Euclione seguita a piangere miseria: “Meam pauperiem conqueror.
Virginem habeo grandem, dotem cassam inlocabilem, ho una figlia di già matura verginità, senza dote, impossibile maritarla (191)
Megadoro promette aiuto: “dabitur; adiuvabere a me ; dic, si quid opust, impera”.
Nemmeno tanta generosità scioglie la dura, glaciale diffidenza di Euclione.
"altera manu fert lapidem, panem ostentat altera "(195).
Poi:"ego istos novi polypos qui ubi quicquid tetigerunt tenent "(198).
Teme che Megadoro voglia patteggiare la restituzione dell’oro che gli ha rubato. E si mette a correre verso casa per vedere se il tesoro c’è ancora.
Megadoro conosce il tipo ma solo in parte: crede che il vicino sia avarissimo a causa della povertà
“ Neque illo quisquam est alter hodie ex paupertate parcior”.
Euclione entra in casa poi ne riesce sollevato: “salva res est” (207). E’ il mito della roba.
Torna vicino a Megadoro il quale gli domanda cosa pensi del suo genus, della fides ,della condotta.
Tutto a posto
Poi fa: “aetatem meam scis (214)
Non è un limite secondo Euclione: scio esse grandem, item ut pecunia”, so che è grande come il tuo denaro.
Il vecchio che vuole sposare la ragazza non è vecchio anzi è grande, se grande è il suo denaro
Cfr. Shakespeare e K. Marx
Shakespeare nel Timone d'Atene (IV, 3) chiama l'oro "comune bagascia del genere umano"; l'universale mezzana che "profuma e imbalsama come un dì di Aprile quello che un ospedale di ulcerosi respingerebbe con nausea".
C. Marx ne i Manoscritti economico-filosofici del 1844 , commenta il drammaturgo inglese dicendo che nel denaro rileva:"la divinità visibile, la trasformazione di tutte le caratteristiche umane e naturali nel loro contrario, la confusione universale e l'universale rovesciamento delle cose"(p.154).
Megadoro contraccambia i complimenti di Euclione e questo pensa: aurum huic olet : gli arriva il profumo del mio oro 216.
Megadoro fa la propsta:"filiam tuam mihi uxorem posco. Promitte hoc fore "(219).
Euclione ribatte che si sente preso in giro, lui povero dal vicino ricco, e dice che non se lo merita
Megadoro lo assicura che non lo sta canzonando.
Euclione gli domanda come faccia a volere in moglie sua figlia
Perché vada meglio per te e per me risponde Megadoro con pregevole semplicità.
Allora Euclione: "Venit hoc mihi in mentem te esse hominem divitem- factiosum me item esse pauperem pauperrimum
"(226-227) penso che tu sei un uomo ricco, pieno di aderenze, mentre io sono il più povero tra i poveri.
Bologna 29 novembre 2021 ore 11, 40
giovanni ghiselli
homo pauperum pauperrimus et ego, sed not cordis.
Non scrivo sempre le traduzioni perché mi sembrano comprensibili dal lettore italiano. Ma se ci sarà richiesta, tradurrò tutto come facevo con il greco
Saluti gianni
p. s.
Statistiche del blog
Sempre1186257
Oggi103
Ieri440
Questo mese8898
Il mese scorso8104
Nessun commento:
Posta un commento