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Le quattro parti di Orazio (Ars poetica) e i sette atti di Shakespeare (As you like it). La morte teatrale di Augusto nella Vita di Svetonio.
Epitteto e Seneca
Orazio nell' Ars poetica[1] distingue le quattro diverse parti che ciascuno di noi recita nella vita. Dobbiamo ricordarcene noi insegnanti per avvicinarci alla comprensione dei nostri ragazzi.
Dunque: "aetatis cuiusque notandi sunt tibi mores" (156), si deve badare bene ai costumi specifici di ciascuna età.
Segue una descrizione dei mores delle varie epoche della vita umana: il puer il quale gestit paribus colludere (159), smania di giocare con i suoi pari, e cambia umore spesso: et mutatur in horas (160).
Poi l' imberbus iuvenis il giovinetto imberbe il quale gaudet equis canibusque, è cereus in vitium flecti, facile come la cera a prendere l'impronta del vizio, prodigus aeris, prodigo di denaro.
Quindi, conversis studiis aetas animusque virilis/, quaerit opes et amicitias, inservit honori (vv. 166-167), cambiate le inclinazioni, l'età e la mente adulta cerca ricchezze e aderenze, si dedica alla conquista del potere.
Poi c'è il vecchio:"difficilis, querulus, laudator temporis acti/se puero, castigator censorque minorum" (vv. 173-174), difficile, lamentoso, elogiatore del tempo trascorso da ragazzo, critico e censore dei giovani.
Sono dunque quattro atti che recitiamo in quattro parti diverse, con quattro aspetti diversi.
Sentiamo anche Shakespeare:" All the world's a stage-
And all the men and women merely players" (As you like it [2], II, 7), tutto il mondo è un palcoscenico e tutti gli uomini e le donne non sono che attori.
They have their exits and their entrances
And one man in his time plays many parts,
His acts being seven ages
Gli uomini, continua il malinconico Jaques, hanno le loro uscite e le loro entrate. Una stessa persona, nella sua vita, rappresenta sette parti, poiché sette età costituiscono gli atti".
Segue la descrizione dei sette atti.
At first the infant
Mewling and puking in the nurse’s arms;
Prima l’infante che miagola e rigurgita tra le braccia della balia;
poi lo "scolaro piagnucoloso che, con la sua cartella e col suo mattutino viso infreddolito, striscia come una lumaca malvolentieri alla scuola-creeping like snail unwillingly to school";
il terzo atto è quello dell' innamorato "che soffia come una fornace, con una triste ballata composta per le sopracciglia dell'amata".
Quindi il soldato pieno di tremende imprecazioni , barbuto come un leopardo, geloso del suo onore, rapido e pronto alla rissa, mentre cerca una chimerica bolla di reputazione perfino nella bocca del cannone;
poi il giudice consistente nel giusto ventre rotondo foderato con del buon cappone, con occhi severi, e la barba tagliata come richiesto, pieno di sagge massime e di risaputi esempi; così recita la sua parte.
La sesta età si sposta nel pantalone secco sulle ciabatte, con occhiali sul naso e borsa al fianco e le calze giovanili ben conservate diventate enormi per le sue gambe rinsecchite, e la sua grossa voce virile che mutata in una voce bianca da bambino, zufola e fischia.
Infine "l'ultima scena, che chiude questa storia strana e piena di eventi, è seconda fanciullezza e mero oblio, senza denti, senza vista, senza gusto, senza niente-sans teeth, sans eyes, sans taste, sans everything" (II; 7, 139-167)
Nella Vita di Svetonio troviamo l'ultima scena di Augusto il quale supremo die , fattisi mettere in ordine i capelli e le guance cascanti, domandò agli amici "ecquid iis videretur mimum vitae commode transegisse" (99), se a loro sembrasse che avesse recitato bene la farsa della vita, quindi chiese loro, in greco, degli applausi con la solita clausula delle commedie:" eij de; ti-e[coi kalw'" to; paivgnion, krovton dovte", se è andato un po’ bene questo scherzo, applaudite.
La “corta buffa”[3] era giunta al termine.
Noi siamo attori che recitiamo una o più parti ma il regista è un altro. Ce lo ricorda Epitteto
“ mevmnhso o[ti uJpokrith;~ ei\ dravmato~ , oi{ou a]n qevlh/ didavskalo~, ricorda che sei attore di un dramma, di quello che il regista vuole, se breve di uno breve, se lungo di uno lungo, se vuole che tu reciti la parte di un mendicante, cerca di recitarla bene, e così quella di uno zoppo, di un magistrato etc so;n ga;r tou`t j e[sti, to; doqe;n uJpokrivnasqai provswpon kalw`~ : ejklevxasqai d j aujto; a[llou (Manuale, 17), il tuo compito infatti è recitare bene la parte assegnata, sceglierla è potere di un altro
Chiudo con la dovuta citazione di Seneca
Quomodo fabula sic vita: non quam diu , sed quam bene acta sit refert (Ep. 77, 20).
giovanni ghiselli
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