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lunedì 8 marzo 2021

Il sapere non è sapienza

Maria Cristina Messa
Il sapere  non è sapienza[1]


Nell’inserto domenica di “Il sole 24 ore” di ieri,  7 marzo 2021, nella seconda pagina, vengono citate alcune affermazioni della ministra dell’Università Maria Cristina Messa.
L’articolo firmato da Nicoletta Polla Mattiot è intitolato “La ricetta anticrisi della ministra”.
La parola chiave tra quelle riferite è “conoscenza”. Vediamo cosa intende la titolare dell’Università: “Per me la conoscenza è il sale della vita e il faro del cammino. Il sale perché rende le esperienze “saporite” ovvero curiose, costruttive, consapevoli, uniche. Non solo alimenta la voglia di sapere. Ma ci spinge ad apprendere sempre di più, ad arrivare al livello massimo umanamente raggiungibile. Il faro perché dà luce anche nelle tempeste, nella notte, nei tempi più bui. Le scelte e le strategie trovano nella conoscenza una base fondamentale per il ragionamento logico e consapevole, che meglio individua metodi e criteri riproducibili, trasferibili su larga scala”.
Voglio commentare la parola conoscenza cercando di specificarne il significato. Intanto rispondere alla domanda che può venire subito  in mente: conoscenza di che?
La conoscenza infatti è un fiume fomato da tanti affluenti: possiamo dare un nome ad alcuni di questi, non a tutti.

Per quanto mi riguarda, le mie conoscenze derivano da: le parole che ascoltate da bambino prima a casa poi a scuola mi hanno impressionato, i libri letti, imparati e mai dimenticati  se hanno toccato sia la sfera mentale sia quella emotiva, le esperienze  vissute, i viaggi, gli incontri significativi con le persone, sopra tutte le donne mersavigliosamente conosciute.
Una conoscenza insomma che non sia solo sapere ma anche sapienza: la sofiva che accresce la vita. Il sapere neutro - to; sofovn - dell’erudito annoia e intristisce chi lo possiede e chi lo ascolta. A me piace citare a memoria e i testi da quando mi accorsi che le parole belle degli auctores  accrescono di fatto l’attenzione di chi le ascolta e quindi la capacità comunicativa, persuasiva, educativa di chi le pronuncia. Insomma la sapienza deve essere certamente saporita, come dice la ministra, ma voglio aggiungere che deve sapere di vita, a partire dalla vita umana. Deve sapere  di bellezza, di giustizia,  amore. Non ho avuto alcun potere istituzionale nella vita ma la mia ajnqrwpivnh sofiva me ne ha conferito tanto nei rapporti umani.
 
Riferisco alcune altre parole della professoressa Messa perché riguardano il lavoro dell’insegnante, il suo e il mio.
“Studiare, sapere, conoscere per se stessi, per propria soddisfazione e realizzazione personale, è stimolante, ma poco utile. La trasmissione del sapere ad altri, giovani e meno giovani, non è mai un percorso rettilineo e univoco, avviene in più direzioni e forma una sorta di albero che ramifica e porta verso orizzonti imprevedibili. Il rapporto maestro-allievo arricchisce entrambi e il miglior maestro è quello che spera che l’allievo lo superi. Così evolve la conoscenza”.
Su questo sono completamente d’accordo. Dal 1969 a oggi non ho mai smesso di insegnare e in tutti questi anni ho imparato dai miei allievi: bambini, adolescenti, giovani, e adulti anche attempati, più di quanto io abbia insegnato a loro.
E’ arrivato il momento di qualche citazione di  auctores -accrescitori  che accresceranno appunto l’interesse per questo breve scritto e autorizzeranno, se ce ne fosse bisogno, il racconto delle mie esperienze di apprendimento-insegnamento.
Non dobbiamo dimenticare che insegnare e apprendere sono attività necessarie alla sopravvivenza delle specie, soprattutto la nostra, e sono interdipendenti: "homines, dum docent discunt "[2] mentre si insegna si impara. Dagli studenti ho imparato e imparerò sempre molto: "Quaeris quid doceam? etiam seni esse discendum"[3], vuoi sapere che cosa insegno? che anche un vecchio deve imparare.
Dobbiamo dirlo ai nostri studenti: “Si ripaga male un maestro, se si rimane sempre scolari”[4].
Tutti gli insegnanti, tutte le persone per bene, non dovrebbero mai smettere di  imparare: "semper homo bonus tiro est ", l'uomo onesto fa  tirocinio per tutta la vita, ha scritto Marziale[5]
Il maestro che ha canonizzato se stesso, ha firmato l’ atto della propria morte educativa.
Per noi insegnanti lo scopo deve essere l'educazione e il potenziamento mentale, etico ed estetico dei giovani.
Essi da parte loro “ci curano l’anima”[6]. 
 
giovanni ghiselli
 
 
 


[1] To; sofo;n  d  j ouj  sofiva" (Euripide, Baccanti , v. 395),
[2] Seneca, Epist., 7, 8.
[3] Seneca, Epist., 76, 3.
[4] F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Della virtù che dona, 3
[5] XII, 51, 2
[6] F. Dostoevskij, L’idiota,  parte I, cap. 6

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