giovedì 18 marzo 2021

La presenza degli autori classici nelle tragedie di Shakespeare. I

Jessie Chapman
Behind glass at the Folger Shakespeare Library in Washington D.C.
Tra la metà di giugno e i primi di luglio terrò un nuovo corso nell’Università Primo Levi di Bologna su La presenza  degli autori classici nelle tragedie di Shakespeare.

Anticipo alcuni stralci del percorso:


Persone che sono nodi di dolore

Le  madri dolorose


La duchessa di York, madre di Riccardo, del re Edoardo IV e di Clarence, quando viene a sapere della morte di Edoardo e di Clarence, replica al lamento dei figli di Clarence e della vedova del re dicendo: “

Alas, I am the mother of these griefes:

Their woes are parcell’d, mine is general” (Riccardo III, II, 2, 80-81), ahimé, io sono la madre di questi lutti: i loro dolori sono suddivisi, il mio li comprende tutti. 

Simile nodo di dolore è Ecuba che  nelle Troiane di Seneca risponde con queste patole al nuntius, il quale è incerto se debba dare le orrende notizie delle uccisioni di Polissena e Astianatte prima alla vecchia regina o alla vedova di Ettore

quoscumque luctus fleveris, flebis meos:

sua quemque tantum, me omnium clades premit;

mihi cuncta pereunt: quisquis est Hecubae est miser " (vv. 1061-1062), qualunque lutto piangerai, piangerai il mio: la propria rovina schiaccia ciascuno soltanto, me quella di tutti; tutti gli affetti miei sono morti; chiunque è un pegno di Ecuba è infelice! 

 

Edipo re di Sofocle. Gli eroi della passività.

"Parla a tutti- ej" pavnta" au[da. Di questi infatti io porto il dolore

più che per la mia vita" (vv. 93-94) .-

Edipo nella prima parte del dramma presenta aspetti paternalistici: non devono esserci segreti nè muri tra la piazza e il palazzo. Tale facies però poi lo porta a combattere contro sacerdoti e oracoli, cioè su posizioni che Sofocle condanna.

 Edipo è un crocicchio di pene, un nodo di dolore che gli darà una straordinaria facoltà di comprendere. Egli ribadisce continuamente tale sua eccezionale capacità di soffrire e di capire attraverso la sofferenza. Questa, una volta compresa, lo porterà  alla dimensione eroica e benefica di Colono.

Nietzsche  considera Edipo eroe  della passività

“la figura più dolorosa della scena greca, lp sventurato Edipo, è sta concepita da Sofocle come l’uomo nobile che è destinato all’errore e alla miseria nonostante la sua saggezza, ma che alla fine, in virtù del suo immenso soffrire esercita intorno a sé un’azione magica e benefica che è ancora efficace durante la sua dipartita”.

 Nell’Edipo a Colono   si vede  “come l’eroe possa raggiungere, con il suo comportamento puramente passivo la sua più alta attività , che si estende molto oltre la sua vita, mentre tutti i suoi sforzi consapevoli nella vita precedente l’avevano condotto solo alla passività” (La nascita della tragedia capitolo IX).

  

La propria passività viene proclamata da Edipo ai vecchi di Colono:" ejpei; tav e[rga mou-peponqovt j i[sqi ejsti; ma'llon  h] dedrakovta" (Edipo a Colono, vv. 266-267), poiché le mie azioni sono state subite piuttosto che fatte.

Lo stesso afferma "the lunatic King "[1] di Shakespeare: "I am a man/more sinned against than sinning" (King Lear, III, 2), sono uno contro cui si è peccato più di quanto io abbia peccato.

 

Edipo dunque trova la sua dimensione positiva nella passività di Colono, dopo avere fatto soffrire e avere sofferto assai nella fase dell'attività sconsiderata

 Similmente Giovanni Drogo in Il deserto dei Tartari di Buzzati scopre"l'ultima sua porzione di stelle"(p.250) e sorride nella stanza di una locanda ignota, completamente solo, mangiato dal male,  accettando la più eroica delle morti, dopo avere sperato invano, per decenni, di battersi"sulla sommità delle mura, fra rombi e grida esaltanti, sotto un azzurro cielo di primavera". Invece il suo destino si compie al lume di una candela, dove"non si combatte per tornare coronati di fiori, in un mattino di sole, fra i sorrisi di giovani donne. Non c'è nessuno che guardi, nessuno che gli dirà bravo".

Del resto gli eroi della passività nella letteratura moderna sono tanti, da Oblomov  di Gončarov, a Zeno  di Svevo per dire solo i più noti.

 

Bologna 18 marzo 2021 ore 11, 31

giovanni ghiselli


p. s

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[1] Il re matto (Re Lear, III, 7)

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