NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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venerdì 4 giugno 2021

La vacanza sciistica a Moena nel marzo del 1981. 14. Il colloquio immaginario con la figlia immaginata

Tornai nell’albergo La Campagnola e mi preparai per incontrare la mia donna o piuttosto la donna di cui ero l’uomo o forse uno degli uomini.

Volevo piacerle più degli altri suoi pretendenti che di certo non erano pochi. Immaginavo che facessero la  fila, se non davanti alla camera, di certo di fronte al camerino dopo le prove dell’esame di recitazione. Mi lavai molto bene, mi sbarbai e tolsi ogni pelo superfluo, ancora tutti neri assai del resto. Adesso li sfoggerei ancora tanto scuri.

Mi vestii sotto e sopra con cura particolari, valorizzando la linea, la vita da torero, i polpacci da ciclista con calzoni attillati e armonizzando i colori tra loro e con quelli della mia pelle, dei capelli e degli occhi.

Poi scesi per la scala di legno e mi feci dare la chiave della stanza dove avrebbe dormito la signorina. Avevo preso una seconda camera per non dare alle zie la certezza e la prova dei nostri “peccati mortali”.

Avrebbero considerato la ragazza una poco di buono, una “cattiva signorina”. La stanza era luminosa, con vista sui monti pallidi che posi a oriente, la sera si colorano di rosa, come una donna che vuole incontrare l’amante. La chiave però non serrava la porta. “Orribile segno pensai”.

Finita l’ispezione andai a cenare per non restare in debito di forze nei momenti ancora piuttosto lontani degli agognati tripudi amorosi. “Snello sì, ma non fiacco” mi dissi. “Torero di vita ma tutto il resto da torello” aggiunsi non senza ironia.

Durante il viaggio non lungo né brevissimo, fantasticavo.

Immaginavo che dentro l'automobile, di fianco a me ci fosse una

bambina bella, bruna, vivace, simile a Ifigenia, e pure

 a me. La nostra creatura immaginaria mi domandava:

"Dove andiamo, babbo?"

"Alla stazione di Trento cocchina, incontro alla mamma", rispondevo.

"E' bella la mamma?"

"Sì molto. Tua madre è una donna straordinaria: la più bella

 del mondo".

"Più bella di me?", voleva sapere, con rivalità tipicamente

donnesca.

"No", rispondevo con qualche imbarazzo, benché sia portato a

corteggiare le femmine umane di ogni età, condizione e razza,

poiché in tutte trovo qualcosa di interessante e degno di essere

indagato, come in me stesso. "Lei è la  migliore di tutte le donne;

tu la cittina più bella del mondo".

"Sì, ma a te chi piace di più?"

"Mi piacete

entrambe", concludevo da gesuita, senza dire che

Ifigenia mi  piaceva di più perché con lei facevo l'amore. E

perché  era ancora reale.

Così tenni occupato il cervello durante il viaggio da Moena a

Trento dove arrivai poco prima del treno. La mia donna era bella e

sicura di sé. Quanto mutata da quella che era arrivata in ritardo un

anno prima, da me che la disprezzavo!

Mi raccontò dei suoi progressi all'Antoniano e del suo ottimo

insegnante. "Ottimo ma non attraente - aggiunse subito - ha la

pancia".

"Meno male", borbottai. Poi dissi che l'avevo pensata molto, nel

bene e nel male.

"Non pensarmi troppo - ribatté - soprattutto nel male, poiché dopo

vengono fuori le scenate come quella di ieri  al telefono che

francamente mi ha turbata parecchio".

Non risposi: non volevo indagare sull'argomento con il rischio di

precipitare nell'angoscia scoscesa; piuttosto bisognava fare l'amore

innumerevoli volte, fino a perdere il fiato e la lucidità della mente.

Però compresi che la mia brutta telefonata era stata presa davvero male.

 

Bologna 4 giugno 2021

giovanni ghiselli


p. s

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