NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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giovedì 11 marzo 2021

Tempo e Bellezza. V

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Tempo educato dai Tempi, Bellezza che forma il Tempo

 
La conferenza si terrà online in data 27 marzo 2021, ore 11.00–12.30.
 
A chi vuole seguirla on line posso inviare il link per posta elettronica
g.ghiselli@tin.it

 
Difese del tempo della vecchiaia
 
I versi forse più famosi di Solone sono quelli con i quali il legislatore  ateniese replica a Mimnermo, il quale aveva auspicato che a sessant'anni lo cogliesse il destino di morte, senza malattie e affanni dolorosi (fr. 6 D.).
Ebbene il legislatore insorge "contro la raffinata stanchezza pessimistica che vuol già fare punto a sessant'anni"[1], e risponde:
"Ma se ora finalmente vuoi darmi retta, togli questo verso,/
 e non essere invidioso, per il fatto che ho pensato meglio di te,/
e cambialo, arguto cantore, e canta così:
ottantenne mi colga il destino di morte.
Né incompianta mi giunga la morte, ma ai cari
 io lasci morendo dolori e gemiti.
 Invecchio imparando sempre molte cose " (ghravskw d j aijei; polla; didaskovmeno") fr.22D.
 
Nelle Rane  di Aristofane: "govnu pavlletai gerovntwn" (v.345), il ginocchio dei vecchi balza. Infatti questi sono gli iniziati, oiJ memuhmevnoi(vvv.158 e v.318), distinti dai peccatori la cui vita è schifosa sempre e dovunque. La vecchiaia  non è pesante per chi vive con purezza.
 
Cicerone nel De senectute (del 44 a. C.)  compone l'elogio più articolato della vecchiaia, facendo dire a Catone ottantatreenne:"in moribus est culpa, non in aetate "(3), il difetto sta nei costumi, non nell'età; e la pena deriva dai sensi di colpa dovuti a una vita mal vissuta:"quia coscientia bene actae vitae multorumque benefactorum recordatio iucundissima est "(3), poiché la coscienza di una vita impiegata bene e il ricordo di molte buone azioni fatte sono fonti di dolcissima gioia.
Vengono portati esempi di vecchiaie vigorose e produttive: Platone che morì a ottant'anni "scribens ", scrivendo ancora, Isocrate che a novantatré anni compose il Panatenaico, poi visse altri cinque anni,  quindi viene ricordato il suo maestro Gorgia che compì centosette anni, studiando e lavorando, tanto che disse:"Nihil habeo quod accusem senectutem "(5) non ho niente da rimproverare alla vecchiaia.
Insomma, secondo Cicerone, c'è una montatura negativa nei confronti della senectus. Gli indebolimenti, almeno quelli mentali, sono dovuti alla mancanza di esercizio."At memoria minuitur ", ma la memoria diminuisce; ebbene a questa obiezione-luogo comune degli imbecilli, l'autore risponde:"credo, nisi eam exerceas, aut etiam si sis natura tardior ", lo credo, se non la si esercita, o anche se sei piuttosto stupido di natura.
 L’Arpinate fa l'esempio di Sofocle che"ad summam senectutem tragoedias fecit ", compose tragedie fino alla vecchiaia estrema, e anzi si difese dall'accusa di demenza senile contestatagli da un figlio che voleva venisse interdetto, leggendo l'Edipo a Colono scritta da poco, ai giudici che naturalmente lo assolsero a pieni voti  (7).
Poco più avanti (8) il De senectute  ricorda anche Solone "qui se cotidie aliquid addiscentem dicit senem fieri ", che dice di diventare vecchio imparando ogni giorno qualche cosa; non solo, ma a Pisistrato che gli domandò in che cosa confidasse per opporsi a lui con tanta audacia, il vecchio legislatore rispose "senectute ", nella vecchiaia (20).
I piaceri che scemano poi sono quelli volgari del corpo: “epularum aut ludorum aut scortorum voluptates” , dei banchetti o dei giochi o delle prostitute (14) certo non paragonabili a quelli dello spirito che invece crescono. Quanto alle solite accuse rivolte ai vecchi che sarebbero bisbetici (morosi ), ansiosi (anxii), iracundi , difficiles, avari, questi sono difetti dei caratteri, non della vecchiaia:"sed haec morum vitia sunt, non senectutis "(18).
Nel campo della commedia, continua Cicerone, basta guardare i due fratelli degli Adelphoe  di Terenzio:"quanta in altero diritas, in altero comitas! ", quanta durezza nell'uno (Demea), dolcezza nell'altro (Micione)! Anche la vicinanza della morte non è terrificante, infatti"omnia quae secundum naturam fiunt sunt habenda in bonis", tutto quello che avviene secondo natura deve essere considerato tra i beni (19).
 E noi uomini:"in hoc sumus sapientes, quod naturam optimam ducem tamquam deum sequimur eique paremus ", in questo siamo saggi che seguiamo la natura ottima guida come un dio, e le obbediamo, aveva già detto Catone nel prologo del De senectute (2).
J. Hilman è d’accordo con Cicerone: “I fatti dimostrano che, invecchiando, io rivelo più carattere, non più morte”[2].
 
Leopardi associa alla corruzione il disprezzo subito dai vecchi.
Cfr. anche Leopardi, Zibaldone (3520-3521):"Quando il genere umano era appresso a poco incorrotto, o certo proclive ed abituato generalmente alla virtù (...) allora i vecchi, come più ricchi d'esperienza e più saggi, erano più venerabili e venerati, più stimabili e stimati, ed anche in molte parti più utili ai loro simili e compagni ed al corpo della società, che non i giovani e quelli dell'altre età".
 
Il tempo che porta invecchiamento  è pure il migliore dei maestri.
 
 Prometeo  giunge a dire: “con parola schietta (lovgw/ aJplw`/) odio tutti gli dèi/quanti, dopo avere ricevuto del bene, mi maltrattano ingiustamente”(vv. 975-976). E confida nel tempo che invecchiando insegna proprio tutto (“ajll j ejkdidavskei pavnq  j oJ ghravskwn crovno" " (Prometeo incatenato, v. 981).
Questo verso traspone il notissimo pentametro di Solone ("invecchio imparando sempre molte cose”) in termini cosmici.
 
L’attesa del beneficio del tempo è topica.
Nel De ira Seneca consiglia di prendere tempo per combattere la tendenza a questa forma di brevis insania :"Dandum semper est tempus: veritatem dies aperit " (II, 22), bisogna sempre concedersi del tempo: i giorni svelano la verità. E ancora: "Maximum remedium irae mora est" (II, 29), massimo rimedio dell'ira è il differire.
Prendere tempo è funzionale allo sbollimento dell’ira.
 
Il tempo dell’intervallo scolastico è funzionale all’apprendimento, ci ricorda Quintiliano.  
E' comunque necessario concedere qualche intervallo a tutti:"Danda est tamen omnibus aliqua remissio"[3].
 
 
 
Il tempo rivela l’uomo giusto
Nell’ Edipo re di Sofocle, Creonte afferma che il tempo  rivela l’uomo giusto ( crovno" divkaion a[ndra deivknusin,  v. 614). Quindi il Coro dei vecchi tebani lo approva:" Ha detto bene per chi si guarda dal cadere signore/: infatti i veloci a capire non sono sicuri" ( fronei`n ga;r oij tacei`" oujk ajsfalei`" vv. 616-617).
 
 
 Il tempo come rivelatore viene invocato pure da Cordelia, la figlia buona di Re Lear :" Time shall unfold what plaited[4] cunning hides", il tempo spiegherà ciò che l' attorcigliata astuzia nasconde (I, 1). 
Altrettanto in La tragedia spagnola [5] dove Isabella, la moglie di  Hieronimo (quello che "è pazzo di nuovo"[6] ), dice al marito:"l'assassinio non può essere nascosto: il tempo è autore insieme della verità e della giustizia, e il tempo porterà alla luce questo tradimento" (II, 6).
 
 
Bologna 11 marzo ore 21, 4 giovanni ghiselli
p. s.
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[1] JaegerPaideia , I vol., p.279
[2] La forza del carattere, p. 27.
[3] Quintiliano, Inst., I, 3, 8.
[4] L'astuzia è  , come l'incesto, contorta.
[5] di Thomas Kyd (del 1585)
[6] Hieronymo's mad again ( T. S. Eliot, The waste land, v. 437)

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