Nella rubrica ORA D’ARTE del settimanale “il venerdì” del quotidiano “la Repubblica” di oggi, 5 marzo 2021, trovo un pezzo di Tomaso Montanari intitolato “Inquieto e scontroso, san Giovanni è un vero adolescente”
Si tratta di San Giovanni Battista un Olio su tela del 1602. Si trova nel Nelson-Atkins Museum of Art di Kansas City, Missouri, Usa.
Riferisco alcune parole di Montanari: “E’ un quadro per certi versi urtante, così come la personalità del suo protagonista (…) La pelle di cammello, il grande drappo rosso, ci fanno capire che è proprio quello che Gesù chiama “il più grande dei nati di donna”, l’ultimo dei profeti, il grande Battista (…) Ma qua non ancora: Giovanni è un adolescente inquieto, che ci ricorda terribilmente i nostri figli, i nostri ragazzi. Un sedicenne che si è appena tolto il casco, ha i capelli arruffati, si è appoggiato vicino alla moto, e guarda in terra, guarda lontano, sfugge al nostro sguardo. E’ incazzato nero: forse perché il professore gli ha messo due in un compito (…) Caravaggio mette questo ragazzo in un lembo di paesaggio (…) siamo nel folto di un bosco di querce: è una foresta dura, dove la luce entra a stento. Un perfetto correlativo oggettivo dell’umore del suo abitante: questo ragazzo ombroso, così lontano dal protagonosta di una pala d’altare. Chi potrebbe accendere una candela di fronte a un sedicenne arrabbiato che nemmeno ti guarda? Eppure è così che li vedeva i santi, Caravaggio”.
Questa critica si può associare a quelle sui drammi di Euripide scritte da Nietzsche che procede sulla via inaugurata da Aristofane e proseguita da A. W. Schlegel.
Leggiamone alcune parole “Prima di Euripide, si aveva a che fare con uomini eroicamente stilizzati, dei quali subito si riconosceva l’origine dagli dèi e dai semidei della tragedia più antica (…) Con Euripide balza sulla scena lo spettatore, l’uomo nella realtà della vita di ogni giorno. Lo specchio, che in precedenza aveva riflesso solo i caratteri grandi e nobili, si fece più realistico e perciò più volgare (…) Ciò che Euripide nelle Rane di Aristofane si attribuisce a merito, cioè d’aver svuotato l’arte tragica e la sua gravità attraverso una cura termale, vale anzitutto per la figura degli eroi; in sostanza, lo spettatore, sulla scena euripidea vedeva e ascoltava il suo doppio, sia pur coperto dell’abbigliamento sfarzoso della retorica”[1].
Questo è uno scritto giovanile il cui contenuto non verrà mai abiurato da Nietzsche con il passare degli anni come, per esempio, l’alta stima attribuita a Wagner e Schopenhauer nelle Considerazioni inattuali.
Sono grato a Montanari di avermi dato lo spunto per collegare il realismo “per certi versi urtante” di Caravaggio a quello di Euripide che dando dimensioni nuove agli dèi e agli eroi della Grecia urtò molti tra i suoi contemporanei e la triade dei critici nominati sopra.
Bologna 5 marzo 2021 ore 19, 48
giovanni ghiselli
p.s
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[1] Nietzsche, Socrate e la tragedia (conferenza del 1870), in Verità e menzogna e altri scritti giovanili, NEWTON COMPTON EDITORI, p. 52.
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