il patto fra le generazioni
Problemi politici e problemi educativi
Per quanto riguarda il patto fra le generazioni possiamo pensare ad alcune commedie di Aristofane dove troviamo dei contrasti tra padri e figli maschi
Nelle Vespe del 422, per esempio, il padre Filocleone ama lo Stato assistenziale voluto da Cleone mentre il figlio Bdelicleone, ossia Schifacleone, detesta il demagogo accusandolo di imporre una dittatura dei poveri sui ricchi e della propria persona su tutti. I due arriveranno a un accordo dopo che il giovane nel corso della commedia avrà convinto il padre che Cleone è un demagogo e un profittatore. Il contrasto generazionale dunque è anche politico come avveniva nel ’68. Poi il patto tra le due generazioni di stabilisce per l’appartenenza alla medesima classe.
Nelle Nuvole del 423 c’è un contrasto padre figlio a proposito della scuola di Socrate e della mala educazione impartita da questo cattivo maestro. Il padre, un contadino, manda il figlio nel “pensatoio” to; frontisthvrion di Socrate perché questo gli insegni a non pagare i debiti, addossati al vecchio dalla mania dei cavalli del giovane che ha preso il carattere e il modus vivendi della madre aristocratica.
Il ragazzo è restio a recarsi da quei maestri malfamati, brutti sporchi ed empi, ma poi si lascia convincere a frequentarli e quando torna a casa male educato picchia il padre. Questo allora capisce di avere sbagliato e dà fuoco alla cattiva scuola.
Socrate fu segno di contraddizione, come Cristo.
Platone infatti lo venera come ottimo educatore, suscitatore di energie morali.
Il filosofo invece accusa di negligenza educativa Ciro il Vecchio.
Platone è ostile alla mollis educatio che verrà condannata più tardi da Quintiliano: "Mollis illa educatio, quam indulgentiam vocamus, nervos omnis mentis et corporis frangit"[1]. quella molle educazione che chiamiamo indulgenza, spezza tutte le forze della mente e del corpo.
Tucidide aveva già fatto dire a Pericle:"filosofou'men a[neu malakiva" "[2], amiamo la cultura senza mollezza.
"Purtroppo, quando noi genitori chiediamo alla scuola che sia facile e divertente, che abolisca le difficoltà, la fatica e l'impegno, noi in realtà chiediamo alla scuola di snaturarsi, e di abdicare anche lei, così come abbiamo abdicato noi"[3].
Platone attribuisce tale mala educazione alle donne della casa reale persiana del tempo di Ciro il Vecchio il quale, sempre impegnato in operazioni militari, delegò alle femmine la cura dei figli. Queste li viziarono impartendo loro una trofh;n gunaikeivan (Leggi, 694d) , una cura da donne, per giunta donne del re divenute ricche da poco.
I padri combattevano e conquistavano, ma non insegnavano ai figli la disciplina persiana, quella di pastori e guerrieri molto resistenti alle fatiche. Insomma: “periei'den uJpo; gunaikw'n te kai; eujnouvcwn paideuqevnta~ auJtou' tou;~ uJei'~” (Leggi, 695a), il fondatore dell’impero persiano permise che i suoi figli, Cambise e Smerdi, fossero educati da donne e da eunuchi. Sicché essi crebbero come ci si doveva aspettare, dato il loro essere stati allevati trofh'/ ajnepiplhvktw/ (695b) in maniera licenziosa. E quando i due giovani ereditarono il regno, trufh'~ mestoi; kai; ajnepiplhxiva~, gonfi di lussuria e di sregolatezza, per prima cosa uno uccise l’altro perché non sopportava uno stato di parità, quindi il fratricida, ossia Cambise, mainovmeno~[4] uJpo; mevqh~ te kai; ajpaideusiva~, pazzo in seguito al bere smodato e alla mancanza di educazione, perse il potere a opera dei Medi e del cosiddetto “eunuco”[5], che aveva disprezzato la stupidità del re.
Bologna 22 novembre 2021 ore 19, 37
giovanni ghiselli
p. s.
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Ancora 10 minuti poi vado a correre meritamente dopo avere lavorato, e per meritarmi la cena con la corsa. Come scrive Ovidio citato sopra : “genus durum sumus experiensesque laborum”
Baci
gianni
[1] Quintiliano, Inst., I, 2, 6.
[2] Storie, II, 40, 1
[3] P. Mastrocola, La scuola raccontata al mio cane, p. 137.
[4] Cfr Erodoto III, 38: “pantach'/ w\n moi dh'lav ejsti o{ti ejmavnh megavlw" oJ Kambuvsh"", da ogni punto di vista dunque per me è evidente che molto matto era Cambise.
[5] Il falso Smerdi. Erodoto (III, 61, 2) dice che assomigliava a Smerdi e aveva lo stesso nome.
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