Eschilo nei Sette a Tebe scrive a proposito di Anfiarao che esecra la guerra fratricida. Il suo scudo è privo di insegne sh'ma d j oujk ejph'n kuvklw/ (591). Infatti non vuole apparire ottimo ma esserlo ( ouj ga;r dokei'n a[ristoς ajll j ei\nai qevlei, 592)
Sentendo recitare il verso citato sopra, il pubblico della tragedia si volse a guardare Aristide ritenendo che questa virtù convenisse e si addicesse soprattutto a questa persona ottima come si legge nella Vita di Aristide di Plutarco (3, 5): “p£ntej ¢pšbleyan e„j 'Ariste…dhn, æj ™ke…nJ m£lista
tÁj ¢retÁj taÚthj proshkoÚshj”
Personalmente quando vedo comparire in televisione personaggi come Mario Giordano e altri così impostati, mi giro da un’alta parte, cioè cambio canale.
Eschilo aggiunge che Anfiarao raccoglie frutti dal solco profondo della mente da dove germogliano saggi consigli (Sette a Tebe, 593-594).
I blateratori nemici del popolo che inveiscono contro i poveri nutrono le loro voci becere attingendo alla greppia rifornita dalla padronanza ostile ai lavoratori sottopagati, maltrattati, licenziati e anche lasciati morire.
Ben pochi del resto sono quelli che li difendono e denunciano le malefatte di tanti farabutti. Ultimamente tra i personaggi che vedo e ascolto apprezzo e ascolto con attenzione Tomaso Montanari e Sigfrido Ranucci.
Bologna 8 novembre 2021 ore 18, 15
giovanni ghiselli
p. s
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