NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

LE NUOVE DATE! Protagonisti della Storia Antica | Biblioteche Bologna   -  Tutte le date link per partecipare da casa:    meet.google.com/yj...

mercoledì 24 marzo 2021

La presenza degli autori classici nelle tragedie di Shakespeare. VIII

PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI E GREEK QUI

Plutarco (50-125 circa)
 nelle tragedie di Shakespeare ( 1564-1616)
 
Alcune tragedie di Shakespeare (il Giulio Cesare, l'Antonio e Cleopatra, il Coriolano ) dipendono da Plutarco che il drammaturgo inglese leggeva nella traduzione (del 1579) di Thomas North fatta su quella  francese (del 1559) del vescovo Amyot che tradusse pure i Moralia (1572)[1].
Nonostante la doppia traduzione ci sono, soprattutto nel Coriolano , situazioni e frasi che riproducono gli originali di Plutarco, tanto che Elias Canetti in un passo[2] de La provincia dell'uomo , afferma che " Plutarco non è affatto schizzinoso. Nelle sue pagine accadono cose terribili, come nelle pagine del suo seguace Shakespeare".

Shakespeare, Giulio Cesare (1599-1600)
 
Il potere non vuole che gli uomini siano snelli e  pensino.
Cesare dice ad Antonio: “Let me have men about me that are fat/sleek-headed men, and such as sleep a-nights.-Yond Cassius-has a lean and hungry look;/he thinks too much; such men are dangerous”, intorno a me ci siano uomini grassi con la testa curata e che dormano la notte ( Giulio Cesare,  I, 2, 191-194), quel Cassio ha l’aria dello snello affamato; pensa troppo; uomini del genere sono pericolosi.
 
Quindi   Cesare aggiunge: Would he were fatter” (I, 2), vorrei che fosse più grasso. Legge molto, è un grande osservatore, sa scrutare. Non lo temo ma se il mio animo fosse soggetto al timore, non conosco uomo che eviterei più prontamente di quell’asciutto Cassio as that spǎre Cassius. Tra l’altro he loves no plays, as tou dost, Antony; he hears no music (I, 2, 197 sgg.)
 
Forse anche Cassio considera la musica “politicamente sospetta”, come il Settembrini della Montagna incantata di T. Mann
 Disse che non gli piaceva ascoltare la musica a comando e quando puzzava di farmacia e veniva inflitta per ragioni sanitarie.- La musica è qualcosa di non completamente articolato, di ambiguo, di irresponsabile, di indifferente. Nutro nei confronti della musica un’avversione politica: l’ho in sospetto di quietismo. Settembrini è un cultore della parola doppiamente articolata in significanti e significati.
 La  musica deve essere preceduta dalla letteratura. Da sola è pericolosa e non fa progredire il mondo. E’ ambigua e politicamente sospetta
Può fare l’effetto degli oppiacei che provocano servile ristagno[3].
Settembrini dunque nutre il sospetto dunque che la musica sia reazionaria
 
Del resto Platone nella Repubblica sostiene che l’educazione deve constare di ginnastica e musica perché il ragazzo non rimanga più molle né più rozzo del necessario. (tou' devonto"). Certamente deve essere educativa, armoniosa, ordinata, deve contenere il lovgo", non indurre a disordinate trasgressioni.
Lo scopo della ginnastica è la formazione del coraggio. Anche la ginnastica forma l’anima.  Quelli che usano solo ginnastica però sono ajgriwvteroi tou' devontoς, quelli che praticano solo la musica sono malakovteroi (410 d)
 

Cesare non teme Cassio anche se Cassio è da temere: I rather tell thee what is feared-rather than I fear; for always I am Caesar (I, 2, 197). Cfr. Medea superest ( Seneca, Medea, v. 166) , e I am Antony yet ( Antonio e Cleopatra  III, 13).
 
Ora sentiamo Plutarco.
Cesare sospettava di lui. Una volta disse agli amici: “ tiv faivnetai boulovmenoς uJmi'n Kassioς ; ejmoi; me;n ga;r ouj livan ajrevskei, livan wjcro;ς w[n” (Vita di Cesare, 62, 10), che cosa vi sembra che voglia Cassio? A me infatti non piace troppo, è troppo pallido.
Un’altra  volta che sentì accusare di sedizione Antonio e Dolabella, Cesare disse: “ouj pavnu touvtouς devdoika tou;ς pacei'ς kai; komhvtaς , ma'llon de; tou;ς  wjcrou;ς kai; leptou;ς ejkeivnouς”, Kavssion levgwn kai; Brou'ton (62, 10), non ho paura di questi che sono grassi e con i capelli curati, ma piuttosto di quelli pallidi e magri, intendendo Bruto e Cassio.
 
Lo stesso concetto, con parole non tanto diverse scrive Plutarco nella Vita di Bruto (8, 2): kai; prw'ton me;n  j Antwnivou kai; Dolobevlla legomevnwn newterivzein, oujk e[fh pacei'"  kai; komhvta" ejnoclei'n aujto;n ajlla; tou;" wjcrou;" kai; ijscnouv" , di Antonio e Dolabella si diceva che complottavano, e Cesare disse subito che non lo turbavano gli uomini grassi e capelluti ma quelli pallidi e snelli
 
Il potere non si associa alla pietà e al rimorso
 
All’inizio del II atto, Bruto dice: th’abuse of greatness is when it disjoins-latino disiungo- remorse from power, l’abuso della grandezza avviene quando essa disgiunge il romorso dal potere (Giulio Cesare, II, 1, 18-19).
 
Cfr. l’ Aiace di Sofocle  quando Odisseo dice che non odia più il nemico morto, lo faceva quando odiarlo era cosa nobile in quanto Aiace era nemico “  [egwg j  ejmivsoun d’ hJnivk j h\n misei'n kalovn (1347).
Agamennone risponde: to;n toi tuvrannon eujsebei'n ouj rJa/dion” 1350), non è facile che un uomo di potere abbia pietà.
 
Le tante parole neolatine in Shakespeare
Quanto alla citazione manzoniana tratta dal “barbaro che non era privo d’ingegno” (“tra il primo pensiero d’una impresa terribile, e l’esecuzione di essa l’intervallo è un sogno pieno di fantasmi e di paure, I promessi sposi,  VII cap,), l’inglese di Shakespeare in certi momenti è più vicino al latino di quanto lo sia l’italiano di Manzoni il codificatore della lingua media scritta: “between the acting (ago, actus tra l’attuazione) of a dreadful thing and the first motion (cfr. motio e motus di una cosa spaventosa e il primo impulso), all the interim l’avverbio latino interim=nell’intervallo) is like  a phantasma (greco favntasma, lat phantasma)  or a hideous (lat. hispidus) dream, orrendo sogno (Giulio Cesare, II, 1, 63-65)
E’ Bruto che ha parlato a se stesso.
 
Bologna 24 marzo 2021 ore 9, 47
giovanni ghiselli

p. s
Sempre1105422
Oggi88
Ieri553
Questo mese9826
Il mese scorso10293
 
 


[1]Traduzioni approvate, da Montaigne che, qualche anno più tardi, scrive nei Saggi  :" Io do giustamente, mi sembra, la palma a Jacques Amyot su tutti i nostri scrittori francesi, non solo per la semplicità e la purezza del linguaggio, nella quale supera tutti gli altri, né per la costanza di un così lungo lavoro, né per la profondità del suo sapere, poiché ha potuto volgarizzare così felicemente un autore tanto spinoso...ma soprattutto gli sono grato di aver saputo discernere e scegliere un libro tanto degno e tanto appropriato per farne dono al suo paese. Noialtri ignoranti saremmo stati perduti se questo libro non ci avesse sollevato dal pantano; grazie a lui, osiamo ora e parlare e scrivere; le signore ne dànno lezione ai maestri di scuola; è il nostro breviario"(II, 4, pp. 467-468).
[2]In Opere 1932-1973 , trad. it. Bompiani, Milano, 1990,  p. 1812.
[3] T. Mann, La Montagna incantata, IV capitolo Politicamente sospetta! (p. 159)  

Nessun commento:

Posta un commento