Nelle
Ecclesiazuse di Aristofane Prassagora
espone il suo programma
Tutto
deve essere in comune a tutti, ricchezze mobili e immobili. Anche le donne
saranno in comune per gli uomini e questi per le donne.
Le
belle potranno essere avvicinate dai maschi solo dopo che questi avranno soddisfatto le brutte. Lo stesso
viceversa.
o{pw" a]n medemia'" h\/ truvphma kenovn, 624 affinché il
buco di nessuna sia vuoto chiarisce Blepiro.
E
i figli come si riconosceranno? Varranno
come genitori tutti gli adulti della generazione precedente.
La
stessa risposta dà Socrate nella Repubblica
di Platone.
Nel
secondo libro della Politica,
Aristotele bersaglia
Aristotele dunque nel II libro della Politica critica la comunanza delle
donne e dei figli che ridurrebbe lo Stato a un’unica casa oijkiva e la povli" cesserebbe di
essere uno Stato che per natura è pluralità (1261a, 20).
Lo
Stato diventerebbe un unico individuo, mentre è fatto da diverse persone
differenti tra loro ouj
ga;r givnetai povli" ejx oJmoivwn (1261a, 24).
Platone
nella Repubblica parla di comunismo a
proposito di guerrieri o guardiani, e presumibilmente anche per i filosofi. La
comunanza non pertiene alla terza classe.
Aristotele
invece intende che la comunanza platonica riguarda tutti.
Nelle
Ecclesiazuse di Aristofane, Prassagora dice: “koinwnei'n ga;r pavnta"
fhvsw crh'nai pavntwn metevconta"- /kajk taujtou' zh'n, kai; mh; to;n me;n
ploutei'n , to;n d’ a[qlion ei\nai- mhde; gewrgei'n to;n me;n pollh;n, tw'/ d j
ei\nai mhde; tafh'nai”
(590-592) dirò che è necessario che tutti abbiano parte di tutto , e vivano di questo,
e non che uno sia ricco e un altro misero, né che uno abbia tanta terra da
coltivare, e un altro nemmeno abbastanza da essere sepolto.
Dovrà esserci il comunismo dei beni e la
comunanza di uomini e donne, con
l’abolizione della famiglia privata.
Prassagora
auspica la riduzione della città a un’unica casa (Eccl. 673-674) to; ga;r a[stu- mivan
oi[khsin fhmi
poihvsein, spezzando
tutte le barriere in modo che si possa
andare l’uno dall’altro.
I
figli considereranno propri padri quelli più avanti negli anni (636-7).
Gli stessi argomenti di Socrate nella Repubblica (V, 461 c-d)
Secondo
Luciano Canfora Aristofane ha voluto mettere in parodia il comunismo della Repubblica platonica e Aristotele pone
Socrate tra coloro i quali richiedono pavnta" pavntwn koinwnei'n
tou;" polivta"
(Politica 1260b, 38) che tutti i
cittadini partecipino di tutti i beni.
Nella
Repubblica, scrive Aristotele,
Socrate dice che i figli, le mogli e le proprietà devono essere comuni: “ejkei' ga;r oj Swkravth"
fhsi; dei'n koina; ta; tevkna kai;
ta;" gunai'ka" ei\nai kai; ta;" kthvsei" “ (Politica, 261a, 8-9)
Aristotele
scrive che oujdeiv" a[llo" nessuno altro
(tranne Platone) si è inventata l’innovazione della comunanza dei figli e delle donne (kekainotovmhken th;n peri; ta;
tevkna koinovthta
kai; ta;"
gunai'ka"
, ) né la partecipazione delle donne alle mense comuni.
Quindi,
se Platone è stato il solo a fare questa proposta, Prassagora nelle Ecclesiazuse fa la parodia , il travestimento derisorio, della
Repubblica secondo Canfora.
Secondo
me le date non consentono questa ipotesi
poiché le Ecclesiazuse precedono nel
tempo la Repubblica di Platone che è stata scritta con ogni probabilità tra il
primo e il secondo viaggio in Sicilia del filosofo (388-367-360).
Le Ecclesiazuse appartengono all’ultimo
tempo della produzione di Aristofane (tra il 393 e il 390).
Può
essere del resto che teorie comunistiche girassero, orali o scritte in Atene
prima di questa commedia, ma non la Repubblica
di Platone come la leggiamo noi.
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