PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI E GREEK QUI
Polibio e Lucrezio, poi Platone.
L'aristocrazia nasce come reazione alla tirannide che è la corruzione del regno. Questo, abbiamo visto, costituisce la correzione e l'evoluzione della monarchia, mentre la tirannide è l'involuzione del regno.
I re anticamente una volta eletti invecchiavano nella loro funzione regale fortificando e cingendo di mura località importanti ed acquistando territori ("tovpou" te diafevronta" ojcurouvmenoi[1] kai; teicivzonte" kai; cwvran kataktwvmenoi", Polibio, VI, 7, 4.
C.fr. i vv. del De rerum natura già citati sopra:"condere coeperunt urbis arcemque locare/ presidium reges ipsi sibi perfugiumque " (V, 1108-1109), cominciarono a fondare città e a porvi le rocche i re stessi, come presidio e rifugio per sé.
Così facendo garantivano sicurezza ai sudditi e nello stesso tempo non suscitavano invidia poiché avevano un tenore di vita simile a quello del popolo.
Ma i loro eredi si abbandonarono al lusso e alla lussuria sfrenata e a tale comportamento seguirono invidia e ostilità odio e ira, per cui dal regno nacque la tirannide.
Seguì la cospirazione contro gli autocrati, non da parte dei peggiori ("oujk ejk tw'n ceirivstwn") ma dei più nobili, magnanimi e coraggiosi poiché sono uomini del genere a non poter assolutamente sopportare le prepotenze dei capi ("dia; to; tou;" toiouvtou" h{kista duvnasqai fevrein ta;" tw'n ejfestwvtwn u{brei"" , VI, 7, 9).
Quando questi, appoggiati dalla massa, cacciano i tiranni, si instaura l'aristocrazia, ossia il potere dei migliori cui il popolo grato affida il governo. Essi si comportano bene: non consideravano nulla più importante del pubblico interesse amministrando gli affari pubblici e privati "khdemonikw'" kai; fulaktikw'""(VI, 8, 3) con premura e con attenzione. La degenerazione del regime buono avviene, di nuovo, quando il potere passa dai padri ai figli i quali, resi arroganti dall'autorità e dal prestigio dei genitori, si abbandonano ai vizi cui induce il potere ereditato: alcuni all'avidità del denaro, altri all'ubriachezza e ai bagordi, altri a violenza contro le donne e a ratti di fanciulli. Così cambiano l'aristocrazia in oligarchia scatenando nel popolo sentimenti cattivi simili a quelli che hanno fatto cadere la tirannide; sicché la caduta finale ("to; tevlo" th'" katastrofh'"", VI, 8, 6) degli oligarchi è simile a quella dei tiranni.
Questo mutamento costituzionale che parte dalla classe dirigente era già stato descritto da Platone del quale, come di alcuni altri filosofi, Polibio si riconosce debitore dicendo che hanno analizzato i cambiamenti naturali e vicendevoli delle costituzioni con maggior rigore ("ajkribevsteron", VI, 5, 1) che lui stesso.
Allora vediamo qualche passaggio dell'VIII libro della Repubblica di Platone. Socrate, parlando con Glaucone, si chiede in che modo un'aristocrazia produce una timocrazia dove prevale l'ambizione e un amore del denaro ancora occulto: quando esso diventa palese si passa all'oligarchia. Dunque "pa'sa politeiva metabavllei ejx aujtou' tou' e[conto" ta;" ajrcav"" (545d), ogni costituzione muta per via di quelli stessi che hanno il potere. All'inizio c'è un errore nel calcolo del numero nuziale da parte dei guardiani, quindi verranno generati figli come non si dovrebbe "oujk eujfuei'" oujd j eujtucei'""(546d) di qualità e di sorte non buona i quali stimeranno meno del dovuto l'educazione "musicale" posponendola alla ginnastica. La conseguenza sarà una costituzione mediana tra l'aristocratica e l'oligarchica, la timocratica appunto, diretta da uomini educati non bene per avere trascurato la vera Musa dei ragionamenti e della filosofia e avere stimato la ginnastica come più veneranda della "musica". Essi, sotto il dominio del lato irascibile, ameranno il denaro, il potere e la contesa. Segue un quadro del giovane timocratico, carente di educazione, quindi estraneo alle Muse, per niente desideroso di parlare, sebbene capace di ascoltare, ambizioso, amico della ginnastica e della caccia, quindi anche delle ricchezze, poiché è rimasto privo dell'ottimo custode " mono"...swth;r ajreth'""(549b) solo salvatore della virtù: il ragionamento mescolato alla "musica". Invero l'impostazione platonica mi sembra assai diversa da quella di Polibio in quanto il filosofo dà la massima importanza all'educazione nella cui carenza vede la causa del cambiamento negativo.
A volte il giovane diviene ambizioso per la spinta della madre che si lagna di non essere tra le prime della città (una prima donna o first lady mancata dunque) e critica la scarsa ambizione del marito, e magari viene anche aizzato dai servi. E' sempre un fatto di cattiva educazione che consegue a una cattiva genetica. Allora il ragazzo, tirato da due forze, l'elemento razionale ("to; logistikovn", 550b) del padre e quello appetitivo e irascibile ("tov te ejpiqumhtiko;n kai; to; qumoeidev"") degli altri, affida se stesso all'elemento battagliero e irascibile e diviene un uomo superbo e ambizioso:"uJyhlovfrwn te kai; filovtimo" ajnhvr". Questo è l'uomo timocratico.
Quindi si passa all'oligarchia, la costituzione " ejn h|/ oiJ me;n plouvsioi a[rcousin, pevnhti de; ouj mevtestin ajrch'""(550D), in cui i ricchi comandano, il povero invece non ha alcuna parte del potere. Il passaggio avviene con la sempre maggiore valutazione del denaro:"o{sw/ a}n tou'to timiwvteron hJgw'ntai, tosouvtw/ ajreth;n ajtimotevran"(550e), quanto più considerano pregevole questo, tanto meno pregevole la virtù, e, subito dopo, quando in una città vengono pregiati la ricchezza e i ricchi, saranno più spregiati la virtù e i buoni. Sicché agli uomini battaglieri e ambiziosi succedono gli amanti degli affari e del denaro. ("filocrhmatistai; kai; filocrhvmatoi"(551a), ammiratori dei ricchi e spregiatori dei poveri che saranno esclusi dal potere e costituiranno uno Stato nello Stato.
Sull'anima dell'uomo oligarchico al posto dell'ambizione e dell'elemento irascibile ("to; qumoeidev"", 553c) comanda, come il grande re, l'elemento appetitivo e avido di ricchezze ("to; ejpiqumhtikovn te kai; filocrhvmaton") il quale, insieme con l'elemento irascibile ha asservito e messo a terra anche quello razionale ("tov...logistikovn", 553d). Platone continua con una serie di note psicologiche e di immagini che nel suo epigono Polibio mancano e che meritano di essere conosciute.
L'uomo oligarchico dunque è un individuo arido ("aujcmhrov"", 554a) che non ha mai volto l'anima all'educazione, altrimenti non avrebbe posto a capo del coro un cieco, ossia Pluto, il dio della ricchezza che era ritenuto cieco. E la mancanza di educazione genera nell'anima passioni parassitarie, alcune da pitocco, altre da malfattore, sicché un uomo del genere sarà in discordia con se stesso, avido e sperperatore, ingiusto e ipocrita. La vera virtù dell'anima concorde e armonizzata con se stessa sarà lontana da lui.
Platone nelle Leggi torna sulla cattiva educazione dei figli che guasta le stirpi. Si tratta di quelli di Ciro il Vecchio, Cambise e Smerdi, che ebbero una pessima riuscita perché il padre, sempre impegnato in campagne militari e pure lui educato in maniera non del tutto corretta, non si prendeva cura della loro educazione delegandola alle donne che li viziavano assecondandoli in tutto e non imponendo la disciplina persiana. Queste donne per giunta erano divenute ricche da poco e con la complicità degli eunuchi lasciavano crescere i due principi senza regole ma nella licenza sei Medi. La madre di Ciro, Mandane era figlia del re dei Medi.
Bologna 2 novembre 2022 ore 18, 37
giovanni ghiselli
p. s
Statistiche del blog
Sempre1290430
Oggi187
Ieri277
Questo mese464
Il mese scorso7472
Nessun commento:
Posta un commento