lunedì 29 marzo 2021

Viaggio in Grecia, 1981. Capitolo XVIII

Scinkel, cielo stellato per Il flauto magico, 1815
La notte di Galaxidion, seconda parte


“In questi momenti di evasione dalla nostra via routinaria - le dissi - siamo due persone, due amanti felici. Ma sull’arte e la vita abbiamo opinioni diverse, e strategie discordanti. Tu privilegi l’istinto, mentre io gli antepongo un logos appassionato, commosso e pure ordinato e indirizzato senza devianze a una meta precisa."

Ifigenia replicò: “ Preponderante per me è l’intuizione geniale, non l’istinto animalesco”.

“Le intuizioni senza concetti sono cieche” pensai. Un pensiero che forse non era mio, però l’avevo assimilato a me stesso e lo condivido ancora.

Parlavamo comunque senza alcun astio.

Eravamo entrambi contenti di questo accordo dopo mesi di rinfacciamenti reciproci. Eravamo liberi entrambi di fare l’amore tra noi o con chi volevamo, di farlo o di non farlo. A un tratto la giovane donna volle andare a dormire. La lunga anemomachia, la lotta con il vento contrari l’aveva stremata. L’accompagnai, ma davanti alla porta le chiesi il permesso di passeggiare un poco da solo nella notte odorosa. Volevo osserrvare  ancora le luci che stavano sotto e sopra di me e si riflttevano tutte  anche dentro di me. Mi piaceva l’odore dell’aria profumata dai pini resinosi e resa salmastra dall’alitare del mare. Il vento diventato mite e dolce, come la mia compagna di viaggio e contubernale forse in generosa e trepida attesa, mi dava carezze quasi lascive sulla pelle già beneficata dal sole.

A dirla tutta volevo anche farmi desiderare da Ifigenia. “Se vuole fare l’amore - mi dissi - non prende sonno e mi aspetta. Facciamola attendere un quarto d’ora.venti minuti"

Ti ho dato un piccolo esempio, lettore di logos e pathos mischiati tra loro. O contaminati a vicenda se preferisci

Quindi volli passare ai grandi sistemi.

“Sì - mi dicevo - c’è bellezza, ordine, giustizia nell’Universo. C’è un Creatore, un demiurgo artista di somma sapienza. Comunque ne sa più di me e io mi affido alla guida guardando le stelle guidate da Lui .

Il re popolare e pazzo nel suo eremitaggio dentro i castelli teatrali intorno allo Starbergersee dove morì affogato in cinquanta centimetri d’acqua, l’aveva perso di vista.

Non voglio forzare Ifigenia a diventare simile a me. Né posso, né voglio impedirle di fare i suoi sbagli. Vorrei solo vederla felice, vederla diventare quello che è. Adesso assai giustamente vuole cercare da sola la strada che la porti a se stessa. Spero che la trovi e riesca a percorrerla tutta senza lasciarsi fuorviare e traviare da venti contrari, violenti o pestilenziali”

Tornai  alla casa dove si era affittata la stanza. Entrai piano piano, senza fare rumore. Ma Ifigenia, come speravo, era sveglia e mi accolse con un volto che si vedeva anche nel buio: lo illuminava un  fioco barlume di luna e ancora di più uno splendente sorriso amoroso. Un viso che non le vedevo tanto bello da tempo. Facemmo l’amore poi ci addormentammo felici.


Bologna 29 marzo, 18, 21

giovanni ghiselli


p. s.

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