilade
Su quale necessità?
Oreste
Se andassi a dire ai cittadini
Pilade
che hai agito secondo giustizia? 775
Oreste
Vendicando mio padre.
Pilade
temo che ti catturino volentieri.
Oreste
Ma devo morire rannicchiato in silenzio?
Pilade
questo sarebbe vile.
Oreste
Come potrei agire dunque?
Pilade
hai una qualche via di scampo se resti?
Oreste
Non ce l’ ho
Pilade
se invece te ne vai hai speranza che di salvarti dai mali?
Oreste
Se capita della fortuna, potrebbe essere.
Pilade
allora questo è meglio che restare. 780
Oreste
Ma allora devo andare?
Pilade
se muori, così almeno morirai in modo più nobile
Oreste
Dici bene. Così evito la vità
Pilade
più che restando.
Oreste
E comunque la mia azione è giusta.
Pilade
prega soltanto che lo sembri.
Oreste
E qualcuno potrebbe avere compassione di me…
Pilade
cosa grande è infatti la tua nobiltà.
Oreste
…Qualcuno afflitto per la morte del padre.
Pilade
tutto questo è negli occhi. 785
Oreste
Bisogna andare, poiché morire ingloriosamente non è da uomo
Pilade
approvo queste parole.
Oreste
Allora diciamo questo anche a mia sorella?
Pilade
No, per gli dèi.
Oreste
Certamente ci sarebbero lacrime
Pilade
Sì certo, questo è un grave, sinistro presagio.
Oreste
Evidentemente tacere è meglio
Pilade
trarrai vantaggio dal tempo.
Oreste
C’è solo questa difficoltà per me
Pilade
Che novità è questa che aggiungi? 790
Oreste
Temo che le dee mi tengano in pugno con le punture della
pazzia.
Pilade
ma ci sarò io a prendermi cura di te.
Oreste
È penoso toccare un uomo malato
Pilade
no almeno per me, se si tratta di te.
Oreste
Guardati dal prendere parte alla mia follia
Pilade
Vada davvero così!
Oreste
Dunque non esiterai?
Pilade
L’esitazione difatti verso gli amici è un male grande.
Oreste
Muoviti allora, timone del piede mio.
Pilade
Sì e con cari affetti. 795
Oreste
E conducimi alla tomba del padre.
Pilade
per quale motivo proprio questo?
Oreste
Per supplicarlo di salvarmi.
Pilade
Così è giusto
Oreste
Della madre invece non voglio vedere nemmeno la tomba.
Pilade
Difatti era nemica pubblicato fin qui
Ma affrettati, perché non ti prenda prima il voto degli
Argivi
appoggiando ai fianchi miei i tuoi deboli per la malattia
800
siccome io ti sosterrò attraverso la città, curandomi poco
della folla, per niente vergognandomi. Dove infatti potrei
mostrare di essere amico/
se non ti soccorrerò adesso che ti trovi in terribili
congiunture?
Oreste
Questo è quel precetto famoso procuratevi degli amici, non
solo la parentela/,
poiché un uomo che nel carattere si è fuso insieme, anche se
è un estraneo,/ 805.
è migliore di diecimila consanguinei ad aversi quale amico
per un uomo.
Coro II Stasimo (807 - 843)
La grande prosperità e il valore
orgoglioso per l’Ellade
e presso le correnti del Simoenta
sono trascorsi retrogradi dalla buona fortuna per gli Atridi
810
dal tempo antico dell’antica sventura del palazzo
quando piombò sui Tantalidi
la contesa dell’agnello d’oro,
miserrimo banchetto e
sacrifici di nobili figli: 815
onde delitto non smette
di succedere a delitto di sangue
per la duplice discendenza di Atreo.
L’atto bello non è
bello: tagliare
il corpo dei genitori
con un’arma temprata al fuoco 820
e mostrare la spada annerita dal sangue
ai raggi del sole.
Il fare violenza a propria volta è empietà elaborata
e follia di uomini malvagi.
Infatti nel terrore della morte, 825
la sciagurata Tindaride gridò:
“figlio non osi un atto di pietà
uccidendo tua madre,
non procurarti obbrobrio eterno
rendendo onore gradito a tuo padre”. 830
Quale morbo o quali lacrime e
quale oggetto di compassione più grande sulla terra
che versarvi il sangue della propria madre ammazzata?
Dopo avere compiuto quale misfatto
è sconvolto dalla follia 835
preda delle Eumenidi, roteando
morte con occhi erranti,
il figlio di Agamennone !
Oh sciagurato, quando vedeva il seno
della madre spuntare
dal manto intessuto d’oro 840
rese vittima la madre in
contraccambio delle sofferenze del padre
Terzo episodio (844 - 1245)
Elettra
Donne, se n’è forse andato dalla casa
l’infelice Oreste sopraffatto dalla follia mandata dagli
dèi? 845
Coro
Niente affatto: è andato dal popolo argivo
a dare la battaglia che lo attende
per la vita, nella quale si deve scegliere tra la vita e la
morte.
Elettra
Ahimé: che cosa ha fatto? Chi lo ha persuaso?
Coro
Pilade: ma pare che questo messaggero tra non molto 850
Dirà gli eventi accaduti là su tuo fratello.
Messaggero
O infelice, o sventurata figlia del condottiero Agamennone,
principessa Elettra, ascolta le parole di sventura che sono
venuto a portarti.
Eletttra
Ahi siamo perduti. Sei chiaro nel parlare. 855
Infatti a quanto pare sei venuto da nunzio di mali.
Messaggero
Il voto dei Pelasgi ha decretato che tuo fratello muoia
E anche tu infelice, in questo giorno.
Elettra
Ahimé è arrivato il presentimento che temevo
e da tempo mi struggevo in lamenti per il futuro. 860
Ma quale lotta giudiziaria, quali discorsi tra gli Argivi
Ci condannarono e sancirono la condanna a morte?
Di’ o vecchio: devo spirare per mano armata
di pietre oppure per ferro
condividendo la disgrazia comune al fratello? 865
Messaggero
Mi trovavo a entrare nelle porte della città
dalla campagna, sentendo il bisogno di informarmi riguardo
alla sorte tua
e a quella di Oreste: per tuo padre infatti
avevo sempre affetto finchè visse, e la tua casa mi nutriva,
povero sì, ma nobile nei rapporti con gli amici. 870
Vedo una turba che va a prendere posto sulla collina
dove dicono che Danao per primo concedendo a Egitto
il processo radunò il popolo nella sede dell’assembea.
Vedendo l’assembramento, domandai a uno dei cittadini:
“Che c’è di nuovo in Argo? Forse qualche annuncio 875
dai nemici ha incitato la città dei Danaidi?”
Quello allora disse: “non vedi là Oreste che
Si avvicina per correre l’alea di un processo capitale?”
Vedo allora un’apparizione inattesa, che mai avrei dovuto:
Pilade e tuo fratello che venivano avanti insieme, 880
uno abbattuto e sfinito dslla malattia,
l’altro che come un fratello condivideva il dolore
dell’amico
e si prendeva cura del suo male con l’assistenza che si dà a
un figlio.
Quando poi la turba degli Argivi fu completa,
un araldo alzatosi disse: “chi vuole dire, 885
se Oreste deve morire o no
in quanto matricida?” E dopo questo si alza
Taltibio che con tuo padre razziava i Frigi.
E parlò, lui sempre sottoposto ai potenti,
in modo ambiguo, da una parte ammirando il padre tuo
però senza approvare tuo fratello, intrecciando
discorsi belli e
malvagi: che aveva stabilito usanze
non belle verso i genitori; e occhiate sempre
sorridenti lanciava agli amici di Egisto.
Infatti tale genìa è siffatta: su chi ha successo 895
saltano sempre gli araldi. Questo è loro amico:
chi ha potere sulla città e si trova tra le autorità.
Dopo costui prendeva a parlare il principe Diomede.
Questo non consentiva che si uccidessero te né tuo fratello,
mentre punendovi con l’esilio si sarebbe rispettata la
religione. 900
Applaudirono rumorosamente alcuni, significando che diceva
bene,
mente altri non approvavano. E dopo questo si alza
un uomo dalla lingua senza porta, forte della sua audacia,
Argivo non Argivo, imposto per forza,
fidente nel tumulto e nella brutale licenza di parlare
persuasivo per giunta tanto da trascinarli in qualche male:
quando infatti uno piacevole con le parole e dal pensieo
malvagio
persuade la folla, per la città è un grande malanno:
quanti invece con senno consigliano sempre bene,
anche se non subito, in seguito sono utili 910
alla città. È così che si deve guardare
a un capo: è uguale infatti la faccenda
per chi dice discorsi e chi ricopre una carica.
Colui aizzò ad ammazzare Oreste e te gettando
pietre: sotto sotto Tindaro suggeriva tali parole 915
da dire a chi voleva uccidere voi due.
Un altro poi alzatosi diceva parole contrarie a costui,
di aspetto non bello, ma uomo animoso,
uno che raramente frequenta la città e il cerchio della
piazza,
uno che lavora la terra, - di quelli che soli salvano il
paese - 920
intelligente quando vuole muoversi verso un dibattito,
uno integro, che ha condotto una vita irreprensibile.
Egli propose di incoronare il figlio di Agamennone:
Oreste che aveva
voluto vendicare il padre,
ammazzando una donna malvagia ed empia,
la quale cercava di toglierci quel nostro prendere in mano
le armi
e andare in guerra abbandonando le case,
se quelli che restano distruggono la custodia della casa
corrompendo le spose dei guerrieri.
E agli onesti sembrava che dicesse bene 930
E nessuno parlò più. Poi giunse tuo fratello,
e disse: “o voi che tenete la terra di Inaco,
(anticamente Pelasgi, poi Danaidi)
È per difendere voi, non meno di mio padre,
che ho ucciso la madre. Se infatti l’uccisione dei mariti
935
sarà lecita per le donne, non sarebbe più possibile
prevenire la morte, oppure ci si dovrà asservire alle donne
e voi farete il contrario di quello che si deve fare.
Adesso infatti colei che ha tradito il letto di mio padre
è morta, ma se ammazzerete me, 940
la legge è messa via, e nessuno potrebbe prevenire la
propria morte
siccome non vi sarà penuria di quell’audacia”.
Ma non persuadeva la folla, benché sembrasse parlare bene.
Prevale invece quel malvagio parlando tra la moltitudine,
quello che aveva proposto di mettere a morte te e tuo
fratello. 945
A stento il povero Oreste li ha persuasi a non farlo morire
lapidato: ha promesso che in questo giorno lascerà la vita
per sgozzamento operato dalla sua stessa mano
con te. Lo conduce fuori dall’assemblea
Pilade tra le lacrime, e gli amici lo accompagnano 950
piangendo, commiserandolo: e sta arrivando da te
un amaro spettacolo e una triste visione.
Ma prepara la spada o un laccio per il collo:
poiché devi lasciare la luce: la nobiltà
non ti ha giovato per niente, né il dio di Pito, 955
Febo che siede sul tripode, anzi ti ha rovinato.
Coro
(O infelice vergine, come resti senza voce
mentre abbassi verso terra il volto adombrato,
come una che sta per scoppiare in gemiti e lamenti).
Inizio il lamento, o terra Pelasgia,
ficcando la bianca unghia attraverso le guance,
sanguinosa rovina,
e il colpo sul capo che spetta alla dea
sotterranea dei morti, la bella fanciulla Persefone.
Gridi la terra dei Ciclopi ,
ponendo sulla testa il ferro della rasatura,
le pene della casa.
Pietà, pietà qui viene avanti
per i condannati a morte,
che una volta erano i condottieri dell’Ellade. 970
Se n’è andata infatti se n’è andata, sparisce tutta
la stirpe dei figli di Pelope e quello splendore
che c’era una volta su quella casa beata;
l’invidia degli dèi l’ha abbattuta, e il malevolo
voto di morte tra i cittadini. 975
Ahi foriere di ogni pianto travagliate stirpi
degli effimeri,
guardate come il destino
va contro le speranze.
Uno prende in cambio le pene di un altro
Nel lungo tempo: 980
e dei mortali la vita tutta è instabile.
Elettra
Potessi raggiungere la pietra
tesa a metà tra il cielo
e la terra con catene,
di anelli d’oro, zolla dall’Olimpo
fatta muovere in circolo,
per gridare tra i gemiti
al vecchio padre Tantalo
che generò generò i progenitori,
le sciagure della casa quali io vidi,
l’alato inseguimento dei puledri
quando con la forza che regge una quadriga
Pelope guidò il carro sul mare
gettando nel gonfio flutto marino
Mirtilo ucciso 991
conducendo il carro verso le rive Gerestie
dalle bianche spume ondeggianti
dei flutti marini.
Da dove per la casa mia 995
partì una maledizione piena di gemiti,
il parto tra le greggi del figlio di Maia,
quando nacque il mostro
funesto dal vello
d’oro
rovina di Atreo allevatore di cavalli: 1000
donde
l’alato carro del sole
accostando il cammino del cielo che è volto alla sera
all’Aurora che ha un solo destriero,
e la corsa della Pleiade dalle sette vie 1005
Zeus fa volgere su altra strada,
e in cambio delle morti dà altre morti
e i banchetti eponimi di Tieste
e i letti della Cretese Aerope l’infida
dalle infide nozze: e gli ultimi mali 1010
su di me e il padre mio giunsero
Con dolorose necessità sulla mia casa
Coro
Ed cco si trascina fin qui tuo fratello
Condannato con voto di morte,
e il più fedele di tutti Pilade,
uomo pari a un fratello, dirigendo 1015
il passo malato di Oreste,
compagno di appoggio con piede premuroso
Elettra
Ahimé, io gemo vedendoti fratello
Sull’orlo della tomba , e davanti alla pira funerea..
Ahimé davvero di nuovo: siccome ti vedo negli occhi 1020
con l’ultima vista, sono uscita di senno.
Oreste
Non ti rassegnerai in silenzio al fatto compiuto
mettendo via i femminei lamenti? Questo è miserevole, ma
tuttavia
è necessario che tu sopporti la sorte presente.
Elettra
E come faccio a tacere? Vedere questa luce di dio 1025
Non è più possibile per noi infelici.
Oreste
Tu non uccidermi: sono già morto abbastanza
per mano argiva io lo sciagurato: lascia stare i mali
presenti.
Elettra
O infelice per la tua giovinezza, Oreste, e per il destino
di morte,
una morte prematura. Bisognerebbe che tu vivessi, quando non
ci sei più.1030/
Oreste
No per gli dèi, non gettarmi addosso la viltà,
spingendomi alle lacrime con il ricordo dei mali.
Elettra
Moriremo: non è possibile non piangere i mali
A tutti i mortali è cara la vita infatti e questo è pietoso.
Oreste
Questo giorno per noi è decisivo: bisogna attaccare 1035
dei cappi oppure affilare la spada per la mano.
Elettra
Tu allora uccidi me, fratello, perché non mi ammazzi
uno degli Argivi facendo oltraggio alla prole di Agamennone
.
Oreste
Mi basta il sangue materno: non ti ammazzerò,
muori piuttosto di tua mano nel modo che vuoi. 1040
Elettra
Sarà così: in niente rimarrò indietro alla tua spada.
Ma voglio gettarti le braccia al collo.
Elettra
O carissimo, o tu che hai il nome desiderato 1045
e dolcissimo e la stessa anima di tua sorella
Oreste
Tu certamente mi farai intenerire e io voglio contraccambiati
con l’affetto delle mie braccia. Perché infatti devo avere
ancora ritegno, povero me?/
O petto della sorella, o cara persona che abbraccio,
questi saluti invece dei figli e del letto nuziale 1050
sono disponibili per noi due disgraziati.
Elettra
Ahi!
Come la medesima spada, se è permesso, potrebbe uccidere noi
due
e accoglierci una sola urna, manufatto di cedro?
Oreste
Saebbe dolcissimo questo: tu vedi però, come siamo
privi di amici, per potere avere una tomba comune 1055.
Elettra
Non ha parlato in tua difesa, con cura che tu non morissi,
Menelao il vile, il traditore del padre mio?
Oreste
Neppure la faccia ha fatto vedere, ma con la speranza
rivolta allo scettro, si guardava bene dal salvare gli amici.
Suvvia, facciamo in modo di morire nobilmente
e facendo cose del tutto degne di Agamennone. 1060
Anche io mostrerò alla polis nobiltà, colpendomi al fegato
con la spada e tu poi devi/
comportati in maniera simile ai miei atti di coraggio.
Pilade, tu sii l’arbitro del nostro suicidio 1065
e componi con cura il corpo di noi due morti
poi sotterrali insieme portandoci alla tomba del padre.
E addio: come vedi mi avvio all’opera.
Pilade
Aspetta. Prima ho un rimprovero per te,
se hai supposto che io desideri vivere una volta che tu sei
morto 1070
Oreste
Che motivo c’è di fatto perché tu muoia con me?
Pilade
Quale domanda mi hai fatto? Che senso ha vivere senza la tua
amicizia?
Oreste
Tu non hai ucciso la madre, come me sciagurato.
Pilade
Insieme con te, e devo subire la stessa sorte.
Oreste
Renditi a tuo padre, non morire con me 1075
tu hai ancora una polis, io non più oramai,
e una casa paterna e un
grande rifugio di ricchezza.
Sei rimasto senza le nozze di questa sventurata,
che ti avevo promesso in moglie onorando l’amicizia:
ora tu, preso un altro letto, fai dei figli, 1080
la parentela: quella tra me e te non c’è più, davvero.
Coraggio, o volto amato dell’amicizia mia,
cerca di stare bene: a noi questo non è possibile, ma a te
sì.
Infatti noi morti siamo privi di gioia.
Pilade
Davvero sei rimasto molto indietro rispetto alle mie
decisioni
Che il suolo fruttifero non accolga il mio sangue,
né l’etere luminoso, se mai io, tradendoti e salvandomi, ti
abbandonassi.
Infatti ho partecipato all’uccisione, non lo negherò,
e ho deciso tutto quello di cui tu ora paghi il fio 1090.
E dunque devo morire anche io insieme con te e con questa.
Difatti la considero mia moglie, la donna di cui ho
approvato
Il letto: che cosa infatti dirò mai di bello
giunto alla terra delfica, acropoli della Focide,
io, uno che prima della vostra disgrazia vi sono stato vicino
da amico 195
e ora che sei caduto in disgrazia non ti sono più amico?
Non è possibile. Ma queste sciagure imprtano anche a me:
e siccome morremo, giungiamo a degli accordi,
in modo che Menelao finisca male con noi.
Oreste
O carissimo, possa io morire vedendo questo! 1100
Pilade
Dà retta allora e rimanda i tagli della spada.
Oreste
Aspetterò, se in qualche modo potrò vendicarmi del mio
nemico.
Pilade
Taci ora: poiché delle donne mi fido poco.
Oreste
Non avere timore di queste: siccome sono amiche vicine a noi.
Pilade
Ammazziamo Elena, un dolore pungente per Menelao. 1105
Oreste
Come? infatti la prontezza c’è, se sarà fatto bene.
Pilade
Sgozzandola: si nasconde nel tuo palazzo.
Oreste
Senz’altro: mette già sigilli dappertutto.
Pilade
Ma non più, una volta che abbia avuto Ade come sposo.
Oreste
E come? Infatti ha dei servi barbari. 1110
Pilade
Chi sono ? Infatti io non posso temere nessuno dei Frigi.
Oreste
La razza di quelli che sovrintendono a specchi e profumi.
Pilade
Di fatto è tornata qua con i lussi di Troia?
Oreste
Tanto che l’Ellade per lei è una piccola dimora.
Pilade
Nulla la razza schiava vale di fronte a quella non schiava.
1115
Oreste
Davvero non temo di morire due volte una volta compiuta
questa opera.
Pilade
Neppure io mentre vendico te.
Oreste
Spiegami quello che c’è da fare e completa il discorso.
Pilade
Entreremo in casa come se stessimo davvero per morire.
Oreste
Capisco questo , ma il resto non lo capisco. 1120
Pilade
Rivolgeremo a lei i lamenti per quello che soffriamo.
Oreste
Così verserà lacrime mentre dentro ne gioisce.
Pilade
E anche per noi allora ci saranno le stesse reazioni di quella.
Oreste
Poi come affronteremo la lotta?
Pilade
Avremo le spade nascoste qui nelle vesti1125
Oreste
Ma davanti ai servi quale sarà l’uccisione?
Pilade
Li chiuderemo chi in una parte chi in un’altra della casa.
Oreste
E quello che non sta zitto bisogna ammazzarlo.
Pilade
E l’azione stessa indica da quale parte ci si deve
indirizzare.
Oreste
Ammazzare Elena: comprendo il segnale 1130.
Pilade
Hai capito: ora ascolta com’è buono il mio piano.
Se di fatto noi scagliassimo la spada su una donna
più virtuosa, l’uccisione sarebbe ignominiosa,
ma ora quella pagherà il fio a tutta l’Ellade
di cui ha ucciso i padri, di cui ha fatto morire i figli,
e ha reso le spose orbate dei mariti. 1135
Ci sarà un grido di giubilo, e accenderanno il fuoco per gli
dèi
augurando a te e a me molto bene
siccome abbiamo fatto uscire il sangue di una donna
malvagia.
Non sarai chiamato il matricida per avere ammazzato colei,
1140
ma lasciato questo epiteto capiterai in uno migliore
chiamato l’uccisore di Elena, l’assassina di molti.
Non conviene mai, non conviene che Menelao abbia successo,
mentre tuo padre e tu e tua sorella dovete morire
e la madre…questo lo lascio infatti non è decoroso parlarne,
1145
e che abbia il palazzo tuo lui che recuperato la moglie
attraverso la lancia di Agamennone: che io davvero non viva
più,
se non estrarrò contro di lei la nera spada.
Se però di fatto non otteniamo l’uccisione di Elena,
morremo dando fuoco a questo palazzo. 1150
Infatti avremo gloria non fallendo un risultato
nella bellezza morendo o nella bellezza salvandoci.
Coro
La figlia di Tindaro che disonorò il genere
di tutte le donne è degna di odio.
Oreste
Ah
Non c’è nulla di meglio di un amico vero, 1155
non la ricchezza, non il potere: è cosa sconsiderata
lo scambio della folla con un amico vero.
Fosti tu infatti a escogitare il male di Egisto
E nel pericolo eri vicino a me,
e anche ora mi dai il modo di vendicarmi dei nemici 1160
e non sei andato via…smetterò di elogiarti, poiché
c’è un peso anche in questo, essere lodato troppo.
E io mentre in ogni modo esalo l’anima mia
desidero morire dopo avere fatto qualcosa contro i miei
nemici
per fare morire a mia volta quelli che mo hanno tradito,
1165
e perché piangano quelli che mi hanno reso un disgraziato
Io sono comunque un figlio di Agamennone il quale
comandò sull’Ellade in quanto ritenutone degno, non da
tiranno, ma comunque/
ebbe una potenza divina e non lo disonorerò
rappresentando una morte servile ma da uomo libero 1170
esalerò l’anima e la farò pagare a Menelao.
In effetti se cogliessimo solo un altro risultato avremmo
successo,
se da qualche parte sopraggiungesse una salvezza insperata
a quelli che ammazzano e non muoiono: questo auspico.
Quello che voglio infatti, è piacevole pur attraverso la
bocca 1175
con alate parole confortare l’animo senza che costi nulla.
Elettra
Io, fratello, proprio questo credo di avere,
la salvezza per te, per lui e in terzo luogo per me.
Oreste
Tu dici la provvidenza di un dio, ma dove sta questa?
Perché so che nella tua anima c’è intelligenza. 1180
Elettra
Ascolta dunque; e anche tu tieni qui l’attenzione.
Oreste
Parla, siccome la possibilità del bene ha un qualche piacere.
Elettra
Conosci la figlia di Elena? L’ho domandato a chi la conosce.
Oreste
La conosco. Ermione che mia madre ha allevato.
Elettra
Questa è andata alla tomba di Clitennestra. 1185
Oreste
A fare che cosa? Quale speranza suggerisci?
Elettra
Per versare libagionu sulla tomba da parte della madre.
Oreste
E perché mi dici questo riguardo alla salvezza?
Elettra
Prendetela come ostaggio quando torna indietro.
Oreste
Questo che hai detto è rimedio di che cosa per noi tre
amici? 1190
Elettra
Morta Elena, se Menelao facesse qualche cosa contro di te
o a lui e a me, - infatti questa amicizia è un’intera unità
-
digli che ucciderai Ermione, e la spada devi
tenerla sguainata prprio vicino al collo della ragazza.
E se Menelao ti salva, desiderando che la fanciulla non
muoia 1195
vedendo Elena caduta nel sangue,
lascia che il padre riabbia il corpo della figlia;
qualora invece, non controllando l’animo incollerito,
cerchi di ammazzarti, allora tu sgozza la gola della
ragazza.
Del resto credo che lui, pur se dapprima si presenta con
impeto 1200
con il tempo ammorbidirà l’ira viscerale. Infatti non è nato
audace né coraggioso. Io ho per noi questa
trincea di salvezza. Il discorso è finito.
Oreste
O tu che hai un animo virile
e un corpo che tra le femmine spicca 1205
come sei naturalmente degna di vivere piuttosto che di
morire!
Pilade, di tale donna sarai privato infelice,
oppure vivendo avrai un letto felice.
Pilade
Magari andasse davvero così, e potesse giungere alla città
dei Focesi
onorata con bei canti nuziali 1210.
Oreste
Fra quanto tempo tornerà a casa Ermione?
poiché per tutto il resto il piano che hai detto è
bellissimo
se davvero avremo successo nel catturare il cucciolo di
padre empio. 1213
Elettra
Credo che ormai ella sia vicina a casa:
infatti la stessa durata del tempo concorda 1215
Oreste
Bene, tu ora Elettra, sorella, rimanendo
davanti alla casa
accogli la ragazza che arriva,
bada se qualcuno, prima che sia stata compiuta l’uccisione,
o qualche alleato o il fratello di nostro padre
entrato nel palazzo ci prevenga, e allora fatti sentire nel
palazzo, 1220
o colpendo la porta o mandando parole dentro,
noi quindi procedendo all’interno per il cimento
supremo armiamo le mani con la spada.
(Pilade, tu unfatti partecipi alle fatiche con me.)
O padre che abiti la dimora della notte tenebrosa 1225
Ti chiama Oreste tuo figlio perché tu venga soccorritore
di chi ha bisogno, per te infatti io soffro infelice
ingiustamente: sono stato tradito da tuo fratello
dopo avere agito con giustizia: ora voglio ammazzare
la sposa di quello e tu sii nostro complice in questo. 1230
Elettra
O padre, vieni dunque, se odi dentro la terra
i tuoi figli che ti chiamano, che muoiono per te.
Pilade
O parente del padre mio, ascolta anche le mie preghiere,
Agamennone, salva i figli.
Oreste
Ho ucciso la madre…
Elettra
anche io ho posto mano alla spada 1235
Pilade
Io poi ho esortato e vi ho sciolto dall’esitazione.
Oreste
Venendo in tuo aiuto, padre. - Elettra Nemmeno io ti ho
tradito.
Pilade
Non salverai i tuoi figli udendo queste rimostranze?
Oreste
Ti faccio una libagione di lacrime. - Elettra E io di
lamenti.
Pilade
Snettetela e muoviamoci all’azione 1240
Se infatti dentro la terra si infilzano come dardi le
preghiere,
egli ci sente, e tu Zeus, progenitore e santità di Giustizia
concedete di avere successo a questo e a me e a questa:
per i tre amici infatti una sola è la lotta, una sola la
sentenza:
o vivere a tutti è dovuto. o morire 1245
Elettra
O care donne di Micene,
le prime nella Pelasgica sede degli Argivi.
Coro
Quale grido lanci, signora? Rimane infatti
ancora tuo questo rango nella città dei Danaidi 1250
Elettra
Ponetevi alcune di voi su questa strada per i carri,
altre qui su quest’altra via, a guardia della casa.
Coro
Perché mi chiami a questo compito? Dimmelo, cara.
Elettra
Mi prende il timore che qualcuno situato 1255
presso il palazzo per il sangue dell’uccisione
escogiti mali sui mali.
Semicoro a -
Andate, sbrighiamoci, io dunque sorveglierò
Questa via, che va verso i raggi del sole.
Semicoro b
E io questa che porta verso la sera.
Elettra
Dunque volgi le pupille degli occhi trasversalmente
Di qua e di là, poi al contrario.
Coro
Montiamo la guardia, come dici 1265
Elettra
girate dunque lo sguardo,
date tutta la visuale alle pupille attraverso i riccioli
Semicoro a
Qualcuno avanza sul sentiero? Chi è questo
contadino che si aggira intono a casa tua? (1270)
Elettra
Siamo già perdute allora, o care: denuncerà subito
ai nemici le fiere nascoste armate di spada
Semicoro a
Rimani senza paura, cara, è vuota
la via che tu non credi tale.
Elettra
Che c’è? La parte tua rimane sicura per me? 1275
dammi una buona notizia
se questo lato davanti al cortile è deserto.
Semicoro b
Va bene almeno di qua. Ma osserva dalla tua parte:
siccome a noi nessuno dei Danaidi si avvicina.
Semicoro a
Sei giunta alla medesima constatazione: infatti nemmeno da
questa parte c’è turba 1280
Elettra
Dai, allora voglio gettare l’orecchio alle porte.
Che cosa aspettate voi in casa durante la calma
A far sanguinare le vittime del sacrificio? 1285
Non sentono: oh povera me per i miei mali!
Forse le spade si sono spuntate davanti alla bellezza?
Presto qualcuno degli Argivi in armi balzando
Con piede soccorritore arriverà in casa 1290
Osservate meglio, non è tempo di indugio,
ma alcune di qua, altre di là volgetevi.
Coro
Cambio la direzione guardando dappertutto 1295
Elena - da dentro -
Ahi Argo Pelasgia, muoio miseramente!
Elettra
Avete sentito? Gli uomini mettono mano all’omicidio
Il gemito è di Elena, per quanto si può congetturare.
Coro
O potenza di Zeus, di Zeus dallo scorrere eterno,
vieni ad aiutare in tutti i modi chi mi è caro 1300
Elena - da dentro -
Menelao, muoio, ma tu non mi aiuti con la tua presenza.
giovanni ghiselli
Elettra e Coro
Ammazzate, fate morire, colpite,
tirando dalla mano
Le due spade a doppio taglio,
quella che abbandonò il padre, lasciò il marito, quella che
moltissimi
fece morire degli Elleni
caduti presso il fiume,
dove lacrime su lacrime caddero per dardi
di ferro presso i gorghi dello Scamandro. 1310
Coro
Tacete tacete: ho sentito il rumore di qualcuno
piombato sulla strada vicino al palazzo.
Elettra
O carissime donne, nel mezzo dell’omicidio
ecco qui Ermione: smettiamo di gridare.
Viene avanti infatti per cadere nei lacci delle reti 1315.
Bella sarà la preda, se viene presa.
Ricomponiti con espressione tranquilla
con una parvenza che non palesi le azioni compiute;
anche io terrò negli occhi un’espressione compunta
come se proprio non sapessi quanto è stato compiuto 1320
(A Ermione) O ragazza, sei giunta dopo avere inghirlandato
la tomba
Di Clitennestra e avere versato libagioni ai defunti?
Ermione
Sono giunta dopo averne ottenuto la benevolenza. Però in me
Si è insinuato un timore, qualunque sia il grido
che odo anche lontana dal palazzo. 1325
Elettra
Che cosa dici? A noi toccano accidenti degni di
lamentazioni.
Ermione
Evita parole di cattivo augurio! Di quale nuova disgrazia
dici?
Elettra
A questa città è sembrato giusto che Oreste e io morissimo.
Ermione
Oh no davvero! Voi siete miei consanguinei.
Elettra
E’ deciso: stiamo sottoposti al giogo della necessità. 1330
Ermione
Forse per questo anche quel grido nel palazzo?
Elettra
Infatti: si è gettato supplice alle ginocchia di Elena e
grida.
Ermione
Chi? Non so niente di più, se tu non lo dici.
Elettra
L’infelice Oreste, supplica di non morire, anche per me.
Ermione
Per giusti motivi allora grida il palazzo. 1335
Elettra
Infatti, per quale altro motivo potrebbe gridare uno?
Ma vieni e partecipa alla supplica con i tuoi cari
gettandoti ai piedi di tua madre donna molto felice
perché Menelao non ci veda morire.
Dai, tu che sei stata allevata tra le braccia di mia madre
1340
abbi pietà di noi e dacci un sollievo dai mali.
Vieni qui al cimento, io ti guiderò.
Tu sola infatti hai la meta della salvezza.
Ermione
Ecco, spingo il piede verso il palazzo.
Siate salvi per quanto sta in me.
Elettra
o amici
Dentro la casa armati di spada, non afferrerete la preda?
Ermione
Ahimé! Chi sono questi che vedo?
Elettra
Devi tacere
Infatti sei venuta quale salvezza per noi, non per te.
Tenetela, tenetela: puntandole la spada
sul collo restate fermi, perché Menelao 1350
sappia questo: che avendo trovato degli uomini, non Frigi
vili
ha avuto quello che devono avere i vili.
Coro
Iò iò care,
suscitate frastuono, frastuono e grida
davanti al palazzo, perché l’assassinio compiuto
non getti una terribile paura negli Argivi, 1355
tanto da farli correre in aiuto al palazzo reale
prima che io abbia davvero visto il cadavere di Elena
steso a terra coperto di sangue nella casa,
o che abbia saputo la notizia da qualche servitore:
infatti conosco qualche cosa dell’evento luttuoso, ma su
altre non ho chiarezza./ 1360
Con giustizia la nemesi divina
È giunta su Elena
Infatti ha riempito di lacrime l’Italia intera,
a causa del funesto, funesto Ideo
Paride, che portò
Ma fanno rumore i chiavistelli della reggia
Fate silenzio: infatti viene fuori uno dei Frigi,
da questo sapremo come vanno le cose nel palazzo
Monodia del Frigio
Frigio
Ho schivato la spada argiva sfuggendo alla morte
in barbari calzari 1370
sopra le travi di cedro delle camere
e i triglifi dorici
via, via, terra, o terra,
con fuga da barbaro.
Ahi! 1375
Dove posso fuggire, straniere,
alzandomi in volo nell’etere sereno
oppure sul mare che Oceano
dalla testa taurina circonda
avvolgendo la terra con le sue braccia? 1380
Coro
Che cosa c’è, servitore di Elena, uomo dell’Ida?
Frigio
Ilio, Ilio, ahi per me,
Frigia città e monte sacro
Ida dalle belle zolle, come ti rimpiango perduto
e levo il canto del carro del carro
con barbaro grido per l’aspetto 1385
nato da un uccello dalle ali di cigno
della bellezza, la cucciola di Leda,
la funesta Elena
funesta Elena
erinni delle levigata rocca di Apollo: ahimé
per i canti funebri, funebri 1390
infelice terra di Dardano,
valore nel cavalcare di Ganimede,
compagno di letto di Zeus.
Coro
Dicci chiaramente proprio i fatti avvenuti nel palazzo, uno
per uno.
(infatti le parole di prima non non le ho connesse in modo
da renderle comprese bene).
Frigio
Ailinon ailinon come inizio del canto di morte 1395
Dicono i barbari, ahi,
nell’asiatico idioma
quando sangue di re sia versato nel suolo
da ferrèe spade di Ade.
Sono entrati in casa, per dirti 1400
proprio i fatti, due
leoni Greci gemelli:
dell’uno era detto padre il comandante dell’esercito,
l’altro figlio di Strofio, era un uomo dai pensieri maligni,
quale Odisseo, ingannatore silente,
ma leale con gli amici, 1405
esperto di guerra, serpente mortale.
Vada in malora lui che è un malfattore
di fredda prudenza.
Quelli dunque entrati
diretti al trono di quella donna che l’arciere Paride 1410
sposò, bagnati di lacrime nel viso, umili,
sedevano uno di qua, l’altro
di là, aggrappandosi.
E alle ginocchia di Elena
gettavano mani supplichevoli gettavano entrambi. 1415
E i servitori Frigi balzarono
balzarono su frenetici;
e uno si rivolgeva a un altro caduto nello spavento
che fosse un inganno.
E pareva ad alcuni di no 1420
ad altri invece sembrava
che la serpe matricida
avvolgesse la figlia di Tindaro
nell’insidia di una rete tesa 1424
Coro
E tu dove eri in quel momento? O sei in fuga da un pezzo per
lo spavento? 1425
Frigio
Secondo l’uso Frigio, da Frigio,
stavo agitando l’aria, l’aria presso i capelli
di Elena, di Elena con il ben costruito cerchio
piumato davanti alla guancia
secondo l’uso barbaro. 1430
E il filo cadeva a terra,
mentre lei desiderava
preparare con il lino
delle spoglie Frigie
ornamenti per la tomba, 1435
teli purpurei, doni a Clitennestra.
Allora Oreste disse
alla figlia di Sparta: o
Figliola di Zeus, posa qui al suolo
l’orma, staccandoti dal seggio, 1440
verso la sede dell’antico focolare
di Pelope progenitore,
per conoscere le parole mie”.
La conduce, la conduce, ed ella lo seguiva,
senza essere presaga di quello che doveva accadere, 1445
e il complice faceva dell’altro aggirandosi il malvagio
Focese:
“non andate fuori dai piedi? Ma sì, sono sempre farabutti i
Frigi”.
E ci chiuse chi da una parte chi dall’altra
nel palazzo; alcuni nelle stalle dei cavalli,
altri nelle sale, separandoci di lì e di là 1450
uno in luogo diverso dall’altro, lontano dalla padrona.
Coro
E dopo questo che tipo di sciagura avveniva?
Frigio
Madre dell’Ida,
madre potente potente
ahi sanguinosi patimenti ed empi 1455
delitti quelli che vidi che vidi nelle case dei padroni.
Da sotto l’oscurità dei pepli orlati di porpora,
estratte le spade nelle mani, girarono lo suardo uno di qua
l’altro di là
che non ci fosse per caso qualcuno.
Come cinghiali montani, dritti davanti alla donna 1460
dicono: “morrai morrai,
il vile marito ti ammazza, consegnando a tradimento alla
morte
in Argo il figlio del fratello.
Quella allora gridava forte gridava
Ahimè, ahimé!” 1465
E avventando il bianco braccio sul petto
fece risuonare la testa sciagurata di un colpo,
poi in fuga col piede portava portava l’orma del sandalo
d’oro,
ma Oreste gettandole le dita nelle chiome
e avanzando sul calzare miceneo, 1470
e piegatole il collo sulla spalla sinistra
stava per scagliare la nera spada dentro la gola.
Coro
Ma voi Frigi dove eravate in casa per difenderla?
Frigio
Al grido, scardinate con leve le porte
e gli stipiti dove attendevamo
accorriamo in aiuto chi da una parte chi dall’altra della
sala 1475
uno con delle pietre in mano, un altro con giavellotti
un altro con la spada sguainata.
Ma ad affrontarci venne Pilade
incapace di cedere, quale
Ettore Frigio o Aiace dal triplice cimiero 1480
che vidi, vidi alle porte
di Priamo: le punte delle spade
incrociammo.
E allora allora divenne evidente
quanto noi Frigi nel valore di Ares
Fossimo inferiori alla lancia dell’Ellade 1485,
uno sparendo in fuga, l’altro già morto,
un altro con delle ferite, un altro che pregava
contro la morte;
e noi eravamo scampati nell’oscurità,
mentre cadevano morti alcuni, altri erano in pocinto, altri
poi erano già stesi./
Allora giunse la sventurate Ermione nel palazzo 1490
Sul sangue sparso per terra della madre, che
la partorì infelice.
E quali Baccanti senza tirso
correndo quei due
la trascinarono via con le mani
come un cucciolo di montagna;
poi di nuovo miravano alla figlia di Zeus
per sgozzarla; ma lei
era scomparsa dalle stanze 1495
attraverso il palazzo, o Zeus e terra
e luce e notte,
o per incantesimi o
per arti magiche o per ratti di dei.
Il seguito non lo conosco: infatti
Sottraevo il piede fuggitivo dalla casa.
Penose assai penose sofferenze Menelao 1500
Ha sopportato e ha ripreso
il matrimonio di
Elena invano
Coro
Ed ecco questa novità che succede a novità:
vedo infatti davanti alla casa
venire Oreste con passo agitato 1505
Oreste
Dov’è colui che ha schivato la mia spada fuori dal palazzo?
Frigio
Mi prostro davanti a te, signore, supplicandoti secondo
l’uso barbaro.
Oreste
Non siamo a Ilio qui, ma in terra Argiva.
Frigio
Dappertutto vivere piace più che morire a chi ha senno.
Oreste
Non hai forse gridato di correre in soccorso a Menelao? 1510
Frigio
Io di sicuro per soccorrere te: infatti ne sei più degno.
Oreste
Allora la figlia di Tindaro è morta giustamente?
Frigio
Giustissimamente, pure se avesse avuto tre gole da tagliare.
Oreste
Per viltà mi compiaci con la lingua, ma dentro non pensi
così.
Frigio
Non è difatti quella che rovinato l’Ella con noi stessi
Frigi? 1515
Oreste
Giura, se no ti ammazzerò, che non parli per compiacermi.
Frigio
Ecco, ho giurato sulla mia vita, sulla quale posso giurare
solo lealmente.
Oreste
Così anche a Troia il ferro era spaventoso per tutti i Frigi?
Frigio
Allontana la spada poiché da vicino getta un trememdo
bagliore di morte.
Oreste
Hai paura di diventare pietra come alla veduta della
Gorgone? 1520
Frigio
No, ma un cadavere: io non conosco la testa della Gorgone.
Oreste
Sei uno schiavo e hai paura di Ade che ti libererà dai mali?
Frigio
Ogni uomo, anche se schiavo, gioisce nel vedere la luce.
Oreste
Ben detto: ti salva l’intelligenza. Su, vai dentro il palazzo.
Frigio
Non mi ucciderai dunque?
Oreste
Sei libero.
Frigio
Bella parola questa che hai detto. 1525
Oreste
Ma potremo cambiare parere.
Frigio
Questo invece non dici bene.
Oreste
Stolto sei se credi che io sopporti di insanguinare il tuo
collo:
infatti non sei una donna né sei nel numero degli uomini.
Sono uscito dal palazzo perché tu non alzassi clamore.
In fretta infatti si solleva Argo sentendo un grido. 1530
Non abbiamo paura di ricevere Menelao a portata della spada;
ma venga pure fiero dei riccioli biondi sulle spalle.
Se infatti dopo avere raccolto degli Argivi li condurrà
contro questo palazzo/
Perseguendo l’assassinio di Elena e non vuole salvare me
e la sorella mia e Pilade che queste azioni ha compiuto con
me 1535
Vedrà due cadaveri: la figlia e la moglie
Coro
Ahi ahi destino
in un’altra lotta, un’altra ancora
spaventosa cade la casa intorno agli Atridi!
Che cosa facciamo? Annunciamo alla città questi fatti?
oppure stiamo in silenzio? è più sicuro, care. 1540
Guarda davanti al palazzo guarda: dà notizie
il fumo che si lancia in alto nell’etere.
Accendono delle torce, per incendiare il palazzo
di Tantalo e non si sottraggono all’assassinio.
E’ il destino che ha il termine per i mortali, 1545
Il termine dove vuole.
Una grande potenza, per mezzo di demoni vendicatori,
è caduta è caduta questa casa in mezzo al sangue
per il precipitare di Mirtilo dal carro.
Ma ecco che vedo Menelao vicino al palazzo
Con piede veloce, informato in qualche modo della sorte che
ora è qui 1550
Non tardate a chiudere le serrature con i catorci,
o Atridi che siete in casa. E’ cosa tremenda un uomo di
successo
contro gli sventurati che stanno male come tu ora, Oreste.
Menelao
Sono venuto qui perché conosco le azioni tremende 1554
dei due leoni: non li chiamo uomini infatti.
Ho sentito dire di mia moglie che di fatto
non è morta, ma è andata via sparendo,
e devo avere sentito una diceria vana, che mi ha riferito
uno tratto in inganno dalla paura. Ma questa è
una macchinazione del matricida e un motivo di derisione.
1560
Qualcuno apra la casa: ai servi dico
Di dare spinte a queste porte, perché si possa almeno
salvare mia figlia dalle mani assassine degli uomini
e recuperare la sventurata povera sposa mia,
con lei devono morire per mano mia 1565
quelli che hanno ammazzato la mia consorte.
Oreste
Ehi tu! Non toccare con la mano questi serrami.
Dico a te Menelao che torreggi con impudenza,
altrimenti con questo fregio ti romperò la testa,
spezzando gli antichi cornicioni, fatica di maestri scultori.
1570
I serrami sono fissati con dei pali e ti escluderanno
dalla tua fretta di correre in aiuto e dall’entrare nel
palazzo.
Menelao
Ah! Che cosa c’è? Vedo luce di fiaccole,
e questi assediati sul tetto del palazzo,
e una spada incombente sul collo di mia figlia 1575
Oreste
Vuoi fare domande oppure ascoltarmi?
Menelao
Né l’una cosa né l’altra; ma è necessario, a quanto pare,
ascoltarti.
Oreste
Ho intenzione di ammazzare tua figlia, se vuoi saperlo
Menelao
Dopo avere ammazzato Elena commetti un assassinio su un
assassinio?
Oreste
Magari l’avessi compiuto senza esserne stato drrubato dagli
dèi! 1580
Menelao
Neghi di averla uccisa e dici queste parole per oltraggio?
Oreste
Dolorosa negazione per me, magari avessi…
Menelao
Fatto che cosa? Mi chiami difatti alla paura
Oreste
Gettato nell’Ade quella che ha contaminato l’Ellade
Menelao
Rendimi il cadavere della moglie, perché io possa innalzare
un sepolcro 1585
Oreste
Richiedilo agli dei: ammazzerò tua figlia.
Menelao
Il matricida commette delitto su delitto?
Oreste
Il vendicatore del padre che tu hai tradito tanto da
lasciarlo morire
Menelao
Non ti è bastato il sangue, che ancora è qui, della madre?
Oreste
Non mi stancherei mai di ammazzare le malvagie 1590
Menelao
Anche tu Pilade prendi parte a questo delitto?
Oreste
Risponde tacendo. Basterò io a parlare
Menelao
Ma in nessun modo traendone gioia, a meno che tu fugga con
le ali.
Oreste
Non fuggiremo: appiccheremo il fuoco al palazzo
Menelao
Davvero devasterai questa dimora del padre? 1595
Oreste
Certo, perché non sia tu ad averla, e dopo avere sgozzato
questa sul fuoco.
Menelao
Uccidila, tanto dopo che l’avrai uccisa me ne pagherai il
fio.
Oreste
Sarà così.
Menelao
ah! aha! Non fare questo, assolutamente!
Oreste
Taci ora e sopporta di stare male, giustamente.
Menelao
E’ forse giusto allora che tu viva?
Oreste
Certo e che regni sul paese. 1600
Menelao
Quale?
Oreste
Su questa Argo Pelasgica
Menelao
Sarebbe davvero bene che tu a toccassi le acque lustrali…
Oreste
perché proprio non dovrei?
Menelao
E che prima della battaglia abbattessi le vittime.
Oreste
tu invece lo faresti bene?
Menelao
Infatti sono pure nelle mani.
Oreste
Ma non nell’animo.
Menelao
Chi ti rivolgerebbe la parola?
Oreste
Chiunque ami il padre 1605
Menelao chiunque invece onora la madre?
Oreste
E’ nato felice
Menelao
Tu no di sicuro.
Oreste
Infatti non mi piacciono le malvagie.
Menelao
allontana la spada da mia figlia.
Oreste
Sei uno che mente
Menelao
Ma ucciderai mia figlia davvero?
Oreste
Non sei più un mentitore.
Menelao
Ahimé che cosa devo fare?
Oreste
Vai dagli Argivi e persuadili… 1610
Menelao
Quale persuasione?
Oreste
chiedi alla città di non farci morire.
Menelao
Oppure ucciderete mia figlia?
Oreste
così stanno le cose qui.
Menelao
Oh povera Elena…
Oreste
e la mia situazione non è miserevole?
Menelao
Ti ho portata via dai Frigi come vittima…
Oreste
Magari fosse stato così.
Menelao
Dopo aver faticato fatiche infinite.
Oreste
Tranne che per me 1615
Menelao
Ho subito vicende terribili.
Oreste
Sì, perché prima non mi sei stato utile.
Menelao
Mi hai in pugno.
Oreste
Ti sei preso da solo, divenuto vigliacco.
Ma avanti, Elettra dai fuoco a questa palazzo;
e tu oh tra gli amici miei il più sicuro,
Pilade, incendia questo cornicione delle mura 1620
Conclusione del dramma con Apollo deus ex machina
Menelao
O terra dei Danai e abitanti di Argo ricca di cavalli,
avanti, non verrete in aiuto con piede veloce per
combattere?
Poiché costui vuole infliggere violenza all’intera città
per restare in vita dopo avere commesso l’empio assassinio
della madre.
Apollo
Menelao, poni fine alla tua arroganza affilata: 1625
sono qui io, Febo, figlio di Latona che ti chiamo da vicino,
e anche tu che impugnando la spada sorvegli questa
fanciulla,
Oreste, perché sappia le conclusioni che vengo a portare.
Elena che tu hai mancato benché fossi desideroso
di ucciderla, pieno d’ira contro Menelao, 1630
è questa che vedete nelle plaghe del cielo,
salva e non morta per mano tua.
Io l’ho salvata e l’ho sottratta alla spada
tua, ricevuto l’ordine da Zeus padre.
Infatti è figlia di Zeus e deve vivere immortale, 1635
e nelle plaghe dell’etere sarà seduta vicino
a Castore e Polluce, protettrice dei marinai.
Tu prendi un’altra sposa da tenere in casa,
poiché gli dèi con la bellezza di questa
fecero scontrare Elleni e Frigi, 1640
e posero in atto le morti, per togliere dalla terra
l’onta dell’affollamento esorbitante dei mortali.
Così stanno le cose che riguardano Elena; tu, invece,
Oreste, devi varcare i confini di questa terra
e abitare il suolo Parrasio per il giro di un anno. 1645
Sarà chiamato prendendo il nome dal tuo esilio
da parte dagli Azani e dagli Arcadi tanto da nominarlo
Oresteo.
Da lì, andato alla città degli Ateniesi,
rendi conto del sangue dell’uccisione della madre
alle tre Eumenidi: gli dèi, giudici del processo, 1650
ti daranno sul colle di Ares il voto più santo
dove è destino che tu vinca.
Quella su cui Oreste, tieni la spada vicino al collo,
Ermione, è destino che tu la sposi; mentre Neottolemo
che presume di sposarla, non la sposerà mai. 1655
Infatti ll suo destino è morire per spada delfica
mentre reclama giustizia per la morte di Achille.
Poi, dai il letto della sorella a Pilade cui un tempo
l’hai promesso: lo aspetta in seguito una vita felice.
Tu, Menelao, lascia che Oreste abbia potere su Argo 1660
e vai a regnare sulla terra spartana,
con la dote di una sposa che sempre finora
ha continuato a darti travagli infiniti.
I rapporti di questo qui con la città li sistemerò bene io
che l’ho costretto ad ammazzare la madre. 1665
Oreste
O Lossia oracolare, non eri dunque un profeta falso
dei tuoi vaticini, ma veritiero.
Epppure in me entrava la paura di avere creduto di udire la
tua
voce mentre sentivo quella di un demone maligno.
Ma è finita bene, obbedirò alle tue parole. 1670
Ecco, libero Ermione dalla minaccia di morte,
e accetto il talamo, quando il padre me lo dia.
Menelao
O Elena figlia di Zeus, addio: invidio te
che abiti la dimora felice degli dèi.
Oreste, a te prometto in moglie mia figlia, 1675
siccome lo dice Febo: tu nobile da una nobile
sposandola possa trarne gioia, tu e io che te la do.
Apollo
Andate dunque ciascuno dove ordiniamo,
e ponete fine alle contese.
Menelao
Bisogna obbedire 1679
Oreste
Anche io sono sono tale: libo e mi accordo con gli eventi,
1680
Menelao, e con i tuoi vaticini, Lossia.
Apollo
Andate dunque per la vostra strada con metodo, onorando
Irene
la più bella tra le dee, e io
condurrò Elena nel palazzo di Zeus,
giungendo fino al cielo degli astri luminosi, 1685
dove seduta accanto a Era e alla sposa di Eracle
Ebe, sarà una dea sempre onorata
dagli uomini con libagioni,
e con i Tindaridi figli di Zeus
protettrice dei marinai sull’umido mare 1690
Coro
O grande, veneranda vittoria, possa tu
Occupare la mia vita
E non cessare di incoronarmi
Fine
Bologna 22 febbraio 2021
giovanni ghiselli
Bel lavoro!Ho notato pochissimi refusi, ma non li ho appuntati, perché mi sono concentrsta sulla lettura della tragedia, che non avevo mai letto per intero e che mi ha appassionato molto.Euripide è grande. Grazie Brigida
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