Micene |
La mattina seguente pedalai da Epidauro a Micene. L’occhio era guarito del tutto. I terrori nati dai mostri che la fatica aveva risvegliato, poi evocato dalle tenebre, erano stati espulsi e fatti rientrare nelle caverne infernali con gli orribili demoni che li avevano generati ingravidando tre streghe deformi quanto le Forcidi.
Rinfrancato del tutto, potevo riprendere il dialogo con la mia bella, eroica figliola.
Ifigenia era più che mai decisa a morire per dare un esempio. Parlavamo mentre si cavalcava affiancati lungo la strada che prima scendeva sul porto di Nauplion, poi risaliva leggermente fino alla rocca possente di Micene ricca d’oro, costeggiando le fortezza minori di Tirinto e di Argo eponima della sitibonda regione.
Come fummo arrivati alla porta dei leoni la sposa Tindaride mi accolse senza cordialità: non gradiva l’intesa evidente che si era creata tra me e nostra figlia.
Alla sposa non chiesi la ragione di tanta freddezza: volevo corteggiare e vezzegiare soltanto la mia ragazzina che si era consacrata alla patria e alla morte.
Ifigenia parlò all’assemblea popolare e disse che con il sacrificio della sua vita avrebbe salvato la Grecia dai barbari che non doveno osare altri rapimenti di donne.
“w\ lh`m j a[riston (1421) o anima ottima”, mormorai, “non posso dire più niente, se questa è la tua decisione: gennai`a gar fronei`~ (1422-1423) è nobile il tuo pensiero[1].
La mia creatura moriva anche per la gloria dei Pelopidi e pure per la mia grandezza di a[nax il condottiero che avrebbe punito come furia il crimine dell’ospite profanatore distruggendo dalle fondamenta la città che aveva accolto il principe indegno in compagnia dell’adultera Elena, la cognata sosia di Afrodite che si sarebbe tramutata nell’incarnazione di Nemesi. Il popolo era commosso e trascinato dal fulgido esempio dato dalla mia splendidissima figlia: tutta la gioventù era ponta a sacrificarsi per l’Ellade santa, e per me. Ne ero felice. Non prevedevo la Nemesi incarnata in Clitennestra .
Bologna 7 marzo 2021 ore 21 e 10, dopo la corsa. Fra poco la meritata cena
giovanni ghiselli
p. s.
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[1] Ho utilizzato parole dirette da Achille alla ragazza nell’ Ifigenia in Aulide di Euripide (vv. 1421-1423)
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