domenica 7 novembre 2021

L’economia e l’usura

 

Nelle Nuvole di Aristofane Strepsiade impreca contro gli usurai

 

Il padre ne è compiaciutissimo e già canta vittoria pensando di non pagare i creditori:

"piangete oh usurai- klavet  j w\bolostavtai 1156

voi e i capitali-tajrcai'a- e gli interessi degli interessi! tovkoi tovkwn

Voi non potete più farmi male,

tal figlio ho fatto crescere

in questa casa,

fulgido di lingua a doppio taglio - ajmfhvkei glwvtth/ lavmpwn-

difesa mia, salvatore della casa, rovina per i nemici,- ejcqroi'" blavbh

dissolvitore dei grandi affanni paterni!"(1155-1163).

 

L’usura e la crisi dell’agricoltura nell’impero romano sotto Tiberio

"Una grande crisi scoppiò nel 33 d. C. : i latifondi coltivati da schiavi rendevano impossibile una qualunque concorrenza da parte di piccoli proprietari; questi si erano indebitati, ricorrendo a prestiti di latifondisti senatori, sebbene ai senatori fosse proibita l'usura…Ne derivò la rovina di molti piccoli proprietari, i quali svendevano i campi per pagare i debiti"[1].

 

L’economia, da alcuni autori e personaggi della letteratura, è considerata l’antitesi della religione, o perfino dell’umanesimo inteso come amore per l’uomo : " E poi viviamo in un’epoca economica: l’economia è  il carattere storico del nostro tempo… Nell’economia si vede sempre più la mancanza dell'infinito"[2].

“Voi Italiani avete inventato i cambi e le banche, che Dio ve la perdoni, ma gli Inglesi inventarono la dottrina economica, cosa che il genio dell’uomo non potrà mai perdonare…I Padri della Chiesa hanno condannato le parole “mio” e “tuo”, hanno dichiarato usurpazione e ladrocinio la proprietà privata…Essi erano sufficientemente umani, sufficientemente antiaffaristici da chiamare l’attività economica un pericolo per la salvezza dell’anima. Odiarono il denaro e il traffico del denaro, chiamando la ricchezza capitalista tizzone d’inferno…essi chiamarono usura ogni speculazione e dichiararono ogni ricco: ladro o erede di un ladro. Oh, arrivarono molto in là. Come Tommaso d’Aquino, videro nel commercio in generale, nel puro traffico commerciale, nel comprare e vendere, insomma nel trarre vantaggio da una circostanza che non implica la lavorazione e il miglioramento del patrimonio trafficato, un atto riprovevole”[3].

“Per quanto parli di economia, il nostro tempo è un dissipatore: sperpera la cosa più preziosa, lo spirito”[4].

 

giovanni ghiselli

 

 



[1] S. Mazzarino, L'impero romano I, p. 148.

[2] T. Mann, Doctor Faustus, p. 163 e p. 164.

[3] T. Mann, La montagna incantata, II, p. 41 e p. 67. E’ Naphta che parla.

[4] Nietzsche, Aurora, libro III, 182.

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