Verso sera notai che la rocca non era cupa né sepolta nell’ombra come avevo letto nei manuali di storia, anzi prendeva la luce del sole fino alle otto e otto minuti.
Pensai che gli eroi e gli artisti dell’antica reggia avessero tratto forza da quella luce presente e viva fino al tramonto. La sua resistenza alla tenebra mi riempiva di gioia
Il sole accarezzava la terra con i suoi ultimi raggi come Febo con il plettro tocca le corde della sua lira sul far della sera. Passai la notte nell’ostello della gioventù situato duecento metri sotto il palazzo degli Atridi. Siccome nella camerata non c’era più alcuna branda libera, mi avvolsi nel lenzuolo e mi stesi sopra una brandina situata sulla terrazza-tetto del povero ostello. Guardavo il cielo stellato sopra di me e il palazzo dove Agammennone al ritorno da Troia avrebbe pagato col sangue suo l’assassinio della propria figliola.
Quella notte lontana, mentre ero disteso sotto il cielo sereno, le stelle mi sembravano occhi di bambini stanchi che imploravano il sonno e la pace, forse i figli di Tieste che Atreo aveva imbandito al padre per odio verso il fratello che gli aveva adulterato la sposa, e a nei versi di animali notturni credevo di riconoscere le grida del re vittorioso cui la scure bipenne della moglie furente aveva macellato le membra nella vasca da bagno dove l’acqua fluttuava con onde arrossate dal sangue.
Gridai: “una rete è la compagna di letto, la complice dell'assassinio".
Quindi non potei trattenermi e aggiunsi con tutta la voce che avevo: "tieni la vacca lontana dal toro: lo ha preso nel peplo, lo colpisce con la macchinazione delle nere corna, ed esso cade nella vasca piena d'acqua"[1]. Dei vicini assonnati e disturbati dal questo mio farneticare chiassoso mi intimarono di fare silenzio.
Passati quasi tre anni, di fianco alla Ifigenia reale, l’amante collega, mentre vedevo biancheggiare alla luna le piume di un cigno immoto nell’acqua fredda e tremante dello Starnbergersee, pensavo alla morte del pazzo re di Baviera annegato lì dentro mentre cercava di allontanarsi dai suoi carcerieri.
Bologna 8 marzo 2021, ore 21, 30
giovanni ghiselli
p. s
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