giovedì 4 novembre 2021

Il ritardare non è solo epico: è anche erotico. Aristofane e Pavese.


"Goethe e Schiller, che, verso la fine dell'aprile 1797, ebbero una scambio di lettere sul "ritardare" in genere nei poemi omerici, lo misero addirittura in contrasto con la tensione (…) ma è chiaro che cosa intendano quando indicano il procedimento del ritardare come propriamente epico in opposizione a quello tragico (lettere del 19, 21, 22 aprile)"(Erich Auerbach, Mimesis, Il realismo nella letteratura occidentale, p. 5).

La schermaglia amorosa tra Mirrina che "ritarda"  e Cinesia che affretta (ajlla; binei'n bouvlomai, v. 934 “ma io fottere voglio)) nella Lisistrata di Aristofane (vv. 845-959) non è in contrasto con la tensione di Cinesia, anzi la rende più decisa.

Le schermaglie tra uomini e donne, il ritardare sessuale di tutte le femmine corteggiate, è funzionale al prolungamento non solo del pene ma anche del rapporto.

La donna di cui si è innamorati dunque in un primo tempo è cosmo e dea. Poi, come il re carnevalesco, si ribalta.

Lo spiega Giasone a una giovane ierodùla del tempio sull'Acrocorinto in un dialogo di C. Pavese:"Piccola Mèlita, tu sei del tempio. E non sapete che nel tempio-nel vostro- l'uomo sale per essere dio almeno un giorno, almeno un'ora, per giacere con voi come foste la dea? Sempre l'uomo pretende di giacere con lei-poi s'accorge che aveva a che fare con carne mortale, con la povera donna che voi siete e che son tutte. E allora infuria-cerca altrove di essere dio" Dialoghi con Leucò, Gli Argonauti

 

Bologna 4 novembre 2021 ore 9, 27

giovanni ghiselli

p. s.

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