Tornai nell’albergo La Campagnola e mi preparai per incontrare la mia donna o piuttosto la donna di cui ero l’uomo o forse uno degli uomini.
Volevo piacerle più degli altri suoi pretendenti che di certo non erano pochi. Immaginavo che facessero la fila, se non davanti alla camera, di certo di fronte al camerino dopo le prove dell’esame di recitazione. Mi lavai molto bene, mi sbarbai e tolsi ogni pelo superfluo, ancora tutti neri assai del resto. Adesso li sfoggerei ancora tanto scuri.
Mi vestii sotto e sopra con cura particolari, valorizzando la linea, la vita da torero, i polpacci da ciclista con calzoni attillati e armonizzando i colori tra loro e con quelli della mia pelle, dei capelli e degli occhi.
Poi scesi per la scala di legno e mi feci dare la chiave della stanza dove avrebbe dormito la signorina. Avevo preso una seconda camera per non dare alle zie la certezza e la prova dei nostri “peccati mortali”.
Avrebbero considerato la ragazza una poco di buono, una “cattiva signorina”. La stanza era luminosa, con vista sui monti pallidi che posi a oriente, la sera si colorano di rosa, come una donna che vuole incontrare l’amante. La chiave però non serrava la porta. “Orribile segno pensai”.
Finita l’ispezione andai a cenare per non restare in debito di forze nei momenti ancora piuttosto lontani degli agognati tripudi amorosi. “Snello sì, ma non fiacco” mi dissi. “Torero di vita ma tutto il resto da torello” aggiunsi non senza ironia.
Durante il viaggio non lungo né brevissimo, fantasticavo. |
Immaginavo che dentro l'automobile, di fianco a me ci fosse una |
bambina bella, bruna, vivace, simile a Ifigenia, e pure |
a me. La nostra creatura immaginaria mi domandava: |
"Dove andiamo, babbo?" |
"Alla stazione di Trento cocchina, incontro alla mamma", rispondevo. |
"E' bella la mamma?" |
"Sì molto. Tua madre è una donna straordinaria: la più bella |
del mondo". |
"Più bella di me?", voleva sapere, con rivalità tipicamente |
donnesca. |
"No", rispondevo con qualche imbarazzo, benché sia portato a |
corteggiare le femmine umane di ogni età, condizione e razza, |
poiché in tutte trovo qualcosa di interessante e degno di essere |
indagato, come in me stesso. "Lei è la migliore di tutte le donne; |
tu la cittina più bella del mondo". |
"Sì, ma a te chi piace di più?" |
"Mi piacete |
entrambe", concludevo da gesuita, senza dire che |
Ifigenia mi piaceva di più perché con lei facevo l'amore. E |
perché era ancora reale. |
Così tenni occupato il cervello durante il viaggio da Moena a |
Trento dove arrivai poco prima del treno. La mia donna era bella e |
sicura di sé. Quanto mutata da quella che era arrivata in ritardo un |
anno prima, da me che la disprezzavo! |
Mi raccontò dei suoi progressi all'Antoniano e del suo ottimo |
insegnante. "Ottimo ma non attraente - aggiunse subito - ha la |
pancia". |
"Meno male", borbottai. Poi dissi che l'avevo pensata molto, nel |
bene e nel male. |
"Non pensarmi troppo - ribatté - soprattutto nel male, poiché dopo |
vengono fuori le scenate come quella di ieri al telefono che |
francamente mi ha turbata parecchio". |
Non risposi: non volevo indagare sull'argomento con il rischio di |
precipitare nell'angoscia scoscesa; piuttosto bisognava fare l'amore |
innumerevoli volte, fino a perdere il fiato e la lucidità della mente. |
Però compresi che la mia brutta telefonata era stata presa davvero male.
Bologna 4 giugno 2021 giovanni ghiselli p. s Statistiche del blog Sempre1142944 Oggi255 Ieri453 Questo mese1368 |
|
|
Nessun commento:
Posta un commento