L’economia e l’usura
Nelle Nuvole di Aristofane Strepsiade impreca contro gli usurai
Il padre ne è compiaciutissimo e già canta vittoria pensando di non pagare i creditori:
"piangete oh usurai- klavet j w\bolostavtai 1156
voi e i capitali-tajrcai'a- e gli interessi degli interessi! tovkoi tovkwn
Voi non potete più farmi male,
tal figlio ho fatto crescere
in questa casa,
fulgido di lingua a doppio taglio - ajmfhvkei glwvtth/ lavmpwn-
difesa mia, salvatore della casa, rovina per i nemici,- ejcqroi'" blavbh
dissolvitore dei grandi affanni paterni!"(1155-1163).
L’usura e la crisi dell’agricoltura nell’impero romano sotto Tiberio
"Una grande crisi scoppiò nel 33 d. C. : i latifondi coltivati da schiavi rendevano impossibile una qualunque concorrenza da parte di piccoli proprietari; questi si erano indebitati, ricorrendo a prestiti di latifondisti senatori, sebbene ai senatori fosse proibita l'usura…Ne derivò la rovina di molti piccoli proprietari, i quali svendevano i campi per pagare i debiti"[1].
L’economia, da alcuni autori e personaggi della letteratura, è considerata l’antitesi della religione, o perfino dell’umanesimo inteso come amore per l’uomo : " E poi viviamo in un’epoca economica: l’economia è il carattere storico del nostro tempo… Nell’economia si vede sempre più la mancanza dell'infinito"[2].
“Voi Italiani avete inventato i cambi e le banche, che Dio ve la perdoni, ma gli Inglesi inventarono la dottrina economica, cosa che il genio dell’uomo non potrà mai perdonare…I Padri della Chiesa hanno condannato le parole “mio” e “tuo”, hanno dichiarato usurpazione e ladrocinio la proprietà privata…Essi erano sufficientemente umani, sufficientemente antiaffaristici da chiamare l’attività economica un pericolo per la salvezza dell’anima. Odiarono il denaro e il traffico del denaro, chiamando la ricchezza capitalista tizzone d’inferno…essi chiamarono usura ogni speculazione e dichiararono ogni ricco: ladro o erede di un ladro. Oh, arrivarono molto in là. Come Tommaso d’Aquino, videro nel commercio in generale, nel puro traffico commerciale, nel comprare e vendere, insomma nel trarre vantaggio da una circostanza che non implica la lavorazione e il miglioramento del patrimonio trafficato, un atto riprovevole”[3].
“Per quanto parli di economia, il nostro tempo è un dissipatore: sperpera la cosa più preziosa, lo spirito”[4].
giovanni ghiselli
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