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Medea è una maga nipote del Sole, una creatura in parte soprannaturale, ma, come Euripide, anche Seneca trae dal suo comportamento una legge valida pure per le femmine umane: "Nulla vis flammae tumidique venti/tanta, nec teli metuenda torti,/quanta, cum coniux viduata taedis/ardet et odit" (Medea , vv. 579-582), non c'è forza di fiamma e di vento impetuoso tanto violenta, e non è così tremenda quella di un dardo scagliato, quanto allorché brucia e odia una moglie privata dell'amore.
Sono le parole d’inizio del III Coro.
Seneca, con il suo gusto del macabro, mette in rilievo lo speciale talento della donna nel preparare intrugli malefici mescolando un elementi diversi in un guazzabuglio infernale.
La nutrice di Medea racconta come la nipote del Sole sia solita preparare i veleni: "Mortifera carpit gramina ac serpentium/saniem exprĭmit miscetque et obscenas aves/maestique cor bubonis et raucae strigis/exsecta vivae viscera (…) Addit venenis verba non illis minus/metuenda. Sonuit ecce vesano gradu/canitque. Mundus vocibus primis tremit" (Medea, vv. 731-734 e 737-740), sminuzza le erbe micidiali e spreme la bava dei serpenti e mescola anche uccelli di cattivo augurio e il cuore di un lugubre gufo e le viscere strappate da stridula strige ancora viva (…) Ai veleni aggiunge parole non meno tremende di quelli. Eccola che ha fatto risuonare il suo passo furioso e canta.
Il mondo trema solo a udirne la voce.
"In verità è difficile leggere il resoconto dei preparativi di Medea (670-739) senza riandare con la mente agli incantesimi del Macbeth" [1]
Si tratta della prima scena del quarto atto della tragedia di Shakespeare. Le streghe mettono vari ingredienti in una caldaia bollente. Vediamone alcuni: filetto di una biscia di pantano (Fillet of a fenny snake), pelo di pipistrello e lingua di cane (wool of bat, and tongue of dog), zampa di lucertola e ala d’allocco (lizard’s leg, and howlet’s wing), fegato di giudeo bestemmiatore (liver of blaspheming jew), dita di un bambino strangolato al suo nascere, appena messo al mondo in una fossa da una sgualdrina (finger of birth-strangled babe-ditch-delivered by a drab), viscere di una tigre (a tiger’s chaudron), tutto da raffreddare con il sangue di un babbuino (with a baboon’s blood).
Il tragico e il macabro qui, a dire il vero, confinano con il comico.
Anche le streghe del Macbeth , come Medea, sono seguaci di Ecate.
Questa si rivolge alle fatali donne, fatali sorelle (the weird women, the weird sisters,) rimproverandole di non averla consultata, dato il suo ruolo: "And I, the mistress of your charms,/the close contriver of all harms,/was never called to bear my part,/or show the glory of our art?" (III, 5), e io, la signora dei vostri incantesimi, la segreta progettatrice di tutti i mali, non sono mai stata chiamata a fare la mia parte, o a mostrare la gloria dell'arte nostra?
Nella letteratura latina la terra più famigerata come madre di streghe è la Tessaglia. La strega tessala più famosa è Eritto menzionata anche da Dante sulla scia di Lucano.
Dice dunque Virgilio rispondendo a una domanda di Dante:
“Vero è che altra fiata qua giù fui
Congiurato da quella Eritòn cruda
Che richiamava l’ombre a’ corpi sui (Inferno, IX, 22-24)
Risaliamo dunque al VI libro della Pharsalia di di Lucano
La Tessaglia è tellus damnata fatis (413), terra condannata dal destino. Si avvicina hora summi discriminis (415) l’ora decisiva della battaglia di Farsalo ed è chiaro propius iam fata moveri (417) che il destino si muove oramai più vicino.
Turbae sed mixtus inerti-Sextus erat, Magno proles indigna parente (419-420). Sesto Pompeo, il figlio di Pompeo Magno vuole conoscere il futuro ma non può farlo non in modo lecito andando a Delfi, o a Delo o Dodona né consulta aruspici sulle fibre degli animali, né fa trarre trae auspìci da volo degli uccelli, né interroga piromanti sui fulmini, né gli astrologi. Sa che ci sono arcani di maghi terribili, e altari orrendi per i sacrifici umani fatti per gli dèi infernali. Bisognava interrogare i morti: miseroque liquebat-scire parum superos (433-434) al disgraziato era chiaro che gli dèi del cielo sapevano poco.
La Tessaglia pullula di streghe-quarum quidquid non creditur ars est- la loro arte è l’incredibile (437)
Le streghe della Tessaglia con la pessima Erichto
La gente di Tessaglia è maledetta-gens dira-e usa impia carmina empie formule magiche per attrarre le orecchie degli dei sorde a tante altre genti caelicolum aures tot surdas gentibus (443).
Ma quelle delle streghe e dei magli tessali sono verba cogentia. Quando quell’infandum murmur ha raggiunto le stelle tetigit cum sidera (448) allora la strega tessala abdūcet superos alienis aris (451) sottrarrà gli dèi agli altari divenuti estranei.
A causa delle formule magiche delle donne tessale è stillato in cuori restìi un amore non portato dal destino: non fatis adductus amor, flammisque severi-illicitis arsere senes (453-454), vecchi severi bruciarono per passioni illecite.
Ora c’è la stregoneria del viagra per gli impotenti giovani e vecchi
Non solo noxia pocula, beveraggi nocivi, o l’ippomane sottratto alla fronte del puledro, talora basta che la mente riceva l’incantesimo per andare in malora mens- excantata perit- (457-458).
Sposi quos non concordia mixti- allĭgat ulla mixti tori (458-459) che la concordia di un letto comune non unisce né la potentia blandae formae (458-459) li hanno avvinti con l’avvolgimento magico di un fuso ritorto traxerunt torti magica vertigine fili (460). Il cielo non obbediva alle solite leggi –legi non paruit aether (462). Le donne di Tessaglia mutano il corso della natura.
Lucano si chiede se queste streghe abbiano potere anche su gli dei.
La luna impallidisce prigioniera dei maledetti veleni portati da quelle formule.
Ma questi riti scellerati sembravano troppo pii alla effĕra Erichto (508)-inque novos ritus pollutam duxerat artem- (509) .
Desertaque busta- incolit (511-512) abita tombe deserte, occupa i sepolcri dopo avere scacciato le ombre dei morti.
Una magrezza sconciata dalla muffa occupa la faccia della sacrilega, il suo aspetto sconosciuto al cielo sereno è appesantito da chiome scarmigliate.
Esce dalle tombe di notte durante i temporali e afferra i fulmini. Rende sterili anche i semi del grano calpestandoli e appesta l’aria. Fa morire anzi tempo alcuni e fa uscire dalle tombe altri già morti. Su alcuni cadaveri infierisce immergitque manus oculis (541) poi rosicchia le pallide escrescenze della mano essiccata-et siccae pallida rodit-excrementa manus-(542-543)
Con i denti ha rotto i nodi e i lacci degli impiccati, ha fatto a brani i cadaveri penzolanti-pendentia corpora carpsit (344) e ha raschiato le croci-abrasitque croces (545), ha tirato fuori le viscere battute dalla pioggia e midolla cotte dal sole. Quindi si è portato via l’acciaio conficcato nelle mani-insertum manibus chalybem-547- e nero marciume di pus che goccia per le membra, veleno condensato-nigramque per artus-stillantis tabi saniem virusque coactum sustulit (548-549), ma se il nervo del crocifisso stringe i suoi morsi, anche lei rimane appesa et nervo morsus retinente pependit (549). Siede accanto al cadavere in concorrenza con fiere e avvoltoi : morsusque luporum-expectat siccis raptura e faucibus artus”(552-3) attende i morsi dei lupi per strappare gli arti alle fauci asciutte e affamate.
Quando servono dei cadaveri per i suoi empi riti i morti li procura lei ipsa facit manes 561. Questa strega utilizza ogni morte-hominum mors omnis in usu est (561).
Quando le muore un parente, mentre imprime baci oscula figens ne mutila la testa addentando la lingua e sussurrando nefandezze da trasmettere ai morti.
Questa dunque è Erichto.
Sesto Pompeo va a cercarla. Eritto si trovava vicina a Farsalo. Componeva una cantilena per nuovi usi carmenque novos fingebat in usus (578). Timens ne tellus tam multa caede careret temendo che alla terra venisse meno l’immensa carneficina (580). Eritto spera di avere molti morti a disposizione.
La Pompei ignava propago 589 l’inetto figlio di Pompeo le parla lusingandola e chiedendole quale sarà il risultato della guerra.
Non è una fatica di levatura modesta Non humilis labor est (602): è degno di te curarti di sapere quo tanti praeponderet alea fati (603) da che parte si inclini il dado di un così grande destino
La Tessala è contenta dell’onore ricevuto
Risponde a Sesto pompeo: fata minora si possono smuovere giovanotto, o iuvenis, ma da quando c’è la causarum series (612) la serie delle cause omnia fata laborant si quidquam mutare velis (612-613) il destino intero soffre se si vuole mutare qualcosa e su tutto il genere umano incombe un’unica minaccia. Quindi, noi turba tessala, lo confessiamo Plus Fortuna potest (615), la fortuna ha maggior potenza.
Il futuro comunque è dato conoscerlo. Si può anche fare parlare uno morto da poco ut modo defuncti tepidique cadaveris ora -plena voce sonent nec membris sole perustis- auribus incertum strideat feralis umbra (622-623), purché la bocca del cadavere del defunto tiepido parli a piena voce e le membra ancora non essendo disfatte dal sole l’ombra del morto non strida incomprensibilmente.alle orecchie.
Dopo avere detto questo, Eritto raddoppia con la magia le tenebre della notte e con la testa lugubre coperta da una nuvola sudicia va errando in mezzo ai cadaveri degli insepolti. Fuggono i lupi e gli uccelli da preda mentre la donna cerca il morto che farà da profeta. Finalmente sceglie un cadavere, gli annoda un laccio intorno alla gola, vi inserisce un uncino e lo trascina sotto la roccia di una caverna. Dentro la grotta si trovano tenebre torpide marcentes intus tenebrae (646). E’ l’anticamera del mondo dei morti. La chioma ritta di Eritto che fa violenza alla morte, è stretta sul collo da una ghirlanda di vipere “et coma vipereis substringitur horrida sertis” (656).
Sesto Pompeo e i compagni hanno paura e la strega li rimprovera: “quis timor ignavi, metuentis cernere manes?” 666. Sono i morti che hanno paura di me. Eritto apre nuove ferite nel cadavere, lava le viscere togliendo la putredine e versa umore cattivo di luna- abluit et virus large lunare ministrat (669). Quindi mescola tutto quanto la natura ha generato con un parto sinistro: bava di cani idrofobi, spuma canum, viscere di linci, vertebra di iena spietata, midolla di cervo nutrite da un serpente, il pesce remora che trattiene la nave anche se spinta dal vento, occhi di drago, sassi che crepitano intiepiditi da uccello che cova, il serpente alato degli Arabi, la vipera marina che nasce nel mar Rosso, custode della preziosa conchiglia, la pelle di una cerasta-vipera cornuta cfr. kevra", corno- di Libia.
In Dante le “feroci Erine- “serpentelli e ceraste avean per crine”- Inferno 9, 41
Poi la cenere di una Fenice posatasi su un altare d’ Oriente.
A questi flagelli la strega aggiunge fronde impregnate di formule nefande et quibis os dirum nascentibus inspuit herbas-addidit (683-684) e aggiunse erbe su cui la bocca tremenda aveva sputato quando nascevano.
Poi il suo ceffo fa uscire borbottii dissonanti.
“Latratus habet illa canum gemitusque luporum” (688) la sua lingua contiene latrati di cani e ululati di lupi, il verso del gufo inquieto e di strige notturna, lo stridere e l’ululare delle fiere, il sibilare dei serpenti. Esprime pure i lamenti dell’onda colpita dagli scogli-exprimit et planctus illisae cautibus undae- (691), e i tuoni della nuvola che si spacca fractaeque tonitrua nubis (692).
La sua voce penetra nel Tartaro con suoni rivolti alle Eumenidi, all’empietà dello Stige, alla Pena dei colpevoli, “et Chaos innumeros avidum confundere mundos-696, a Plutone rector terrae (697) tormentato dal fatto che la morte degli altri dèi è differita nel tempo, poi allo Stige, ai campi Elisi quos nulla meretur- Thessalis Elysios (698-699) che nessuna donna di Tessaglia si merita, poi Persefone caelum matremque perosa-Persephone (699-700), che ha odiato il cielo e la madre.
Quindi si rivolge a Ecate che è il tratto d’unione tra Eritto e i morti, poi al custode Eaco che getta al cane Cerbero le viscere offerte “tuque o flagrantis portitor undae”, a Caronte (704) traghettatore dell’onda infuocata, vecchio affaticato dalle ombre che tornano da me iam lassate senex ad me redeuntibus umbrae (705)
Dunque exaudite preces (706). Io infatti vos satis ore nefando- pollutoque voco (706-707) vi invoco con bocca abbastanza nefanda e lorda e canto formule magiche numquam fibris humanis ieiuna (708), mai digiuna di viscere umane, se piena del dio nel petto ho lavato interiora tagliate quando il cervello era ancora caldo, se ogni bambino quisquis infans che ha messo sulle vostre scodelle- vestris lancibus- lanx (femminile: satura lanx) testa e viscere sarebbe sopravvissuto in mia assenza-parete precanti 711, date retta a me che vi prego.
Voglio sentire uno morto da poco: primo pallentis hiatu-haeret adhuc Orci , è ancora fermo sulla prima apertura del pallido Orco. Licet has exaudiat herbas 715 anche se il morto ascolta il richiamo di queste erbe l’anima sua ad manes ventura semel, verrà ai morti una volta sola per tutte. Il defunto profetizzi al figlio di Pompeo tutto quanto riguarda Magno: si bene de vobis civilia bella merentur 718”
“haec ubi fata. caput spumantiaque ora levavit” (719), detto questo alzò la testa e la bocca bavosa.
Allora le apparve l’ombra in piedi del cadavere disteso-aspicit astantem proiecti corporis umbram (720). Lo spettro ha paura dei propri arti senza vita e delle chiusure odiose del carcere antico. Esita a entrare nel petto squarciato e nelle viscere rotte dalla ferita mortale.
Lucano commisera l’infelice A miser, extremum cui mortis munus inique eripitur, non posse mori! (724) a infelice cui viene ingiustamente strappato il dono estremo della morte: non poter nemmeno morire.
Lo spettro morto indugia ed Erichto irata morti- verberat immotum vivo serpente cadaver (727), irata con la morte, frusta il cadavere immobile con un serpente vivo, e attraverso le spaccature della terra create con la sua cantilena, manibus inlatrat (729) latra contro i morti e rompe i silenzi del regno. Minaccia le Furie Tisifone e Megera chiamandole cagne dello Stige: le evocherà fino alla luce poi le abbandonerà. Minaccia anche Ecate e Proserpina dicendo che potrebbe rivelare i loro segreti: Ecate che cambia volto nel cielo (Diana, la luna) rispetto a quello che ha nell’Erebo; e della figlia di Cerere, la donna di Enna racconterà quae te contagia passam-noluerit revocare Ceres per quali contagi da te subiti Cerere non ti ha voluto richiamare (il chicco di melograno).
Contro Plutone immittam Titana.il Sole-ruptis cavernis (743), immetterò i raggi del sole dopo avere rotto le caverne et subito feriēre die (744) sarai ferito dalla luce improvvisa. Poi minaccia di invocare un dio misterioso che non teme nulla e osa spergiurare sulle acque di Stige. Un dio summum cui nomen scire non licet. Un dio innominabile.
Le minacce hanno successo: Protinus astrictus caluit cruor (750), subito il sangue solidificato si riscaldò atraque fovit -vulnera (750-751) e riscaldò le nere ferite e corse per le vene fino alle membra estreme-et in venas extremaque membra cucurrit (751). Et nova vita miscetur morti (753-754) una nuova vita si mescola alla morte. Tum omnis palpitat artus-tenduntur nervi (754-755), palpita ogni articolazione, i nervi si tendono.
Il cadavere non si alza dal terreno un poco alla volta ma terra repulsum est erectumque semel, si rizza in un colpo solo (757). Lumina nudantur distento rictu, gli occhi si scoprono allargatasi l’apertura delle palpebre
L’uomo assume l’aspetto di uno che sta morendo remānet pallorque rigorque (759) rimane il pallore e la rigidità et stupet e appare stupito.
La bocca ancora non parla.
Eritto gli promette che se parlerà con chiarezza nessuno potrà evocarlo di nuovo. Ne parce, precor: da nomina rebus,- da loca; da vocem qua mecum fata loquantur (773-774, dai un nome ai fatti, ai luoghi, dai una voce con cui il destino parli con me.
Il morto non ha fatto in tempo a vedere tristia Parcarum stamina (777) i tristi fili delle Parche, però ha visto che una effera Romanos agitat discordia Manes (780) una selvaggia discordia tiene in agitazione i morti romani.
Vengono elencati diversi alti magistrati di Roma già morti: vidi Decios natumque patremque,- lustrales bellis animas (785-786), vite espiatorie delle guerre, flentemque Camillum (786) et Curios, Sullam de te, Fortuna querentem, poi Scipio deplōrat libycis perituram –infaustam subŏlem (Metello Scipione); Cato maior Carthaginis hostis (789) nemico dei Cartaginesi più di Scipione piange il destino del nipote non disposto a sevire. maeret fata nepotis non servituri.
Solum te, consul depulsis prime tyrannis-Brute, pias inter gaudentem vidimus umbras (790-791), solo te Bruto primo console dopo la cacciata dei tiranni, abbiamo visto lieto tra quelle ombre pie.
I sovversivi
Abruptis, Catilina minax fractisque catenis-exultat (793-794), spezzate e frantumate le catene, Catilina minaccioso esulta, Mariique truces, padre e figlio, nudique Cethēgi (Cetègo complice di Catilina)
Vidi ego laetantis, popularia nomina Drusos (cari al popolo, tribuni della plebe graccani promotori della guerra sociali) legibus immodicos, smodati nelle leggi, ausosque ingentia Gracchos e i Gracchi che osarono smisurati progetti-e le mani legate da eterni nodi di acciaio dentro il carcere di Dite, hanno levato applausi-aeternis chalybis nodis et carcere Ditis- constrictae plausere manus (797-798) Camposque piorum –poscit turba nocens 798-799
Plutone prepara pene dure per il vincitore. I campi Elisi invece sono aperti alla famiglia di Pompeo. Sia Pompeo sia Cesare morranno presto: veniet quae misceat omnis –hora duces (806-807), verrà un’ora a uguagliare tutti i duci.
Properate mori affrettatevi a morire e disprezzate gli imperatori divinizzati
Quem tumulum Nili, quem Thybridis alluat unda
Quaeritur, et ducibus tantum de funere pugna est (810-811)
La guerra viene fatta per una tomba.
Voi di Pompeo disgraziati abbiate paura dell’Europa, dell’Africa, dell’Asia: la fortuna ha assegnato tumuli ai vostri trionfi.
Europam, miseri, Libyamque Asiamque timete:
distribuit tumulos vestris Fortuna triumphis (817-818)
Il soldato morto e resuscitato sale sul rogo dove viene bruciato
Eritto allungò la notte mentre il cielo portava il colore della luce.
Così poterono tornare non visti alle tende
Fine VI libro della Pharsalia di Lucano
.
Anche nel romanzo di Apuleio troviamo terribili maghe tessale come quella ostessa anziana ma alquanto graziosa che mutò un suo amante fedifrago in un castoro "quod ea bestia captivitati metuens ab insequentibus se praecisione genitalium liberat" , poiché questo animale, temendo di essere preso, si libera dagli inseguitori con il recidersi i testicoli praecisione genitalium (1, 9), poi aveva fatto altre stregonerie comportandosi quale emula di Medea (1, 10), l’allieva di Ecate.
Senza contare Panfile la padrona di casa che diventa un uccello e Lucio che, cosparso con un unguento sbagliato sottratto a Panfile dall’ancella Fotide , diventa asino. La prima parte dell’Asino d’oro è ambientata in Tessaglia.
Bologna 21 marzo ore 21, 21
giovanni
ghiselli
p. s.
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[1] Bradley, La tragedia di shakespeare, p. 418.
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