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giovedì 25 novembre 2021

Etimologie contrastanti e fantasiose.

 


 

Nella pagina Cultura (35) del quotidiano “la Repubblica” di oggi leggo un’intervista rilasciata ad Antonio Monda dallo scrittore Daniel Mendelsohn a proposito del suo nuovo libro Tre anelli.

Si tratta di “Tre storie di espatriati e di letteratura” secondo la sintesi del sottotitolo.

 

I tre espatriati sono Auerbach, Fénelon e Sebald.

 

Di Auerbach ho letto e studiato Mimesis; di Fènelon, che non ho mai letto, e me ne dolgo, so solo questo che scrissi nel mio libro sull’Odissea:  “il bell'atteggiamento di Telemaco verso Mentore-il cui nome dal Télémaque [1] di Fénelon in poi, è venuto a designare universalmente un amico anziano, educatore, guida e protettore-si fonda sullo sviluppo del motivo dell'educazione, che predomina del resto in tutta la Telemachia  e che dobbiamo ora considerare più ampiamente”.

 

Sebald non so proprio chi sia, per mio difetto di tempo e di occasione.

 

Voglio però commentare una domanda con risposta anche perché Monda nella  parte introduttiva all’intervista scrive che il libro “è un trattato di filologia” . Io non sono un filologo bensì un letterato ma “un trattato di filologia” mi sembrano parole grosse e sbagliate, o, per lo meno, inopportune.

 

Dunque Monda pone tale questione:
”lei scrive che Auerbach è “liberato, come era accaduto a Dante, grazie all’esilio”.

Risponde Mendelsohn:

“ E’ così: il dolore dell’esilio rende possibile la creazione artistica.

L’etimologia del nome Odisseo è odyne, dolore: “è l’uomo del dolore, che soffre e fa soffrire gli altri”, In seguito Dante poi Kavafis suggeriscono che egli è causa del suo girovagare , e che la sua grandiosità è proprio in questo viaggio di conoscenza, che sembra addirittura prescindere dal ritorno”.

 

Ecco il mio commento, da letterato, non da filologo ripeto.

 

Devo  autocitarmi e me ne scuso:

“Nel XIX canto dell’Odissea si trova un'etimologia fantasiosa e arbitraria del nome del protagonista eponimo: Autolico chiede alla figlia Anticlea e al genero Laerte di chiamare il loro figliolo neonato  jOduseuv" (v. 409) poiché, disse il nonno materno giunto a Itaca dal Parnaso per vedere il nipotino:"polloi'sin ga;r ejgwv ge ojdussavmeno" tovd& iJkavnw,-ajndravsin hjde; gunaixi;n ajna; cqovna polubovteiran"(vv. 407-408), vengo qui provando odio per molti, uomini e donne sulla terra nutrice. L'etimologia non ha valore scientifico; eppure ne ha uno educativo: questo bambino nato sotto l'insegna dell'odio, cresciuto con un nome che contiene l'odio, diviene un atleta in difesa della vita”[2].

Non sto pubblicizzando il mio libro che è esaurito da una ventina di anni. A chi lo vuole manderò il  file gratis.

 

Bologna 25 novembre 2021 ore 14, 33,

giovanni ghiselli

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[1]Romanzo educativo del 1695. "Il viaggio immaginario di Telemaco alla ricerca del padre Ulisse sotto la guida di Mentore vi crea l'occasione per divagazioni su vari argomenti, ispirate a una moderna idea di tolleranza e a concetti innovatori in campo pedagogico", La Nuova Enciclopedia della Letteratura Garzanti .

[2] . Giovanni Ghiselli  (a cura di) Ulisse, Il Figlio, Le Donne, I Viaggi, Gli Amori , Loffredo, Napoli, 2000.

 

. Ghiselli (a cura di) Ulisse, Il Figlio, Le Donne, I Viaggi, Gli Amori , Loffredo, Napoli, 2000.

 

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