mercoledì 24 marzo 2021

Viaggio in Grecia, 1981. Capitolo XI. Sul ponte a poppa

Non potevo dialogare con una persona che mi rifiutava. Uscii dall’angusta cabina pensando: “mi rivedrai a Patrasso o sull’ombelico del mondo”.

Salii sul ponte. Navigavamo già tra i sacri monti dell’Ellade. Cercavo di non pensare più a niente. Presto però mi raggiunse colei e sedette vicina, cupa e senza guardarmi tuttavia. Nemmeno quei monti tutti pieni di dèi guardava. Il ponte di poppa era pieno di gente seduta o distesa a prendere il sole. Ifigenia guardava se la guardavano, oppure fissava lo sguardo sulla popria ombra. A un tratto interruppe il silenzio e osservò che il luccichìo del sole sul mare sembrava una danza di lucciole sotto la luna.

Imitava il mio metodo inteso a trovare le somiglianze. Forse voleva riprendere il dialogo.

Ma la feci aspettare.

Pensai che traesse impressioni maggiori dalle notti lunari che dai giorni solari.

Mi vennero in mente alcuni suoi trilli isterici, raccapriccianti, quando vedeva spuntare la luna su tacita selva, a Moena, o dalla distesa marina di Pesaro. Le lucciole piacevano anche a me quando ero bambino: le vedevo negli orti pesaresi, ma a Bologna non le avevo mai viste. Pensai a Pasolini. Un maestro che mi mancava. “Per fortuna le farfalle volano ancora” mi dissi. Ifigenia si alzò. Camminava leggera in mezzo a un carnaio di corpi distesi sul sordido ponte della nave ferrigna. Sembrava una farfalla discesa nell’orribile barca del demonio Caronte per portare ai dannati l’estrema visione della bellezza terrena.

“Se si avvicina troppo alle perdute genti destinate all’inferno - pensai - questa farfalla bianca e nera rischia di bruciarsi le ali, di precipitare anche lei nel lago gelato dell’odio, tra l’ombre dolenti dai visi cagnazzi, a battere i denti come tante cicogne imprigionate dal ghiaccio”.


giovanni ghiselli

Bologna 24 marzo ore 21 e 11. Dopo la corsa e prima della frugale cena non immeritata


p. s.

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