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sabato 27 marzo 2021

La presenza degli autori classici nelle tragedie di Shakespeare. XIV

B. Barloccini, Secessio plebis
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Agrippa e i tribuni della plebe. Tito Livio e Cicerone. Coriolano adulto e bambino

Vediamo alcune parole di Tito Livio su questo episodio della storia romana:

Menenio Agrippa era vir omni vita pariter patribus ac plebi carus, post secessionem carior plebi factus un uomo per tutta la sua vita  caro sia alla plebe che ai patrizi e dopo la secessione divenuto più caro alla plebe. ( Tito Livio, Storie, II, 33, 10).
Era per giunta facundus vir et inde oriundus  un uomo eloquente e di origine plebea (II, 32, 8)
In seguito all’apologo da lui raccontato de concordia coeptum (II, 33,1)
cominciarono le trattative per la concordia, e furono concessi alla plebe dei magistrati ut plebi sui magistratus essent sacrosancti quibus auxilii latio adversus consules esset, magistrati inviolabili ai quali era riconosciuto il diritto di intercedere a favore della plebe, e fu stabilito che nessun patrizio potesse accedere a questa magistratura.
Vennero nominati due tribuni: Gaio Licinio e Lucio Albino.

Secondo Momsen i tribuni della plebe erano i primi magistrati di Roma ed erano posti a vigilare sull’antitrono con un vessante sindacato sui consoli. Avevano potere di intercessio (veto)   e coercitio (punizione): qui haberent summam coercendi potestatem (Gellio, Notti Attiche, XIII, 12, 9).
Erano eletti itercessionibus faciendis perché ponessero dei veti.

Cicerone nel De legibus  (III, 7, 15) scrive che tutti i magistrati dovevano obbedire al console excepto tribuno. Questa magistratura minuit consulare ius, sminuì il potere consolare.
L’Arpinate paragona il potere dei tribuni opposti ai due consoli a quello degli Efori di Sparta opposti ai due re  (De legibus, III. 7, 15).
I consoli non dovevano obbedire a nessuno in guerra: militiae summum ius habento, nemini parento (Cicerone, De legibus, III, 8).
Anche la provocatio, il diritto di appello, cessava dopo un miglio di lontananza da Roma (Tito Livio, III, 20, 7).
Quando Menenio  Agrippa morì, a lui, reductori plebis romanae in urbem sumptus funeri defuit   non restarono i soldi per la spesa del funerale e la plebe coprì la spesa  con una colletta (II, 33, 10)
Agrippa in Plutarco è un personaggio positivo, un membro moderato del senato, tra  i più vicini al popolo (mavlista dhmotikouv", 6, 3)
Secondo Jan Kott Agrippa Nel Coriolano di Shakespeare sarebbe l’ideologo dei patrizi e il tattico dell’opportunismo e farebbe la parte di Polonio nel’Amleto[1]
 

Entra poi in scena Coriolano che dice alla plebe: “che c’è di nuovo, sediziose carogne che grattando la triste rogna delle vostre opinioni vi coprite di pustole?” (Coriolano, I, 1).
Coriolano respinge ogni genere di tattica
Marzio aggiunge alla divisione in classi quella tra i nobili e i vili, un’altra: quella tra gli intelligenti e gli scemi.
Chiama la plebe cani senza razza, chi merita onore ha il vostro odio, e le vostre passioni sono desideri di malato che vuole soprattutto ciò che gli fa male “and your affections are- a sick man’a appetite who desires most that -which increase his evil. Cambiate opinione ad ogni momento- with every minute you do change a mind- (I, 1, 174 -180), gridate contro il Senato, ma se questo non vi tenesse a freno, vi divorereste l’un l’altro.

Per Coriolano i plebei sono delle bestie che troppo nutrite si avventano contro gli uomini.
La canaglia con il tempo spezzerà le serrature del Senato e farà entrare i corvi a beccare le aquile and bring in the crows  to peck the eagles (III, 1, 138)

C’è la guerra: i Volsci insorgono contro Roma e Caio Marzio dice: The Volsces have much corn; take these rats thither to gnaw their garners-granarium- (I, 1, 248) portiamo là questi topi a rodere i loro granai.
I tribuni della plebe Sicinio e Bruto commentano l’insolenza di Coriolano. Bruto dice che quando si arrabbia non esita a insultare gli dèi e Sicinio: bemock the modest moon (I, 1, 254) sfotte la casta luna.
Quindi: se il successo lo aizza, sdegna l’ombra che pesta a mezzogiorno-.disdains the shadow which he treads on at noon (I, 1, 259)
Coriolano non vuole chiedere i voti del popolo per diventare console, né  vuole ricompense in denaro, Un cittadino dice che quanto ha fatto di meglio he did it to please his mother and to be partly proud  per piacere a sua madre e anche per la superbia, che ha grande come il coraggio (Shakespeare, Coriolano I, 1, 37-38).
Coriolano è un edipico.

Plutarco scrive che Coriolano si proponeva come fine della gloria la felicità di sua madre  tevlo" ejkeivnw/ de; th'" dovxh" hj th" mhtro;" eujfrosuvnh ( Vita di coriolano, 4, 5)
Marzio si sposò quando  Veturia (Volumnia in Shakespeare) glielo chiese ed ebbe anche dei figli dalla moglie Virgilia, ma continuò a vivere nella stessa  casa con la madre. La madre del resto lo ha allevato come facevano le spartane: ero contenta di lasciarlo cercare il pericolo dove poteva trovare la fama (I, 3) To a cruel war I sent him, dalla quale tornò con le tempie cinte di quercia. Non provai tanta gioia quando seppi che mi era nato un uomo, quanta ne sentii in first seeing he had proved himself a man (I, 3, 10 ss.) vedendo per la prima volta che si era dimostrato un uomo
E ancora: “i seni di Ecuba quando allattava  Ettore non erano belli come la fronte del figlio quando pieno di sprezzo (contemning- lat. contemno) schizzava sangue contro le spade greche” (I, 3, 41-44).
Valeria  l’amica della madre dice a volumnia che Coriolano era un bambino davvero carino a very pretty boy, dal piglio deciso. Lo vide correre dietro una farfalla dorata “I saw him run after a gilded butterfly” e quando la prese, and when he caught it,  la lasciò andare, poi la inseguì cadde, poi e la prese di nuovo , catched it again, e forse la caduta l’aveva reso rabbioso, fatto sta che che serrò i denti e la fece a pezzi- he did so seset his teeth and tear it (I, 3, 58-66).
Cfr. Gorgò la moglie di Leonida, a una straniera che le aveva detto: solo voi donne spartane comandate sugli uomini, Gorgò rispose: “movnai ga;r tivktomen a[ndraς (Plutarco, Vita di Licurgo, 14), infatti solo noi partoriamo degli uomini.
Gorgò da bambina diede ordini perfino al padre, al re Cleomene. Lo dissuase dall’ accettare il denaro (50 talenti) che Aristagora di Mileto gli offriva in cambio di un aiuto militare (Erodoto, V, 52, 2). 
Virgilia, la moglie vuole fare la parte di Penelope. Glielo rinfaccia Valeria, un’amica della madre Volumnia, aggiungendo che tutta la lana filata in assenza di Ulisse non fece che riempire Itaca di tarme (I, 3, 82 ss)
 
giovanni ghiselli


[1] Shakespeare nostro contemporaneo, trad. it. Feltrinelli, 1964

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